26. Madison

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«Maddy? Che ci fai lì da sola?»

Jason è appena tornato, e adesso e davanti a me, sugli scalini davanti alla villa. Mi guarda stranito, o preoccupato. Sono seduta qua da quando Ryan se n'è andato, non so quanto tempo sia passato.

«Dov'è Ryan?» mi chiede dopo un po'.

«Abbiamo litigato.» gli rispondo, togliendo le mani dalla testa. Le tenevo lì perché mi è venuto un forte mal di testa dopo tutta la musica a palla e tutto quello che è successo questa sera.

Jason si siede vicino a me ed entrambi non diciamo niente per un po'. Lui si accende una sigaretta e sono sicura di averlo visto fumare almeno altre tre volte questa sera, ma invece di sgridarlo, non so perché, mi viene voglia di provare.

«Mi fai provare?» gli chiedo, stupendo sia lui che me stessa. Lui sembra pensarci, ma poi mi porge la sigaretta che tiene tra l'indice e il medio della mano destra. Io la afferro e mi rendo conto di non avere la più pallida idea di quello che dovrei fare ora, in tutti i sensi.

«Come si fa?» chiedo a Jason.

Lui scoppia a ridere e mi mostra come fare. Faccio un tiro e tossisco immediatamente, mentre Jason scoppia a ridere di nuovo. Ci provo altre volte e dopo tre tentativi senza risultato, ci riesco.

«Ok, adesso basta però. Non devi iniziare a fumare e poi me la stai finendo tutta.» mi dice Jason, togliendomi la sigaretta dalle mani.

«Neanche tu dovresti fumare.» borbotto tra me e me. Lui sembra sentirmi perché si gira verso di me, ma non dice niente.

Stiamo di nuovo zitti per un po', mentre io penso a tutto quello che è successo sta sera, e intanto i miei pensieri si spostano verso la mia famiglia, i miei genitori, i miei vecchi amici che si sono rivelati degli stronzi, la mia vecchia casa, l'assassino dei miei genitori, la mia vita di prima,...
Mi porto le mani sulla faccia e penso che se non fermo i miei pensieri presto mi scoppierà la testa.

«Che hai?» mi chiede Jason, guardandomi col suo sguardo preoccupato da fratello maggiore.

«Perché la mia vita è un casino?» gli chiedo. Mentre parlo mi rendo conto che mi è andata via la voce.

Jason mi abbraccia e mi lascia un bacio sulla fronte.

«Hai bevuto?» mi chiede.

«No.» dico, restando in quella posizione tra le sue braccia.

«Andiamo a casa?» mi chiede dopo un po'.

«Andiamo a casa.» gli rispondo, staccandomi da lui e mettendomi in piedi con fatica. Sono seduta su quel gradino da non so quanto tempo, e alzandomi rabbrividisco al freddo che fa.

                ***

                                                                        Non so che ore sono, ma sono sicura che è abbastanza presto. Mi guardo allo specchio, lisciando il vestito nero che avevo comprato una volta con mia madre e sciogliendo i capelli che mi cadono morbidi sulle spalle. Sotto mi stanno aspettando tutti e partiamo subito, in un attimo siamo arrivati. Appena esco dalla macchina un vento gelido mi fa rabbrividire. Io,  Alissa, Jason, Melissa e persino Dave prendiamo posto e la cerimonia ha inizio. Sono molto grata a loro per avermi accompagnato, anche se non li hanno mai conosciuti. Non piango, non perché non ne abbia voglia, ma perché odio farmi vedere piangere in pubblico, mostrarmi debole. La voglia di urlare e piangere c'è dentro di me, ma continuo a ripetermi che devo resistere solo fino a quando tornerò alla casiglia. Mentre penso questo, scorgo Ryan che si avvicina a noi, e improvvisamente tutto il dolore si fa meno opprimente e sorrido. E' quasi arrivato vicino a noi, dove sono seduti tutti, così mi giro verso gli altri per dirgli di scalare, così che Ryan si possa sedere vicino a me. Ma loro mi guardano, senza fare niente. Io continuo ad insistere, ma loro smettono anche di guardarmi, cambiando la direzione dei loro sguardi. Ryan è quasi arrivato e io non so dove farlo sedere, ma lui non viene verso di me. Va verso le bare dei miei genitori, ne apre un'altra di fianco e si distende dentro.

Two is better than oneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora