Ieri pomeriggio mi sono addormentata in giardino, nonostante il freddo che faceva, e quando mi sono svegliata mi sono completamente dimenticata dei compiti che avevo per il giorno dopo. Sono semplicemente andata a mangiare cena senza preoccuparmene. Avevo altro per la testa, soprattutto quando ho visto che Alissa non era seduta a tavola, ma anche dopo aver chiesto a Melissa e bussato alla porta della bionda, non ho ricevuto risposta. Così mi sono rassegnata e mi sono chiusa in camera mia. Ma non ho avuto molti problemi, dato che la professoressa si è dimenticata di chiederceli.
***
«Buongiorno» dice la professoressa, entrando in fretta in classe, avendo 15 minuti di ritardo.
«Buongiorno» ripetiamo noi in coro. Siamo alla seconda ora, e c'è arte. Le lezioni di arte sono sempre molto divertenti. La professoressa è molto simpatica e buffa e arriva sempre in ritardo, così mi è stato detto da Jason e Alissa. E infatti vedo che hanno ragione. Passiamo tutta l'ora a parlare tra di noi e con la prof, e solo gli ultimi dieci minuti ci spiega quello che faremo nel prossimo argomento.
Sì, questa prof mi piace.Esco dall'aula e mi dirigo verso gli armadietti per il cambio di libri. Lo apro e mi blocco di colpo, osservandolo. Non ho nessuna fotografia o abbellimento particolare, è solo un armadietto blu, con dei libri all'interno. Non me ne ero accorta prima, l'ho fatto solo ora e mi sembra di aver perso tutto. Non so perché un semplice armadietto spoglio mi debba fare quell'effetto. Lo chiudo di colpo, interrompendo i miei pensieri che si stavano espandendo fino ad arrivare alla morte dei miei genitori, alla perdita di tutta la mia famiglia, dei miei amici, della mia vecchia scuola, di casa mia. Praticamente di tutto. Mi torna in mente anche Ethan. Lui era il mio ragazzo, ma da quando mi sono trasferita non l'ho più sentito. Non si è fatto vedere in ospedale, o alla casa famiglia, non mi ha chiamata. Non ha cercato di contattarmi in nessun modo, niente di niente. Non so cosa pensare, così decido proprio di non pensarci più.
La giornata scolastica passa piuttosto in fretta, e prima che possa accorgermene la campanella di fine giornata sta suonando, così mi avvio all'uscita.
«MADISON ASPETTA!» sento qualcuno che urla il mio nome così mi giro di scatto e vedo Jason venirmi incontro. Mi fermo ad aspettarlo e lui mi raggiunge cominciando a camminare di fianco a me.
«Hey, stavo pensando... facciamo un regalo insieme ad Alissa? Mi aveva detto che aveva bisogno di un computer e magari io, te e Dave riusciamo a mettere da parte un po' di soldi per prendergliene uno.» non so bene il perché ma la sua idea mi infastidisce molto. Non vorrei farlo notare ma senza che riesca a fermarmi sbotto.
«Ma dove credi che possa procurarmi dei soldi scusa?! Non ne ho per me figuriamoci se posso usarli per comprare un computer a un'altra persona.» dopo aver detto questo vedo la faccia sbalordita di Jason, che si ferma. Io così continuo a camminare, intenta ad andarmene da lì immediatamente. Così inizio a camminare senza una meta ben precisa e solo dopo un kilometro mi rendo conto di non avere idea di dove mi trovo. Ma stranamente non vado nel panico, non me ne frega niente e continuo a camminare. Questa sensazione di vuoto, di "chissene frega", la sto provando molto in questi giorni. Cammino ancora per un bel po', fino a che sento una macchina avvicinarsi piano e dopo un clacson suonare. Mi giro e alla mia destra vedo la macchina di Jason con lui all'interno. Lui abbassa il finestrino e mi dice di salire, ma io rifiuto con un «Lasciami stare» e continuo per la mia strada, anche se indefinita.
È buffo come in quella merda di casa-famiglia quella gente mi considera solo quando ne sente l'obbligo morale, e invece mi ignora e tiene all'oscuro di tutto quando pensa che io stia bene. Io non sto bene, al massimo non sto malissimo. Ma non sto bene.
«Mad! Dai Madison, sali. Ti prego. Voglio solo parlare.» insiste Jason, inseguendomi in macchina. Peccato che io non voglia parlare con lui o con nessun altro, così non gli rispondo e continuo a camminare, ma lui si ferma ed esce dalla macchina.
«Madison» mi chiama, afferrandomi per un braccio.
«Mi puoi solo lasciare un attimo in pace?!» gli dico, cercando di non mettermi ad urlare, anche se vorrei tanto farlo. Sfilo il braccio fuori dalla sua presa e lui mi guarda con aria triste ma sembra non voglia arrendersi.
«Signorina, quel ragazzo le sta dando fastidio?!» un uomo piuttosto robusto e con una ciambella in mano si avvicina a noi, dato che ci siamo fermati proprio davanti al bar dove evidentemente stava facendo merenda. Sono molto tentata di rispondergli di sì, così che possa allontanare Jason da me, ma non sono così stronza.
«Direi propio di sì, ma non si preoccupi, non è pericoloso.» gli dico per poi girarmi a vedere la faccia di Jason che non sa cosa dire. Sorride imbarazzato al signore, che se ne torna nel bar mordendo la sua ciambella. Sono piuttosto infastidita ma Jason continua a insistere così sbuffo e salgo in macchina. Chiudo lo sportello e mi giro verso il finestrino.
«Madison...» inizia lui, ma io continuo a dargli le spalle.
Lui sospira, e poi continua a parlare «Hey...che succede? Pensavo fosse tutto a posto, che ti fossi ambientata e stessi iniziando a stare meglio. »
Mi giro verso di lui e lo guardo con gli occhi pieni di lacrime.
«Io non sto bene! Non sto iniziando a stare meglio, non ho trovato una bellissima nuova famiglia con cui confidarmi e stare bene. Io ho perso tutti, e soffoco in quella casa. Voi fate tanto gli angeli della situazione, mi dite tante cose belle solo quando sto evidentemente male. È appena vedete che uno sta "meglio", lo dimenticate e tornate ai vostri problemi. Non dico che ho il diritto di sapere cosa sta succedendo ad Alissa, non me ne importa di quello. È solo che non potete fingere di preoccuparmi per me e poi ignorarmi. Voi non siete la mia nuova famiglia. Io non ho più una famiglia!» con le lacrime agli occhi gli dico tutto questo, tutto quello che sento. E le lacrime iniziano a scendere, ma cerco di fermarle inutilmente.
«Madison...» riesce solo a dire quello, e vedendo che sto per piangere mi abbraccia.
«Oh Mad vieni qui.» mi dice, stringendomi. E in quell' abbraccio non riesco a resistere, e tutte le lacrime che ho iniziano a scendermi lungo le guance, insieme ai singhiozzi.
«Mi dispiace» mi sussurra nell' orecchio.
«So che ieri ti abbiamo trascurata, e che hai bisogno di tutta l attenzione possibile in questo momento. Eravamo troppo presi da un problema di Alissa, ma non accadrà più. Mi dispiace Mad.» mi stacco dall' abbraccio e lo guardo.
«Delle parole non me ne faccio niente.» gli dico, guardandolo negli occhi con le lacrime che ancora mi scendono.
Afferro la mia borsa e apro la portiera.
«Madison» sento Jason, ma ormai sono uscita dalla macchina e ho chiuso la portiera. Voglio solo stare da sola per un po'.
«Madison!» lo sento ripetere.•🍕👑🍕👑🍕👑🍕👑•
Heyla! Questo capitolo non mi piace molto, ma spero comunque che piaccia a voi.
La canzone che ho scelto per questo capitolo un po' triste è "Supermarket flowers" di Ed Sheeran.
Diteci cosa ne pensate della storia, e se vi piace lasciate stelline e seguiteci.
Spero che continuerete a leggere la nostra storia.
Ci vediamo al prossimo capitolo!❤️
-Elena🌹
Ps: Benedetta puzza più di me.
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Two is better than one
Teen FictionAlissa e Madison hanno 18 e 17 anni e un brutto passato alle spalle. Madison ha appena perso i genitori in un omicidio di cui stava per rimanere vittima. Ora si ritrova catapultata in una nuova vita, che non le appartiene. Nella casa famiglia dirett...