{Capitolo 13}

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Davanti a me si figurò un ragazzo alto, moro e dagli occhi molto chiari, era molto molto spaventato, probabilmente più di quanto lo sia stata io in quel momento.

Ero perplessa e lo era anche lui.

Era nervoso, perché continuava a toccarsi i capelli continuamente. La scena stava quasi diventando comica.

"Chi sei?" Ruppi il lungo momento di silenzio che nel frattempo si era formato tra me e il ragazzo.

"Henri.. Mi chiamo Henri" Gli lanciai un occhiataccia che lo spinse a continuare.

"Sai ti ho vista qua da sola, e mi sono preoccupato, non mi capita molto spesso di vedere qualcuno che abbia la tu età al cimitero a quest'ora"

Mentiva. non avrebbe avuto alcun motivo per preoccuparsi per me. Tuttavia cercai di fare la finta tonta e di dargli ragione.

"Mi chiamo Virginia" Dissi in tono freddo.

"Da dove vieni, io mi sto dirigendo verso la parte ovest del paese"

"E proprio da li che provengo" Aggiungo con tono molto perplesso.

Non avrei mai dovuto dire come mi chiamavo e da dove provenivo ad uno sconosciuto, eppure lui mi dava una sensazione di fiducia ed ingenuità allo stesso tempo, sembrava avesse circa la mia età.

"Quanti anni hai?" Chiesi in tono, gentile, tanto per metterlo a proprio agio.

"Oh, ma che importa" Era stupida la sua risposta. Lo guardai intensamente.

"Diciotto.. Ho diciotto anni"

Come immaginavo, aveva diciotto anni portati bene. Era magrolino ma molto alto. Chi lo avrebbe visto da lontano gli avrebbe dato molti più anni di quanto in realtà ne aveva. Ma se ci si avvicinava e si vedeva il modo in cui si comportava, chiunque gli avrebbe dato la sua età.

Diciotto anni.

Rimuginai su quel numero per parecchio, il tempo di una decina di passi fatti insieme allo sconosciuto. Henri.

Ogni volta che incrociava il mio sguardo era come se lui sapesse tutto di me ma io non sapessi nulla di lui.

"Parlami un po' di te" Gli chiesi, ma non ne aveva voglia era palese.

"Mi chiamo Henri, ho diciotto anni e abito il Francia, in una casetta vicino alla tour Eiffel"

"Wow che bella vista che hai!"

Ancora non aveva voglia di continuare a parlare.

"Ma parlami un po' di te invece" Esclamò con tono vivace.

"Non ho nulla da dire su di me" Gli avevo già dato troppa fiducia, Parlare di me non avrebbe migliorato la cosa.

"Invece si, ho trovato una ragazza, con gli occhi lucidi che parlava su una lapide, sembri una ragazza misteriosa"

Lo guardai e sferrai una piccola risatina che lo fece sorridere. Averi dovuta essere stata più cattiva con lui dopo la sua risposta, ma non ci riuscivo.

"Hai ragione. Insomma non sono la tipica ragazza che obbedisce sempre ed è la figlia perfetta, a volte ho bisogno anche io dei miei spazi"

"Devo concordare pienamente con te"

Quel tipo cominciava a piacermi nei suoi modi di fare, aveva il mio stesso modo di pensare.

Giselle's pov

Erano le tre del mattino, e stavamo aspettando da tre ore notizie di Virginia, avevo una paura immensa.

Sarebbe potuto essergli accaduto qualsiasi cosa.

Il fruscio delle foglie mi stava nauseando, non sentivo altro che quello. La paura divenne la colonna sonora di quella notte disastrosa. Eterna.

Fissavo il vuoto. Impassibile. non avrei potuto essere più arrabbiata e delusa di me stessa più di quanto io lo sia stata in quell'immenso momento.

Ogni minuto si stava facendo più lungo, Ogni singolo minuto durava un anno intero. Avevo paura.

Philippe stava chiamando tutte le persone di cui aveva il numero e che conosceva che si trovava nelle vicinanze. Probabilmente senza alcun risultato dato che non scendeva dalla camera da circa venti minuti.

Che cosa ha spinto Virginia a fare ciò.

Mi diressi verso il tavolo, cercando di non badare a tutto il resto. Ero sola nella stanza.

Aprii il primo cassetto e afferrai il bicchiere, il primo bicchiere che mi capitò nella mano. Poi aprii il davanzale della cucina e afferrai il vino bianco.

E dopo che versai la bevanda del bicchiere, il primo sorso andò giù come acqua.

Anche io, Giselle, la madre perfetta, avevo le mie imperfezioni.

Virginia's pov

"Posso farti una domanda?" Mi chiese Henri dopo una conversazione durata a lungo.

"Certo" Dissi in tono ormai arrendevole.

"Da quanto tempo è che non ti trovi a casa?"

"Circa da... In realtà non lo so, non ho nulla appresso. Però circa da tre o quattro orette"

"Allora credo proprio che quella sia casa tua"

Davanti a me ci stava la mia casa, piena di macchine poliziesche e truppe che continuavano a chiamarsi, finche vidi venire incontro mia madre che mi abbracciò fortissimo e restò così per circa cinque minuti.

La sua faccia era sconvolta, aveva le occhiaie molto marcate. Sembrava come se non fosse mai stata così felice di vedermi in tutta la sua vita.

Non l'avevo mai vista così.

Era così presa da me che non fece caso nemmeno ad Henri.

Mi avvolse in una coperta di pile e mi portò verso l'uscio di casa.

Era successo tutto troppo in fretta la mia faccia era sgomentata.

Solcato l'uscio di casa mi voltai per cercare la figura di Henri che mi stava guardando accennando un saluto innocente.



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