Capitolo 21

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<<Non è andato male come pensavi>> ammette Jace guardandomi.
<<Fossi in te non parlerei presto, spero solo che Daniel non abbia detto che ho esperienza perché non so fare nulla e domani sarà un disastro>> rispondo in tutta fretta agitando le braccia in aria.
<<Ti aiuterà lui non ti preoccupare, ora io devo andare a lavorare, vuoi che chiamo Ashley per farti accompagnare?>>  alza il telefono e con un gesto della mano me lo indica.
<<Potrei accompagnarti io, finisco il turno tra due ore>> alle spalle di Jace c'è la figura di Daniel. Continua a guardarmi divertito e non posso fare a meno di guardarlo storto.
<<Cosa hai detto al signor Thompson?>> lo rimprovero incrociando le braccia al petto.
<<Ho detto che sei una ragazza facile..Come vedi mi è bastato poco per convincerlo ad assumerti>> accenna ad un sorriso compiaciuto e io scosto Jace per colpire Daniel al petto.
<<Brutto stronzo! Me lo dovevo immaginare!>> borbotto, portandomi la mano alla bocca appena noto lo sguardo di molti puntato su di noi.
<<Ehi stai calma, stavo solo scherzando!>> mi guarda sorpreso.
<<Non avete ancora iniziato a lavorare insieme e già litigate?>> Jace ci guarda con fare ormai rassegnato e inizia a scuotere la testa tenendo uno sguardo divertito.
<<Ha iniziato lui!>> <<Ha iniziato lei!>> gridiamo all'unisono scoppiando poi in una grande risata.
<<Allora te ne va o resti?>> mi domanda Daniel un'ultima volta.
<<Resto. Solo perché non mi va di disturbare Ashley sia chiaro>> lo avverto nel caso in cui creda che io resti qui solo per lui.
<<Bene, io vado>> ci informa Jace mentre si avvicina per darmi un bacio sulla guancia per poi salutare Daniel dandogli una pacca sulla spalla.
<<Trattala bene>> lo avverte indicando me.
<<Non mi chiamo Jace>> borbotta serio guardandolo negli occhi.
<<Stai attento a come parli>> ringhia.
<<Voi due, basta>> alzo la voce per intimarli a smetterla.
<<Vaffanculo>> risponde Daniel minacciandolo con lo sguardo e andandosene dietro il bancone per continuare con il suo lavoro. << Ci vediamo dopo>> mi dice infine prima di voltarsi e andarsene senza lasciarmi il tempo di chiedergli perchè Daniel avesse reagito così.

Mi incammino dietro il bancone per raggiungerlo e una volta arrivata abbastanza punto un dito sul suo petto. <<Tu adesso mi racconti tutto>> sbuffa e arretra eliminando il contatto che si era creato tra di noi e si avvia verso la mensola contenente una grande vastità di alcolici. <<Perchè non lo chiedi al tuo ragazzo? sono certo che possa darti spiegazioni migliori delle mie>> cammino di nuovo verso di lui senza smettere di guardarlo negli occhi <<Non è il mio ragazzo, o almeno, non ancora e poi sei stato tu a dire "non mi chiamo Jace" quindi ci terrei a saperlo. Cosa ha fatto?>> si abbassa e apre il congelatore per prendere del ghiaccio e metterlo sul bicchiere per poi versaci del "Jack Daniel" dentro. Serve il bicchiere al signore seduto dall'altra parte del bancone e riposa la bottiglia al suo posto. <<Non si regge più in piedi, guardalo. Forse è meglio se non gli servi più nulla>>. Guardo con disapprovazione quell'uomo che ormai, preso dall'alcol che gli circola nel sangue, sta iniziando a dire cose incomprensibili e senza alcun senso. Gli occhi rossi, lo sguardo stanco e i segni di vecchiaia che ha sul viso fanno capire che ha forse una cinquantina d'anni. Ma la cosa che più mi ha colpita è la fede che porta al dito. Chissà se anche lui ha dei figli e una moglie che lo stanno aspettando a casa, in attesa di vederlo entrare barcollante e non fare a meno di provare a chiedersi cosa hanno fatto per meritarsi questo.O chissà magari è solo la prima volta, magari ha soltanto voluto provare. Ma chi voglio ingannare?conosco quello sguardo perso nel vuoto, quelle parole incomprensibili biascicate e quegli occhi, occhi che incutono timore.

<<Potresti anche evitare di ignorarmi e parlare>> dico, senza distogliere gli occhi da quell'uomo così simile a mio padre. <<Ascolta, io sto lavorando, se non ti sta bene puoi anche chiamare Ashley e andartene>> mi avverte avvicinandosi a me. <<Stai piangendo?>> alzo la testa per guardarlo e noto che sta guardando l'uomo in un modo confuso. Ero così persa nei pensieri da non essermi resa conto di avere gli occhi lucidi, forse dovrei smetterla di collegare ogni persona che beve a mio padre, se verrò assunta vedrò persone come lui ogni giorno, e non potrò ridurmi ogni volta a guardali cercando di immaginarmi la loro storia e pensare che mentre loro sono qui a rovinarsi la loro vita con le proprie mani, nel frattempo staranno rovinando quella dei loro familiari e amici. <<Lo conosci? senti mi dispiace per prima, non volevo dire quello>> ammette con un tono dispiaciuto che però non mi fa nessun effetto. <<No, non lo conosco>> mi limito a rispondere senza guardarlo negli occhi e incamminandomi verso l'uscita. Sento i suoi passi avvicinarsi a miei finchè non afferra il mio braccio in modo deciso ma senza farmi male.<<Dove stai andando? ho detto che ti accompagno a casa io>> ha sul volto un espressione comprensiva come se si fosse pentito delle parole di prima. <<Me ne vado perchè sono stufa di essere trattata così, anche se non lo do a vedere ci rimango male, sono pur sempre una persona e non merito di essere trattata così, soprattutto da te. Ora tu dimmi, cosa ti ho fatto per meritarmelo?>> inzio a singhiozzare e a divincolare il braccio per mollare la presa di lui <<Lasciami!>> grido, per poi aprire la porta del bar e andarmene.

Inizio a camminare velocemente coprendomi il viso con le mani per non farmi vedere in lacrime dalle altre persone, ma ecco che vado a sbattere contro una persona cadendo a terra. <<Mi scusi, non l'ho vista>> sento dire mentre una mano mi viene tesa all'altezza del mio viso. La afferro alzandomi ma il volto che vedo non fa che aumentare la mia rabbia <<Merda! ci mancavi solo tu!>> dico ritraendo immediatamente la mano da Isaac.

MADNESS - Un passato da dimenticare (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora