Capitolo 4

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Ho sempre amato viaggiare in aereo.
Ricordo che ogni anno aspettavo impaziente l'arrivo delle vacanze per poterle trascorrere in inghilterra da mia nonna.

Il viaggio era veramente lungo, ma ogni volta mi perdevo alla meravigliosa vista del mondo fuori dal finestrino.
Ogni singola macchina, casa, strada, si faceva sempre più piccola fino a scomparire tra le nuvole.
Immaginavo di essere in un mondo nuovo, in un mondo tutto mio.
Ricordo con nostalgia i momenti che trascorrevo con mia nonna al parco, i momenti in cui insieme a lei decoravo una torta.

È stata una presenza davvero importante nella mia vita e avrei voluto che fosse qui in questo momento.
Lei è la sola che sarebbe riuscita a non farmi prendere dal panico come oggi. E mi manca.

Non dimenticherò mai il litigio fra noi due accaduto il giorno prima del mio ritorno a casa.
Non voleva farmi andare in discoteca con una ragazza che avevo appena conosciuto e io, furiosa, ho detto cose che mai avrei voluto dire.

Una settimana dal ritorno a casa, mia madre ricevette una chiamata, era morta di cancro, non potevo credere che lei fosse stata male per tutto quel tempo senza che io me ne rendessi conto.

Passai un mese chiusa in camera a piangere, non volevo che le ultime parole dette da me fossero state 《Ti odio, avrei preferito che tu non ci fossi.》non smetterò mai di sentirmi in colpa per questo gesto, porterò avanti questo rimorso a vita.
Cerco di non piangere e per fortuna ci riesco.

<<Stiamo per atterrare che bello!>> Esclama Helena. Subito dopo si copre la bocca con le mani, rendendosi subito conto di aver urlato troppo.

Guardo fuori dal finestrino, piano piano le case si fanno sempre più grandi, e resto incantata alla vista del panorama notturno della California.

Vengo distratta da una voce che annuncia di essere atterrati.
<<Che bello!>> Esclamo abbracciando Helena

Dopo aver ritirato tutti i nostri bagagli ci dirigiamo verso l'uscita alla ricerca di un taxi.
Ottimo, nemmeno uno di loro è disponibile. Non pensavo che bisognasse prenotare prima.

<<Cosa facciamo ora? È tardi, non possiamo stare qui, forse è meglio se rientriamo e ne chiamiamo uno.>> Sembra molto turbata, ed anche io lo sono.
Sono le 22:00 e noi siamo bloccate qui.

<<Si hai ragione, rientriamo.>>
Spero di non dover passare la notte in aeroporto.

<<Signorine avete bisogno di un passaggio?>> Entrambe ci voltiamo.

È un'uomo sulla cinquantina, magro e con espressione sul volto che da i brividi.
Noto il suo sguardo penetrante su di noi, prima guarda Helena e poi si concentra sul mio abito aderente.
Mi pento subito di averlo indossato.

<<Allora?>>
Esclama passandosi la lingua tra le sue labbra. Il suo tono di voce mi fa tremare.

<<N-no grazie, stiamo già aspettando il taxi.>> Mente Helena con un filo di voce che pare strozzato.

<<Su dai, non abbiate paura, non vi farò nulla, voglio solo darvi una mano.>>
Mentre finisce la frase si avvicina verso Helena afferrandola per un braccio.

Subito si scosta da lui tirandogli uno schiaffo, ma questo gesto non fa altro che peggiorare la situazione.

<<Sei solo una puttana!!>> Grida furioso e si volta verso di me cercando di trascinarmi con sé.
Insieme iniziamo ad urlare implorandolo di lasciarci andare.
Non avrei mai pensato di dover affrontare una situazione del genere.

<<Leva immediamente le mani da lei!>>
Io e Helena sussultiamo spaventate e un attimo dopo due ragazzi atterrano l'uomo sferrandogli vari pugni e minacciando a dovere.

Entrambi si rialzano venendo verso di noi e in quel momento l'uomo ne approfitta per scappare gridando <<Non finisce qui!>>
Noto che Helena resta sconvolta a quelle parole.
Entrambe restiamo a guardarlo, aspettando di vederlo scomparire.

<<Tutto bene?>>
Mi volto, cercando di realizzare tutto quello che è appena accaduto e fissando il ragazzo dai profondi occhi azzurri di fronte a me rispondo.
<<S-si, credo di sì.>>
Sorride, sollevato dalla mia risposta.
Non riesco a distogliere lo sguardo da lui, inizio così a fissarlo più del dovuto.

<<Non voglio pensare a cosa sarebbe potuto accadere se voi non foste arrivati, non so come ringraziarvi... Eva andiamo?>> Sembra sollevata.
Mi guarda come per cercare approvazione ed io annuisco.

<<Dovete partire?>> Chiede in tono sorpreso.
Accenno a rispondere ma Helena mi precede.

<<No in realtà siamo appena arrivate, ma non c'è nessun taxi.>>
Noto il suo sguardo confuso e subito dopo si volta verso il suo amico.
Da quando ci ha aiutate non ha accennato ad una parola.

<<Beh se volete io e Daniel possiamo accompagnarvi, c'è gente poco raccomandabile da queste parti e non troverete nessun taxi per le prossime ore.>>
Ci fissa sorridendo, aspettando una nostra risposta.

Io e Helena ci guardiamo cercando di capire se sia il caso di accettare, ma d'altronde non abbiamo molte opzioni.

<<Allora Jace, possiamo andare o avete intenzione di fissarvi fino a domani?>>
Interviene Daniel, sbuffando scocciato.

Siamo fermi qui da soli pochi minuti, come fa ad essere così impaziente?
Decido subito di intervenire a tono. Non gli permetterò di trattarci in questo modo.

<<Andate pure, noi torniamo dentro. Troveremo una soluzione da sole.>>
Non posso credere che si stia comportando così, soprattutto dopo quello che è appena successo.

<<Ma dio Daniel! Potresti comportarti in modo educato per una cazzo di volta?.. non le lasceremo qui. Ti ricordo che l'auto è mia, se la situazione non ti sta bene puoi pure restartene qui.>>

Il tono di Jace cambia drasticamente. Sono sicura che non è la prima volta che Daniel si comporta così.
Gli sta proprio dando una bella lezione e ne sono felice.

MADNESS - Un passato da dimenticare (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora