Chapter 20

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Quando mi svegliai, notai che Federica non c'era più.

Scesi in cucina a fare colazione e notai un bigliettino, lo lessi e rimasi a bocca aperta.

Mi aveva fregato. Mai fidarsi di una donna, pensai.

Mi preparai per l'allenamento e appena uscii di casa rimasi a bocca aperta.

Le ruote e i vetri della mia macchina erano completamente distrutti,così chiamai Federico e gli chiesi di venirmi a prendere.

Appena arrivò, scese dalla macchina e rimase a bocca aperta.

"Chi è l'artefice di questa cosa?" chiese scioccato.

"Federica.Ieri sera l'ho invitata a cena e lo abbiamo fatto. Stamattina non c'era più mi ha lasciato un bigliettino e appena sono uscito ho notato il capolavoro"

"Beh,pericolosa la ragazza. Ma dovevi aspettartelo"

In effetti aveva ragione. Ma sembrava sincera, ieri, mentre prendevamo il caffè e anche mentre cenavamo.

"Una donna ferita diventa una iena. Aspettati altre cose, perché non credo che ne avrà abbastanza così facilmente"

"Cosa dovrei fare? Io ci sono stato male, lo sai, e ora mi tratta così.Oggi le vado a parlare"

Arrivammo a Campini e facemmo l'allenamento.

Lei arrivò più tardi, rispetto al solito, e se andò dopo mezz'ora circa.

Nel pomeriggio, andai da lei, ma rimasi a bocca aperta alla visione.

Lei,in vestaglia, insieme a un ragazzo tatuato.

Rientrarono a casa, e dio solo sa cosa sia successo.

Il ragazzo dopo un paio d'ore uscii dalla casa, aspettai una decina di minuti e mi avviai alla porta.

Bussai e mi aprii lei in intimo.

Rimasi a bocca aperta, un corpo così perfetto, tatuato.

"Non ti è bastato ieri sera?" disse guardandomi.

"Mi spieghi cosa ti sta prendendo?" dissi urlandole contro.

"Hai appena iniziato a giocare, e già vuoi smettere?" disse toccandomi il petto e infilando le mani sotto la maglietta.

Gliele tolsi, uscii da quella casa e me ne andai.

Quella non era la ragazza che avevo conosciuto, non era lei, non è mai stata così.

In quei quattro mesi era stata dolce, tenera e ora era una furia. Glielo avevo letto negli occhi, non avrebbe smesso finché non sarei stato io a perdere.

E quella volta, iniziai a capire come si era sentita lei, quando si presentò a casa mia e vide uscire una ragazza da casa mia, quando mi sputò la verità in faccia sulla persona che ero, quando incontrò Veronica e non ci vide più dalla rabbia; capii che ero stato io a ridurla così e io dovevo riportarla a com'era prima, senza farla soffrire, e senza farle del male, perché nel periodo in cui eravamo stati insieme, lei si era aperta, mi aveva raccontato cose che non si raccontano a persone qualunque, ma a chi ci si fida, e lei si era fidata, ma io l'avevo tradita e l'avevo trasformata in un mostro, e dovevo prendermene le conseguenze.

La mattina dopo, mi presentai a casa sua con la colazione e un mazzo di rose, bussai e aspettai che mi aprisse.

Mi aprii e mi guardò sorpresa.

"Che cazzo vuoi?" disse ringhiando.

"Piccola,chi è alla porta?" disse qualcuno all'interno della casa.

"Piccola?"chiesi confuso.

Ad un certo punto si avvicinò alla porta, il ragazzo tatuato che avevo visto il giorno prima uscire da casa sua.

"E questo chi è?" chiesi confuso.

"Lui è Cosimo, il mio ragazzo. Lui è Federico, un compagno di squadra di Christian" disse lei facendo le presentazioni.

"Ragazzo?"chiesi ancora più confuso.

"Si perché hai dei problemi?" disse lui con fare arrogante e prendendola per i fianchi.

Rabbrividì appena lui la toccò. Quello stava toccando lei, e lei non stava facendo nulla per levarselo. Sentii il cuore spaccarsi in mille pezzi, non so quante coltellate siano arrivate a quella vista.Indietreggiai e tornai alla macchina e me andai chiamando Christian.

"Christian,conosci quel Cosimo che sta con tua sorella?"

"L'hai conosciuto anche tu? Non mi piace per nulla, non so cosa stia prendendo a mia sorella, fra i due preferisco te"


"Grazie per la sincerità. Incontriamoci a Piazzale Michelangelo" chiusi la chiamata e mi diressi là. 

Rose nereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora