{Capitolo 3}

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Finalmente dopo ore di stress tornavo a casa

Anche se a quelle ore mi ci dovevo abituare.

Sembrava che in quel poco tempo fossero passati gli anni, purtroppo questa routine sarebbe dovuta diventare quotidiana fino alle vacanze di natale.

Dovevo farmene una ragione.

Stavo camminando molto tranquillamente per andare verso casa ascoltando come sempre musica russa (ho questa passione da quando avevo dodici anni, non so il perché, ma mi ha sempre affascinato)  e improvvisamente vedo in lontananza una figura che mi fissava.

Sembrava avesse all'incirca la mia età

Appena incrociò il mio sguardo si nascose subito dietro l'angolo.

Pensai subito che forse era solo una figura sconosciuta che pensava di conoscermi e invece sbagliava.

Ma questo mio pensiero svanì quando lo rividi nello stesso punto a fissarmi.

Ero molto impulsiva, così decisi di andargli incontro per fare due chiacchiere con lui e farmi spiegare il perché di tutta questa situazione imbarazzante.

Ma appena vide che mi stavo avvicinando verso di lui con aria minacciosa corse via per la sua strada.

Mi misi a correre anche io, ma appena svoltai l'angolo era magicamente svanito nel nulla.

"Che strano tipo" pensai tra me e me.

Continuai così per la mia strada di casa e appena bussai alla porta di casa, mia madre mi aprì la porta con aria inquieta, come quando mio padre mi rimprovera per qualcosa che non ho fatto io e mia madre lo sa benissimo ma non può dire nulla.

Quando entrai in casa papà mi guardò con lo stesso sguardo da funerale.

"Ciao" esclamai titubante di fronte a quei musi lunghi.

"Cara come è andata a scuola?" disse mamma cercando di farmi distogliere l'attenzione dalla loro espressione.

"Uno schifo come al solito".

Ormai erano abituati alla mia solita esclamazione dopo ogni giorno di scuola, nemmeno ci facevano più caso

"E invece qua come va?" dissi io con aria sospettosa.

Ciò che mi spaventò ancora di più, però, fu lo sguardo che si scambiarono dopo la mia domanda.

Poco dopo il silenzio.

"Okay, qua c'è qualcosa che non va" dissi camminando verso la mia camera ad alta voce di modo che sentissero.

Mi chiusi in camera per sistemare le cose della cartella, e dalla camera li sentivo bisbigliare a bassa voce. 

Sbuffai.

Qualcosa non andava, e se c'era qualcosa che veramente mi dava fastidio erano i bisbigli in segreto.

Così mi diressi immediatamente verso la porta della camera con aria sicura, aprii quella porta ed esclamai con tutta la fermezza del mondo di fronte alle loro facce lunghe.

"Che succede?!".

Mio padre si scambiò uno sguardo con mia madre come se si parlassero con gli occhi, prese coraggio e mi disse

"Tesoro, ci trasferiamo alla casa della nonna". 

SEGRETI [Wattys2018]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora