Capitolo 17

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<<Sicura che sia una buona idea?>>
Lo vedo aggrottare la fronte mentre a fatica resta aggrappato sulle mie spalle incamminandosi insieme al mio aiuto verso la stanza.
<<No, ti ricordo che noi due ci odiamo, anzi che tu mi odi, non farmene pentire. E per favore non dire niente a Jace>> dico aiutandolo a sedersi con cautela sul bordo del letto.
<<Allora perché mi stai aiutando?>> si sdraia lentamente con fatica e lo vedo gemere dal dolore per il contatto tra lui e il morbido letto.

<<Ci penso io.>> Lo copro velocemente fino alle gambe e in tutta fretta mi dirigo dall'altra parte del letto.
<<Non vedi l'ora di dormire con me vero?>> Accenna ad un mezzo sorriso che però viene spento e sostituito da un espressione di dolore quanto lo colpisco sulla spalla.
<<Sei un idiota. Sono le tre passate e vorrei dormire se non ti dispiace. Non credere che io sia felice di dover condividere il mio letto con te.>> chiudo gli occhi e inizio a fingere di dormire.

<<Prima ti ho fatto una domanda. Perché hai voluto aiutarmi?>>
Sbuffo facendo risalire una ciocca di capelli che prima si era posata sul mio viso.
<<Ti voglio aiutare perché è una cosa che mi piace fare. Non avrei avuto il coraggio di lasciarti lì da solo in quelle condizioni. Sei sempre stato uno stronzo con me sin da quando mi hai incontrata e questo non lo metto in dubbio ma ciò non significa che io debba fare lo stesso con te, capisci?>>

Muove la testa su e giù annuendo facendomi capire di aver compreso.
<<Grazie.>>
<<E di cosa? Tanto domani non ti ricorderai nulla di tutto questo.>>
Gli riferisco indicando in modo ripetitivo prima lui e poi me.
<<Potresti ricordarmelo tu allora.>> sta cercando con forza di tenere gli occhi aperti, ma so che tra poco crollerà. Mi chiedo come riesca a fare una conversazione di senso compiuto nelle condizioni attuali in cui è.

<<Tornerai a non volermi parlare.>>
È triste sapere che ci parleremo soltanto in occasioni del genere.
<<Non lo so.>> Farfuglia infine con tono di voce talmente basso che quasi fatico a sentirlo.
<<Vorrei tanto poter parlare con te da sobrio come stiamo facendo ora, non capisco perché mi odi così tanto, cosa ti ho fatto?.>>
Nessuna risposta.
Alzo lo sguardo per intimarlo a rispondere ma noto che sta dormendo profondamente.
Provo quasi sollievo nel vederlo dormire, probabilmente avrebbe detto che non ha bisogno di amici ne tantomeno di qualcuno come me con cui parlare.

Dormire accanto a lui sta risvegliando in me qualcosa di strano, qualcosa che non riesco a comprendere. Forse è la voglia di volerlo conoscere.
Il suo corpo giace delicatamente sul mio letto in un sonno profondo.
Vendo ogni singolo muscolo muoversi al ritmo del suo respiro, sembra così innocente.

Ha un braccio infilato tra un cuscino e l'altro posato dalla mia parte di letto.
Soffermo il mio sguardo sul suo petto e vedo su di lui una cosa che prima non avevo notato.
Una piccola frase in latino incisa sulla sua costola, avvicino la mia mano e sfiorandolo delicatamente come si fa con i libri inizio a leggere.
"Quod hodie non est, crast erit."

Conosco bene il significato della frase viste le varie lezioni di latino e sembra così estranea su di lui, come se non gli appartenesse. "Se non è oggi, sarà domani."

Lo vedo contrarre i muscoli e subito rimuovo il contatto che si era creato tra di noi.
Rimango voltata verso di lui vari minuti posando continuamente lo sguardo sul tatuaggio e poi su di lui.
Mi chiedo cosa lo abbia spinto ad incidere questa frase, insomma cosa mai starà aspettando? Mi è sempre sembrato così arrogante e sicuro di sè, non mi è mai passata per la testa l'idea di vederlo in questo stato, così vulnerabile.
Riposo di nuovo il palmo della mano sul tatuaggio continuando a rileggere quella bellissima e allo stesso tempo strana frase.

<<Non riesco a dormire se continui a fissarmi e a toccarmi.>>
Ritraggo immediatamente la mano e con gesto furtivo mi volto dall'altra parte coprendomi e fingendo di non aver fatto nulla.
Sento una risata roca dietro me.
<<Come sei buffa Eva.>>
Voltandomi riposo lo sguardo su di lui ricambiando il sorriso.
<<Finalmente mi hai chiamata per nome!>>

<<Eva.. Eva.. Eva.. Memorizzati bene questo momento perché non accadrà più.>> continua a ripetere ad occhi chiusi.
<<Dormi, sei ubriaco.>> sospiro per la sua testardaggine voltandomi dall'altra parte come prima.
<<Non ero io quello che ti stava toccando e fissando!>> riesco a sentire la sua risata divertita e non posso fare a meno di sorridere anche io dall'altra parte, non lo saprà e va bene così.

<<Stavo toccando e fissando il tatuaggio non te!>> ribatto senza voltarmi.
<<Ammettilo, stavi guardando me pensando a quanto io sia adorabile mentre dormo.>> continua a ridere mentre io invece inizio ad irritarmi.
<<Se non avessi avuto tutti quei lividi, giuro che..>> lascio la frase a metà per poter sbuffare scocciata.

<<Dai Eva stavo scherzando, in realtà mi piace il fatto che tu mi guardi e mi piaci anche tu, non ti odio come credi.>>
Spalanco gli occhi sapendo che lui non può vedermi, probabilmente avrebbe riso della mia espressione incredula.
Ma in fondo so che sta mentendo, non può essere vero, odia me ed Helena sin dal primo giorno in cui ci ha incontrate.

<<Se aspetti che io ti creda ti sbagli.>> gli faccio notare senza voltarmi. Non crederò alle sue parole finché non inizierà a dimostrarmelo.
<<Mi conosci bene allora.>> Ed ecco che i miei pensieri si fanno reali.
Il cambiamento d'umore di Daniel è qualcosa a cui credo che non riuscirò mai ad abituarmi.
Ma domani  lui tornerà ad odiarmi ed io a provare frustrazione verso il suo odio infondato, quindi è inutile che mi preoccupi.
Scaccio i pensieri cercando di non rimanere ferita dalle sue parole e inizio ad addormentarmi.

MADNESS - Un passato da dimenticare (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora