Chapter 19

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La mattina della mia partenza, le ragazze vennero con me in aeroporto.

"Mi raccomando, fagli il culo a quel Federico!" disse Jade.

"Fagli vedere che non si scherza con una donna ferita, perché poi diventa una iena" continuò Chanel.

"E inoltre, fagli ben vedere cosa si è perso!" concluse infine Leigh.

Le salutai e mi imbarcai.

Arrivata a Firenze, presi la macchina e mi diressi a Campini; mi sembrava di tornare alla prima volta, mani sudate durante tutto il viaggio e l'ansia che non mi avrebbe mai abbandonata; ma quella volta ero cambiata, ero più stronza e più menefreghista, fredda e più vogliosa di avere vendetta. Infatti in quei mesi avevo progettato la mia vendetta contro Bernardeschi, e fidatevi che si sarebbe pentito di avermi causato così tanto male.

Arrivata a Campini, scesi dalla macchina e salutai Franco, il quale era molto contento di rivedermi.

Mi sedetti sugli spalti e aspettai che i ragazzi finissero gli allenamenti, quando finirono aspettai che entrassero negli spogliatoi e chiamai Christian per avvisarlo che ero sugli spalti.

Finitala chiamata, lo vidi uscire dagli spogliatoi e correre verso di me,mi guardò e rimase a bocca aperta.

"Vedo che l'aria londinese ti ha fatto più che bene"

"In effetti, mi ha fatto bene tornare là, poi le ragazze mi hanno aiutata molto in questo periodo"

Gli altri uscirono dagli spogliatoi e si avviarono sugli spalti ma, non appena mi videro, vennero verso di noi e mi saltarono addosso.

Mancava solo lui.

"Tranquilla,c'è anche lui" mi disse Federico all'orecchio, notando il mio sguardo che lo cercava tra la folla.

Bernardeschi, passò e rimase immobile appena mi vide, poi abbassò lo sguardo e si diresse fuori.

Lo inseguii, mantenendo una certa distanza, e appena lo vidi mettere il borsone in bauliera, mi appoggiai alla portiera della sua macchina.

"Sei tornata?" mi disse guardandomi.

Annuii."Non mi saluti come gli altri?"

"Non penso tu voglia vedermi" rispose lui guardando in terra.

"E' il saluto che aspettavo più di tutti, ma se non vuoi salutarmi, mene farò una ragione" dissi togliendomi dalla portiera e avviandomi alla mia macchina.

Lui mi prese per un polso, e mi fece girare nella sua direzione e mi abbracciò forte.

"Mi sei mancata tanto, piccola" disse iniziando a piangere.

Ricambiai l'abbraccio, sorridendo malefica.

Bernardeschi non sapeva cosa gli sarebbe successo da quel momento in poi. Lo si leggeva negli occhi, che non era stato bene in quel periodo, durante la mia assenza.

Non era riuscito ad andare avanti.

Ci sciogliemmo dall'abbraccio.

"Magari, potremmo incontrarci per un caffè oggi" disse lui.

Annuii, e mi avviai alla macchina, salii e un ghigno si formò sul mio viso.

Accesi la macchina e, dopo aver messo la musica a tutto volume, partii in direzione casa.

Nel pomeriggio, io e Bernardeschi ci incontrammo per un caffè, e ci raccontammo cosa era successo nel periodo della mia assenza.

"Non ho passato giorno a non pensarti" disse lui guardandomi, era serio,ma ormai io non credevo più alle sue parole.

"Vorrei che tu venissi a cena da me stasera, per recuperare il tempo perduto"continuò lui.

Acconsentii. Era il momento di sferrare il mio attacco.

Quella sera, andai a cena da lui, mangiammo una bistecca alla fiorentina e una bottiglia di vino.

Finito di mangiare mi avvicinai a lui, con fare sensuale.

"Non credo tu voglia farlo con me dopo tutto quello che ti ho fatto"

"Shh,tu parli troppo"

Lo baciai e iniziammo a baciarci con foga, mi tolse i vestiti lasciandomi nuda, feci lo stesso con lui; entrò in me e quella notte lo facemmo sul tavolo, divano e infine sul letto, dove lui si addormentò.

Mi alzai dal letto e mi rivestii.

Prima di andarmene, lasciai un bigliettino sul tavolo.

"Adesso giochiamo, a modo mio."


Lo scrissi e me tornai a casa.

Rose nereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora