Entro nella casa, e la prima cosa che mi colpisce è il fatto che sembri una casa normale. Avevo sempre pensato che le case-famiglia fossero come un insieme di bambini e ragazzi costretti a stare in camere da due e ad avere orari precisi per fare le diverse attività. Ma invece è tutto il contrario. O almeno, questo è quello che penso io. Non so ancora niente di questo posto.
Mi viene incontro una donna abbastanza bassa, con dei pantaloni blu è una camicetta bianca. Sembra una brava persona. Beh, anche l'uomo a cui ho aperto la porta di casa sembrava una brava persona, invece si è rivelato essere l'assassino che mi ha rovinato la vita.
«Ciao, tu devi essere Madison. Io sono Melissa.» mi porge la mano, e io, un po' titubante, gliela stringo.
«Le valigie le puoi lasciare qua, dopo ti faccio conoscere gli altri ragazzi e ti aiuteranno a sistemare le tue cose. Vieni, andiamo nel mio ufficio così ti spiego tutto.» mi mette una mano sulla spalla e andiamo subito nel suo ufficio. Non riesco a vedere granché della casa, o altra gente. Credo che mi faranno fare un giro dopo.
Entriamo nella stanza e Meredith, Matilde, mi sono già scordata il suo nome. Lei mi dice subito di sedermi. Osservo il suo ufficio. Ci sono delle foto di ragazzi sulla sua scrivania. Non so dire se siano i ragazzi della casa-famiglia o i suoi figli. Ma pensandoci bene, perché dovrebbe essere la capa di questo posto, avendo dei figli? Ma non me ne frega più di tanto. Voglio solo farmi dare una camera e rinchiudermi dentro.
«Allora, non hai ancora detto una parola. Posso almeno sentire la tua voce?» lo dice sorridendo, con una piccola risata alla fine. Ma a me non fa ridere. Non ho voglia di parlare, neanche un po', così mi limito a guardarla, senza cambiare espressione. Passano pochi secondi, e lei riprende a parlare.
«Ok, va bene. Ti capisco se non ti va di parlare.» continua a guardarmi. Sembra preoccupata per me, e ci siamo appena conosciute. Dovrei pensare che mi fa piacere, invece mi è indifferente. Non mi interessa più di niente, ma non ho neanche voglia di dirglielo.
«Ci sono altri tre ragazzi qui, e poi ci sono io. Siamo tutti a tua disposizione. Se hai bisogno di qualcosa, anche per le cose più stupide come se ci sono le patatine o che ne so.» continua a parlare in modo così gioioso. Mi dà fastidio. E non so perché. Sentiamo una porta sbattere e una voce urlare "Melissaaaaa!". Ecco come si chiamava.
«Deve essere arrivata Alissa. Vieni te la presento, è una dei ragazzi. Ti farà fare un giro lei. Tu chiedile quello che vuoi, non essere timida.» mi dice Melissa alzandosi e facendomi cenno di seguirla fuori dalla porta. Non so perché, ma alzandomi il peso di tutta questa situazione si schiaccia nuovamente su di me. E mi viene di nuovo da piangere. Ma tiro su le lacrime a forza ed esco dall' ufficio con lei. Lì fuori c'è questa Alissa. Una ragazza bionda con gli occhi azzurri, vestita normalmente. Melissa ci presenta e Alissa mi porge un po' titubante la mano. Io la guardo, e poi guardo lei. Aspetto un po' e quando sto finalmente per stringerla lei se ne va. Esce correndo dalla casa e sento una macchina accendersi. Va be, devo fare questo effetto adesso. D'ora in poi le persone mi eviteranno.
È questo quello che penso subito, ma poi mi viene in mente che anche lei fa parte di questo "gruppo", anche lei vive qua. Non è possibile che non voglia stare con me per la mia situazione. La sua sarà come la mia.
«Ehm, oh! Jason!» si vede che Melissa non si aspettava la reazione di Alissa. Chiama un ragazzo che sta scendendo le scale. Avrà circa 20 anni, anche se non ne sono sicura. In teoria questi posti dovrebbero essere aperti solo ai minorenni.
«Hey Mel, che succede?» chiede venendo subito da lei. Poi mi vede e con una faccia un po' confusa chiede spiegazioni a Melissa.
«Si lo so, non te l'ho detto. Ma è stata una cosa improvvisa.» vorrebbe dire che non dovrei essere la benvenuta ? Come sarebbe a dire che "è stata una cosa improvvisa"?!
«Lei è» «Madison» dico io.
«Oh, finalmente hai parlato.» mi risponde meravigliata Melissa.
«Ciao Madison, piacere, Jason.» mi tende la mano e questa volta gliela stringo subito, prima che se ne vada pure lui.
«Puoi farle fare un giro, vedere dov'è la sua camera, aiutarla a disfare i bagagli magari?» gli chiede Melissa, con voce più bassa. Come se io non fossi a due centimetri da loro e non potessi sentirla.
«Certo, andiamo Mad?» mi chiede Jason. Mad. Manco fossimo già amici.
«Andiamo» rispondi io, senza un minimo di entusiasmo.
Mi fa fare il giro della casa che non è niente di che, normale come tutte le altre, e poi finalmente mi fa vedere la mia camera.
«Ti piace questa? Se no ce ne sono altre due. Puoi scegliere quella che vuoi.» mi chiede Jason. Ha in mano le mie valigie, ha insistito per portarmele in camera lui.
«Va bene questa. Puoi posare le valigie ora.» gli rispondo. Non gli dico neanche un grazie. Lui mi ha fatto fare il giro della casa, è stato carino con me e io non gli dico neanche grazie. Ma non mi importa. Voglio solo che se ne vadano tutti.
«Ok, allora se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedere. Io sono nella stanza accanto comunque. Vuoi che ti aiuti ad aprire le valigie o...»
«No no, puoi andare. Faccio da sola.» lo fermo subito. Lui non sembra stupito della cosa. Anzi, sembra che in qualche modo capisca che voglio solo essere lasciata in pace. Vedo un po' di tristezza nei suoi occhi.
«Va bene, ci vediamo a cena allora.» dice prima di uscire. Non ha chiuso la porta, così mi fiondo su di essa e lo faccio io. Adesso solo sola. Sono in piedi appoggiata alla porta, con la mano ancora sulla maniglia. Guardo la stanza, la stanza che da oggi fino a non so quando dovrò chiamare "la mia stanza". Non ha niente di familiare, di bello, di confortevole. Fa schifo, fa schifo come tutta questa situazione. Fa schifo come la mia vita.
Ed ecco che sento di nuovo gli occhi riempirsi di lacrime. Le gambe mi cedono e scivolo contro la porta, per terra. E piango, piango ancora e ancora. Chissà per quanto tempo mi sentirò così, magari per un anno, magari per sempre. Mi sento soffocare, come se fossi sott'acqua e non potessi salire in superficie per prende fiato. E la parte più brutta, è che non ho più nessuno. Sono sola al mondo.•🌑🌘🌗🌖🌕🌔🌓🌒•
Heylaa. Ciao a tutti. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Se sì lasciate una stellina se vi va. E commentate. Fateci sapere se vi piace la storia.Volevo dirvi che dal prossimo capitolo mi piacerebbe mettere anche delle canzoni. Tipo che potete ascoltare in determinati momenti della storia. Ad esempio io quando mi immagino certe cose che vorrei mettere nella storia ho anche una canzone di sottofondo che è perfetta per quel momento. Fateci sapere se vi piacerebbe e metterò le canzoni con i momenti associati qua nello spazio autrice.
Al prossimo capitolo e grazie che leggete la nostra storia❤️📖
-Elena🌹
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Two is better than one
Teen FictionAlissa e Madison hanno 18 e 17 anni e un brutto passato alle spalle. Madison ha appena perso i genitori in un omicidio di cui stava per rimanere vittima. Ora si ritrova catapultata in una nuova vita, che non le appartiene. Nella casa famiglia dirett...