E' passata una settimana da quando Federica ha fatto l'incidente e ancora non si è svegliata, il dottore dice di non preoccuparmi,perché si sveglierà, ma il pensiero che non ce la faccia mi martella la testa ogni giorno.
I ragazzi mi sono stati vicini in questa settimana, venivano tutti i giorni dopo l'allenamento e stavano lì per un paio d'ore dopo di che andavano via lasciandomi con lei.
Ero uno straccio, lo vedevo ogni mattina nel riflesso dello specchio,occhi rossi e gonfi, occhiaie, sguardo spento e una voglia di vivere pari a zero.
Oggi è il suo compleanno e ne dovrebbe compiere 21, dovrebbe farsi bella per festeggiare il suo compleanno ma invece è su un letto d'ospedale e non so se si risveglierà.
Dopo la chiacchierata con Federico, abbiamo chiarito, mi sta dimostrando di tenerci tanto a lei; viene insieme agli altri ed è l'ultimo ad andarsene, mi prende i vestiti sporchi e me ne porta di nuovi. Anche lui, non sta al meglio della forma è preoccupato, si logora il fegato, lo si legge nei suoi occhi, ha paura di quello che succederà con mia sorella; lei sicuramente non lo vorrà più vedere, ma lui è talmente testardo che farà ogni cosa pur di riacquistare la sua fiducia.
Il dottore è passato per la visita mattutina, non è cambiato nulla nel giro di una settimana, ma è fiducioso sul suo risveglio.
Sono,come ormai da una settimana, a sedere su una sedia che le tengo la mano, quando quest'ultima si muove.
"Mmm,mi fa male la testa" dice ancora con gli occhi chiusi e io immediatamente alzo lo sguardo.
"Federica sei sveglia!" dico urlando.
"Mi fa male la testa Christian come te lo devo dire"
Di scatto lascio la sua mano e mi dirigo fuori chiamando il dottore egli dico che si è svegliata.
Lui ritorna e la visita.
"Bentornata Federica" le dice sorridendole.
Lei ricambia il sorriso.
"Si ricorda quando è nata?"
"16 maggio" rispose sorridendomi confusa.
"Federica,se le faccio queste domande è perché è stata in coma per una settimana" le disse il dottore notando la sua faccia confusa.
"Che giorno è oggi?"
"Oggi è il 16 maggio, sorellina"
Il dottore le fece gli ultimi accertamenti e uscii dalla stanza,lasciandoci soli.
"Auguri sorellina" le dissi baciandola e abbracciandola stretta.
"Scusami,è stata tutta colpa mia, non dovevo urlarti così in quel modo. Non me lo sarei perdonato se fossi morta" dissi tra le lacrime. "Questo è per te" dissi continuando e porgendole un sacchettino.
Lei lo aprii e io scrissi un messaggio sul gruppo della squadra.
"Si è svegliata"
Nel sacchettino c'era un braccialetto con scritto "Fighter"
Mi ringraziò e iniziammo a chiacchierare e le raccontai cosa era successo durante tutta quella settimana, omettendo il mio chiarimento con Bernardeschi.
Nel pomeriggio arrivarono i ragazzi e lei fu molto contenta, poi Federico Chiesa mi si avvicinò e mi disse che Federico era qui fuori.
Uscii e lo trovai a sedere su una sedia. Era fermo immobile a guardare il muro.
"Non so come reagirà quando entrerai, ma vedi un po' tu" dissi dandogli una pacca sulla spalla.
Lui si alzò dalla sedia, insicuro e entrambi entrammo nella stanza.Appena fummo dentro lei si girò verso di noi e cambiò lo sguardo appena lo vide.
"Vattene,tu non sei benvenuto in questa stanza. Esci fuori da questa stanza e dalla mia vita! Sei morto per me!" disse con tutta la rabbia che aveva in corpo.
Lui abbassò lo sguardo, mise sul comodino un pacchetto, e dopo avermi guardato, uscii fuori come gli aveva ordinato e si mise a sedere sulla sedia.
Lei,prese il pacchetto e lo aprii, c'era una collana e un fiocco bianco e un bigliettino; lo lesse e poi rimise tutto dentro.
Appena i ragazzi se ne andarono, lei iniziò a sbattere la testa contro il cuscino e a piangere, lo vedevo, non era ancora pronta a vederlo, e forse, dopo tutto il male che le aveva fatto, non lo sarebbe mai stata.
Un paio di giorni dopo la rimandarono a casa, ma una mattina lei non c'era più, ma al suo posto trovai un bigliettino.
"Sto tornando a Londra. Non ce la faccio a rimanere qui con lui, devo assimilare ancora la cosa. Con calma si vedrà, tornerò fratellino.
Baci Federica"
Da un lato me lo aspettavo, ma pensavo che prima me ne parlasse, non accettavo la sua decisione, visto che da poco era ritornata a casa,ma fossi stato nei suoi panni, sicuramente l'avrei fatto anch'io. Magari l'aria londinese l'avrebbe fatta riflettere, avrebbe rimesso apposto i pezzi e quando sarebbe stata più forte, sarebbe ritornata;era solo questione di tempo.
"Rispetto la tua scelta. Fa buon viaggio, e se vuoi sfogarti io ci sono sempre.Chiamami quando arrivi. Baci"
Mi avviai a Campini per l'allenamento.
Entrai negli spogliatoi.
"Oggi verrà agli allenamenti?" mi chiese Federico.
Berna,come lo chiamava lei, in quei giorni mi aveva scritto per sapere come stava e appena venne a sapere che era tornata a casa, mi chiedeva se sarebbe venuta agli allenamenti, trovando una risposta negativa da parte mia; questa volta però non sapevo come dirgli che era partita per Londra, perché ad ogni mia risposta negativa, i suoi occhi dapprima felici si incupivano e il suo sorriso svaniva, facendo vedere così la sua sofferenza.
"E' partita per Londra" dissi non riuscendo a guardarlo. "Prova a darle un po' di tempo per assimilare il tutto. Stai tranquillo che tornerà"
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Rose nere
Fanfiction"Tu pensi di sapere tutto? Ma tu no non sai niente di me" "Tu sei fuori di te perché ti ho detto cose vere" "Tu sei fuori di te io ti ho portato rose nere" "Prova a farmi innamorare senza trucchi, rendimi felice quando spengono queste luci"