25. Alissa

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Scorrete i media e ascoltate la canzone suggerita mentre leggete❤️

"Let's go to the park, I wanna kiss you underneath the stars"

Mentre sono in macchina con Jason, mi viene in mente un posto in cui potrebbe essere andato Thomas.

«Portami al parco, Jason.» gli chiedo.

«Me lo vuoi dire cosa è successo?» mi domanda lui, guardando a tratti me e a tratti la strada.

«Un casino, ecco cosa.» rispondo portandomi una mano alla testa. Stiamo insieme da quanto, cinque ore? e già litighiamo, o almeno non ci parliamo. Tutto per colpa di quell'idiota di Kim. Domani a scuola la prendo per i suoi capelli rossi e le butto la testa nel cesso.

«Ma lo sa che Kim non diceva sul serio, non potrà mica dubitare di te.» cerca di rassicurarmi Jason.

«Con te, mi ha visto con te sul terrazzo!» urlo esasperata. Nonostante sia notte fonda e le temperature si stiano abbassando per l'arrivo dell'inverno, l'abitacolo della macchina sta diventando caldo e stretto, non mi sento più a mio agio.

«Ancora non capisco cosa c'è di male! Siamo praticamente fratelli, cazzo, non c'è bisogno di essere gelosi, e tu devi smetterla di urlare!» urla in risposta lui.

Prendo un respiro prima di iniziare a parlare, perché so che se continuiamo a urlare finisce che lo prendo per i capelli e gli sbatto la testa contro il finestrino. Sto facendo pensieri un po' violenti, ma me ne frego.

«Lui non sa. Non sa niente.» rispondo quasi in un sussurro.

«E perché non glielo hai detto?»domanda lui.

«Non è così rilevante.»

«Invece lo è. È il tuo passato, vorrà sapere qualcosa della sua ragazza, altrimenti inizierà a pensare  che tu gli nasconda qualcosa.»

«Forse non sono pronta. Cosa penserà di me dopo?» arriviamo al parco, è troppo buio e non riesco a vedere oltre al finestrino della macchina.

«Che sei una ragazza che ha avuto una vita difficile.»

«E poi gli farò pena. Non voglio la compassione della gente, non l'ho mai voluta.»

«Forse gli farai pena, questo non lo so con certezza, ma magari ti amerà e ti aggiusterà.»

«Grazie Jason, sei perfetto.» lo abbraccio forte.

«Non c'è di che scimmietta.» mi lascia un buffetto sulla guancia ed esco dalla macchina.

L'aria gelida di quello che ormai è novembre- da più o meno quattro ore- mi colpisce e sento la pelle d'oca riaffiorare sulle gambe scoperte.
Mi dirigo verso la panchina dove ci mettiamo di solito quando facciamo fisica, e sono felice di vedere che è illuminata da un lampione.

Mi siedo e aspetto. Non so se Thomas, o qualche mio pensiero, oppure sensi di colpa, fatto sta che dopo un quarto d'ora sento il rumore di un paio di scarpe trascinate sulla ghiaia del sentiero del parco.

Subito mi sale il panico, dato che sono le quattro di notte e sono in un parco, quindi mi alzo dalla panchina illuminata e ne cerco una al buio, per non farmi vedere dalla persona che sta arrivando. Quando però si avvicina alla luce del lampione, scopro che è Thomas , quindi vado verso di lui.

«Alissa, cosa ci fai qui? Fa freddo, devi andare a casa a vestirti.» dice evitando il mio sguardo. Non riesco a credere che si preoccupi di me dopo quello che ha visto, o almeno che crede di aver visto.

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