Capitolo 25

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I MIEI OCCHI NEI TUOI



"non so più chi sono e che faccio,

e ho paura di accorgermi

che i miei occhi

hanno troppo lusingato la mia mente

o fato mostra il tuo potere.

Noi non apparteniamo a noi stessi.

Sia pur quel che deve essere."

- William Shakespeare



Emma

Una settimana è passata da quando sono partita dall'Italia. Marco ci informa regolarmente sulle condizioni di Linda. Purtroppo non si è ancora svegliata, e siamo sempre più preoccupati. Alex non l'ho più sentito, e mi manca sempre di più. Credevo che passata una settimana riuscissi a togliermelo dalla testa, ma non è stato così. Ci penso di continuo, penso ai suoi sorrisi, ai suoi bronci, ai suoi splendidi occhi verdi, alle fossette che appaiono quando sorride, alla sua rista roca, alle sue carezze. Non riesco nemmeno più a dormire, mi ero abituata a stare tra le sue braccia ed ora mi sento nuda senza il suo corpo avvinghiato al mio, che mi faceva sentire protetta e mi rilassava all'istante. Sono nella mia stanza a preparare gli scatoloni per l'università, che inizierà tra qualche giorno, quando sento bussare alla porta della mia stanza. <<Avanti>> <<è arrivato questo per te dall'Italia>> mi informa mia madre porgendomi un pacco. Il cuore inizia a battermi forte nel petto pensando che possa essere qualcosa da parte di Alex, ma poi mi torna in mente che mio padre Luca mi aveva già spedito uno dei regali che aveva comprato per ogni mio compleanno, quindi torno tranquilla ed anche un po' triste. Mi sento così stupida, lui non starà perdendo nemmeno un secondo del suo tempo a pensare a me. <<Grazie posalo pure sul letto>> replico sorridendole. <<Prepari i scatoloni? Sai non mi sembra vero che la mia piccolina se ne vada via di casa>> <<Non esagerare, non siamo poi così lontane. E passerò a trovarvi nei fine settimana>> <<Me lo prometti?>> mi chiede facendo il broncio. <<Te lo prometto>> replico sorridendole. Io e la mamma non ci siamo mai separate, quindi sarà un po' dura. Si avvicina e mi abbraccia. <<La mia bambina è diventata grande>> sussurra tra i miei capelli prima di depositarmi un bacio sulla testa. <<è da parte di Alex il pacco?>> <<No>> mi affretto a rispondere. Non abbiamo mai parlato di quella mattina, dove ci hanno trovato a letto insieme, e non ho la minima intenzione di farlo adesso. <<è da parte di Luca. Credo sia il primo regalo per il mio primo anno>> <<Oh...>> inizia a sentirsi in colpa per avermi tenuta lontano da lui, specialmente dopo che le ho rivelato la storia dei regali per ogni mio compleanno anche se sapeva che non avrebbe potuto darmeli, quando gliel'ho raccontato è scoppiata a piangere, per non parlare di quando gli ho letto il biglietto per i diciotto anni. <<Se vuoi possiamo aprirlo insieme>> le domando infilando l'ennesimo libro nello scatolone. <<Davvero?>> <<Certo>> ci scambiamo un sorriso, poi ci accomodiamo sul letto. Recupero uno dei taglierini che ho lasciato in giro per preparare gli scatoloni, e taglio il nastro adesivo che chiude la scatola. Non è un unico regalo, come credevo, ma sono quattro pacchetti numerati. Estraggo per primo il numero uno; è un pacchettino rettangolare decorato con una carta a stampa di orsacchiotti. Quando strappo la carta al suo interno c'è una scatolina di velluto blu. La apro e al suo interno trovo un braccialettino in oro con delle perline di corallo. <<è adorabile>> mormora la mamma. <<Deve essergli costato un occhio>> replico io. Lo tolgo dalla scatolina e lo metto al polso. <<Beh direi che è piccolo>> <<è per il polso di un neonato. Sai anche io ne avevo uno simile. Da sempre si è convinti che il corallo possieda qualità magiche e portentose; si dice che preservi dai demoni, dalle influenze negative e soprattutto dall'invidia. È per questo che si usava regalarlo ai neonati>> mi informa sorridendo. Deposito nuovamente il braccialetto nella scatolina di velluto e leggo il biglietto che lo accompagnava: "Alla mia piccola Emma. Non l'ho comprato per il tuo primo anno di nascita, l'ho comprato al quarto compleanno. Quando mi sono reso conto di essere stato un vigliacco e un'egoista. Ora è tardi però, non posso cancellare le sofferenze che ho fatto provare a Sara. Posso capire perché ora non mi voglia più nella tua vita, una possibilità lei me l'ha data, ma io ho mandato tutto all'aria. Ed ora? Ed ora è troppo tardi. Non posso vederti crescere, fare i tuoi primi passi, dire la tua prima parola, vedere spuntare il tuo primo dentino. Sono stato un'idiota, e me ne sono reso conto troppo tardi. Spero che un giorno Sara cambi idea e che mi permetta di incontrarti, mi permetta di vederti crescere. Non desidero altro, so di essermi perso i tuoi primi quattro anni di vita, ma ora voglio farne parte. Voglio vederti crescere. Voglio poterti consolare quando inciamperai e ti sbuccerai il ginocchio, quando tornerai a casa piangendo perché un bambino ti ha preso in giro e sei troppo piccola per capire che lo ha fatto per avere la tua attenzione. Sono sicuro che accadrà spesso, perché sono sicuro che diventerai tanto bella quanto la tua mamma. Vorrei essere li quando soffrirai le prime pene d'amore, per minacciare il ragazzo che ti farà soffrire. Per dirti che è solo una cotta e che prima o poi troverai la tua anima gemella. Io credo di averla trovata, ma di essermela fatta sfuggire, perché troppo cieco per accorgermene. Ora sei piccola, ma spero che quando troverai la persona giusta, tu te ne accorga in tempo, e che la tenga stretta. Alla mia piccola bambina, il tuo papà Luca." Ho letto ad alta voce la lettera ed adesso mi ritrovo a piangere come una stupida insieme a mia madre. <<Ti amava>> sussurro. <<Dio quanto sono stata stupida ed egoista. L'ho fatto soffrire e più di tutti ho fatto soffrire te>> dice tra i singhiozzi. <<Eri giovane ed avevi il cuore spezzato>> le dico per confortarla mentre l'abbraccio. In questo momento sembra lei la bambina ed io la mamma, pronta a consolarla e a dirle che niente è irreparabile. <<Puoi giustificarmi per i primi anni, ma poi? Ho continuato a tenertelo nascosto. Ogni anno che passava, tu crescevi, crescevi senza il tuo vero padre. Gli anni passavano ed ho perso il coraggio di dirtelo, avevo paura che mi avresti odiata. Io vivevo una vita felice, mi ero innamorata di nuovo, potevo vederti crescere, mentre lui si è perso tutto e non per sua scelta ma perché ero troppo egoista per permettere che tu ti affezionassi a lui. Non volevo, mi aveva fatta soffrire troppo, volevo che tu volessi bene solo a me>> continua tra le lacrime. Una volta che si calma apriamo il resto dei pacchetti dove trovo un peluche a forma di giraffa, un'adorabile tutina ad orsetto e un carillon con dei cavalli sulla giostra che suona una ninna nanna.

1. I FELL IN LOVE: Mi sono innamorata del mio miglior nemico - in revisioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora