13. Alissa

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Driiiiiin.
Stupida sveglia.
Mi giro dall'altra parte del letto e poi guardo meglio l'orario scritto sul telefono: 12:30. Cazzo tra poco c'è pranzo!

Mi alzo relativamente in fretta, per quanto la mia stanchezza mi possa permettere, mi infilo dei pantaloni e una maglietta diversi da quelli del pigiama e vado di sotto. Sono tutti in cucina, Dave compreso con il suo cellulare in mano, ad aspettarmi per mangiare.
Non ho fatto in tempo a specchiarmi, ma sono sicura che il mio aspetto non sia dei migliori; avrò gli occhi arrossati dal pianto, le guance rosse per le lacrime e i capelli tutti scompigliati per il cuscino. Appena mi schiarisco la voce, tutti si girano - Dave compreso- e rimangono a scrutarmi per un po' di tempo.

«Che c'è? So di essere bella, ma contenetevi» sbuffo ironica dopo un po' che mi fissano, poi mi vado a sedere al mio posto vicino a Jason.

Lui è qui perché, a quanto mi ha detto, suo padre ha accoltellato sua madre quando era piccolo, e non essendo originario di qua, i famigliari erano troppo lontani, quindi è venuto nella casiglia -come dice Madison.

Nonostante tutto il dolore che provava ancora quando sono arrivata, mi ha fatto da fratello maggiore, mi ha protetta, mi ha abbracciata le notti quando piangevo, mi ha rassicurata e non potrei chiedere di meglio.

«Hai pianto?» chiede Jason a bassa voce mentre mangiamo ormai la frutta.

«Mh-mh» rimango sul vago mentre infilo l'ultimo pezzo di pesca in bocca.

«Perché?» chiede preoccupato.

«Niente...solite cose»mento. Voglio parlarne prima con Melissa che con tutti gli altri.

«Oh. Potevi dirmelo, ti avrei stretta come quando eri piccola» mi dice. Arrossisco un po' perché nonostante il nostro rapporto sia da fratelli, fisicamente siamo cambiati tutti e due e lui è messo proprio bene. Ormai non siamo più due bambini, mi sembrerebbe strano dormire abbracciata a lui, ma allo stesso tempo mi viene in mente quanto le sue braccia mi facessero sentire al sicuro.

«Mh-mh» rispondo solo.

«Io ho finito, vado in camera» metto il mio piatto nella lavastoviglie e poi mi dirigo verso la mia camera da letto per leggere un po'. Sto leggendo il libro "Cime tempestose" e mi sta prendendo da matti. Non appena penso a ciò che è successo ieri pomeriggio, però, una lacrima inizia a scendere sul mio viso, poi due, poi tre. Non so l'emozione che porta queste lacrime. Insomma, è stato triste leggere le parole di mia madre, pensare che le abbia scritte proprio qualche momento prima della sua morte, ma penso sia più per la rivelazione. Ho scoperto l'identità di mio padre, cosa faceva, chi è. Se lo incontrassi cambierebbe tutto, la mia vita sarebbe stravolta dalla presenza di un padre. Ma se non volesse essere presente? Se non gli importasse niente di me? Se non si ricordasse neanche della mia esistenza?
Ok, forse l'ultima è impossibile. Come si fa a dimenticarsi di avere una figlia?

Una vibrazione mi risveglia dai miei pensieri, mi guardo attorno e poi scopro che proveniva dal mio telefono. Lo sblocco e trovo un messaggio.

>A che ora e dove oggi pomeriggio?
Thomas.

Oddio le ripetizioni! Non ho neanche voglia, ma forse mi distrarranno un po' dai miei pensieri,così gli scrivo:

          >Al parco tra mezz'ora?

La risposta non tarda ad arrivare.

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