Levi's Pov
Fa cosí freddo in questo periodo... Siamo solo a metà novembre e le temperature si sono abbassate drasticamente!
In classe si congela, accenderanno i termosifoni tra qualche giorno, ma non ne posso più.Guardo fuori dalla finestra dell'aula: il cielo è grigio piombo e il paesaggio è principalmente costituì da alberi spogli. È molto malinconico, insomma.
Mi ricorda la morte di Isabel e Farlan, considerato che oggi, anzi, cinque anni fa, sono morti.
Era sera ed eravamo usciti dall'orfanotrofio per fare delle commissioni nella cittadina. L'orfanotrofio era in un posto abbastanza isolato e per arrivare al centro bisognava attraversare una strada grande e pericolosa, le auto li andavano veramente veloci.
Ci avviammo, il cielo era quasi buio nonostante fosse ancora pomeriggio e c'era una leggera nebbia.Attraversai la strada con molta cautela visto che le auto erano difficili da vedere. Arrivai dall'altra parte e aspettai che arrivassero Isabel e Farlan. Erano leggermente più indietro perché si erano messi a ridere, non ricordo per cosa.
Non guardarono la strada.
L'auto arrivò troppo in fretta.
Non so nemmeno io cosa feci, corsi la da loro, erano riversi a terra entrambe. Prima che arrivasse un altro veicolo, con tutta la forza in corpo li portai a lato della strada.
Non sentivo nulla in quel momento, nè tristezza, ansia, dolore... Mi muovevo in modo macchinoso.
Corsi all'orfanotrofio ad avvisare le tutti ci. Corsero sconvolte a vedere l'incidente e chiamarono un'ambulanza, anche se ovviamente era troppo tardi.Rimasi per giorni nella mia stanza a fissare dalla finestra il punto in cui erano morti. Piansi solo la sera tardi, quando realizzai che non ci sarebbe stato più nessuno dei due a dormire con me nella stanza, a condividere il pranzo, a ridere o giocare, correre, cantare, parlare...
Al loro funerale rimasi in un angolo tutto il giorno. E finì così. Venni trasferito in un altro istituto perché non riuscivo a legare con i nuovi compagni e poi venni adottato da Hanji ed Erwin. E il resto è storia.
Da quello che so, la sede di quell'orfanotrofio è stata spostata chissà dove, ma la struttura è ancora la, abbandonata. Oggi andrò a farci una visita, per rievocare i ricordi.
Aspetto con ansia la fine delle lezioni per poi correre a casa, senza nemmeno aspettare Eren.
In casa preparo uno zaino con l'occorrente per stare via una notte e riesco. Non faccio in tempo a mettere piede fuori dalla porta, che Eren arriva.
-D-dove vai?- chiede curioso
-Non ti interessa...- sbotto
-In che senso non mi interessa? Cosa ti prende?-
-Senti Eren, non è giornata. Lasciami fare per una volta le mie cose, per favore! Mica devi sempre sapere tutto!- grido furioso. Non si può avere un minimo di pace, eh?
-v-va bene, scusa... Non volevo disturbarti...- sussurra abbassando la testa.
-Torna però, promesso?- dice trattenendomi per il polso.
-Ovvio. Ora lasciami andare-
Lui mi molla e se ne va dentro casa.
È da qualche giorno che lo tratto male, non è mia intenzione ma ogni suo gesto mi infastidisce. Sono nervoso per la morte di Isabel e Farlan, in questo periodo dell'anno sono sempre molto irascibile.
Chiarirò più avanti, stare lontani un paio di giorni non ci farà di certo male!
Salgo in auto e parto. Accendo il navigatore, non conosco la strada.
Il viaggio dura un paio d'ore, è strano stare finalmente nel silenzio più totale. Riconosco subito il viale che porta all'Istituto. Parcheggio nel primo spiazzo e scendo dall'auto.
Fa veramente freddo: il vento è gelido e entra nelle ossa, causandomi dei brividi.
Inizio a camminare lentamente fino al cancello. È chiuso da un enorme lucchetto, ma c'è un'altra via per entrare.Io e Furlan avevamo scoperto un buco nella rete abbastanza grande e nascosto, perciò decido di entrare da la. L'erba del campo è incolta e marrone e l'edificio, anche se tenuto bene, si è rovinato. La vernice è scrostata in certi punti e ci sono delle finestre rotte.
La porta si apre con un solo colpo molto facilmente.
Un odore di chiuso invade le mie narici, ci sono ragnatele ovunque e polvere sparsa su tutti i mobili.
Do un occhiata al piano di sotto: la mensa, i tavoli enormi e le panchine. La cucina con le pentole di acciaio e i mestoli. È tutto come l'avevo lasciato.
Salgo le scale di marmo che conducono al piano superiore dove ci sono tutte le stanze. Terza porta a destra, era la nostra.
Il pavimento scricchiola ad ogni passo e il vento entra dalla finestra rotta. Apro titubante la maniglia.Voglio davvero farlo? Si. È il mio passato, la mia vita.
Ci sono ancora i tre letti nella stessa disposizione e ad una parete sono attaccati dei disegni. Alcuni sono dei bambini venuti dopo di noi, mentre ce n'è uno che avevamo fatto noi tre. Lo stacco dal muro e lo infilo in tasca.
Il letto di Isabel era quello sotto la finestra, mentre io e Farlan avevamo il letto a castello. Litigavamo sempre su chi dovesse dormire sopra o sotto, e io vincevo ovviamente, dormendo sopra.
Ora è tutto impolverato e vecchio qua... Esco dalla casa e ripercorro i sentieri che facevo di solito anni prima. Nel piccolo bosco, la strada grande, il laghetto...
Non è doloroso, è malinconico. La tristezza ha un sapore amaro, quasi come la morte. Mi stendo a terra e chiudo gli occhi. Ripenso a tutta la mia vita, ai momenti più significativi.
Penso a mia mamma, anche se è morta quando ero piccolo. Ai suoi lunghi capelli neri e il copro esile e pallido. Alle sue dolci carezze e alla sua voce melodiosa. Penso ai miei unici due amici e a tutte le avventure che ho vissuto con loro, i ricordi...
Penso ad oggi, ad Eren, a come mi abbia cambiato, penso a Hanji ed Erwin, ai miei compagni di scuola...
Mi alzo e tiro fuori dallo zaino un panino, ne mangio un pezzo e bevo dell'acqua tanto per riempire lo stomaco.
Ora si va al cimitero. Mi avvio e arrivo dopo pochi minuti: è molto piccolo, ma raccolto e ben tenuto.
Riconosco al volo le due tombe: sono una a fianco dell'altra. Quella di Isabel ha sulla cima la statua di un angioletto mentre la tomba di Farlan è coperta da un piccolo acero rosso. L'albero non ha ancora perso le foglie, nonostante il tempaccio. Farlan se ne starà prendendo cura!
-Grazie ragazzi, siete stati la mia vita. Quello che ricordo del mio passato, siete voi. Ci siete sempre stati per me, eravamo cosi uniti. Nessuno ci avrebbe separato. Ma la morte non è "nessuno". Mi mancate tanto, vi penso spesso. E scusate se sono venuto a trovarvi poche volte... Siete un pò distanti! Ma ci siete nel mio cuore. Voi siete la dentro di me. E ci sarete sempre!-
Mi chino di fronte alle due lapidi e guardo le loro due foto: sono tutti e due allegri, come lo sono sempre stati
Chissà cosa hanno pensato o come si sentivano quando hanno capito che stavano per morire.-Ho sentito dire che si muore due volte, una quando ti seppeliscono nella tomba, e la seconda volta è quando qualcuno pronuncia il tuo nome per l'ultima volta-
(Macklemore, Glorious. Amate questo cantante plz)
Una lacrima solitaria scivola dal mio viso, per poi cadere a terra. Mi alzo a fatica.
È tardi, cercherò un posto dove dormire.