Capitolo 16

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Posiamo Daniel goffamente sul divano, che geme dal dolore, ma non si oppone.
Mollo la presa da lui e resto in piedi a guardare in che condizioni si trova. Alzo lo sguardo sull'orologio e vedo che sono le due di notte. Non pensavo fosse così tardi.

Ashley si dirige in bagno correndo e dopo vari tentativi e vari cassetti aperti trova il kit di medicazione.
Me lo porge insieme ad una coperta e un cuscino e allungando le braccia afferro il tutto confusa.

<<Potresti pensarci tu? Ho del lavoro da consegnare domani e non ho ancora finito.. Ti prego>>
Chiede in tono di suppliche.
Lavora in uno studio fotografico e so quanta passione e tempo dedica a questo. Vorrei tanto dirle di no ma non sarebbe corretto nei suoi confronti.

Annuisco comprensiva e apro il kit cercando il disinfettante.
<<Buonanotte.>> Mi dice infine prima di andarsene.
<<Notte.>> ricambio sorridendo.

Mi siedo accanto lui e versando il disinfettante in un dischetto mi avvicino al suo labbro spaccato.
Non appena entra in contatto con la sua pelle sussulta stringendomi una coscia con la sua mano.
Rabbrividisco al suo tocco spontaneo, ma non appena rimuovo l'ovatta, noto la sua presa farsi più delicata.

<<Cazzo, brucia.>> ammette a bassa voce mentre riposo il dischetto sulla ferita posta nello zigomo. Ed ecco che la sua mano ritorna a stringermi facendomi di nuovo rabbrividire.
<<Te lo sei meritato.>> sorrido soddisfatta.

<<Ma io non ho fatto niente!>> Mi riferisce aggrottando la fronte come se avessi detto qualcosa di strano.
<<Ti ricordo che mi hai gettato a terra l'acqua>> socchiudo gli occhi per sembrare minacciosa, ma si mette a ridere.
<<Ti ricordo che mi hai rovesciato addosso il whisky!>> ribatte indicando a fatica la maglietta bianca ormai bagnata e macchiata di sangue.

<<Toglitela.>> il mio consiglio suona quasi come un ordine e noto Daniel guardarmi perplesso.
<<No.>> mi dice a bassa voce come se non volesse farsi sentire.
<<Certo che per essere ubriaco fai tante storie! Toglitela o prenderai freddo. Non ho intenzione di ripeterlo un altra volta.>>
Senza lasciargli il tempo di rispondere afferro le estremità della maglietta e gliela sfilo senza fatica.

<<Come sei esperta.>> ridacchia senza guardarmi.
Gli tiro un colpetto sulla spalla e lo vedo irrigidirsi e contrarre i muscoli dal dolore.
<<Oh scusa, non volevo farti male>> Mento.
<<Ho freddo.>> Mugula sdraiandosi sul divano.

Gli alzo delicatamente la testa posando sotto di lui un morbido cuscino, gli tolgo le scarpe e la cintura dei jeans e in fine lo copro con il lenzuolo controllando che sia ben coperto.

Lo sento dire alcune parole incomprensibili che nella mia testa suonano come un "grazie".
Scuoto la testa rifiutandomi di crederci e mentre mi dirigo in camera apro la porta di quella di Ashley per vedere se è ancora sveglia.

La vedo sbadigliare assonnata e poi spegnere il pc con un sorriso.
Deve aver finito il lavoro immagino.
Accanto a lei c'è Helena che dorme profondamente.
Mentre sto per richiudere la porta noto il suo sguardo su di me.

<<Ti stava aspettando, poi quando ha visto che non eri arrivata ha chiesto se poteva stare qui.>> mi riferisce in un sussurro quasi come per giustificarla.
Sorrido annuendo e richiudo la porta dirigendomi in camera.

Mi cambio velocemente mettendomi un paio di pantaloncini morbidi del pigiama e una maglietta e velocemente mi infilo tra le calde coperte.

Non riuscendo a prendere sonno resto per più di un ora a fissare il soffitto buio.
Quello che è appena accaduto ha riportato in me ricordi di mio padre. Ricordi di lui che tornava a casa barcollando con una bottiglia di birra in mano invece che una rosa per sua moglie o un regalo per i figli.

All'improvviso sento un tonfo provenire dalla sala o dalla cucina che mi distrae da quello a cui stavo pensando.
Subito mi alzo a sedere spaventata.
La sveglia accanto a me segna le tre passate e subito sento il sangue gelarmi.

Prendo il vaso posto sulla scrivania e lentamente, con passi silenziosi, esco da camera mia.
Raggiunta la sala il mio cuore inizia a battere più forte e il mio corpo a tremare.
Prendo tutto il coraggio che ho ed entro.

Non erano i ladri come avevo pensato, ma Daniel che era caduto dal divano. Devo smetterla di pensare al peggio ogni volta.

Tiro un sospiro di sollievo e, posando il vaso sul tavolino mi dirigo verso del lui.
Mi inginocchio a terra cercando di svegliarlo scuotendogli le spalle delicatamente per non procurargli troppo dolore come prima.

<<Daniel.. Daniel.. Svegliati!>> continuo a scuotere sussurrando ma non accenna ad un movimento.
Gli strattono la coperta che nel frattempo aveva avvolto bene tra se e finalmente lo vedo reagire.

<<Che cazzo vuoi?>> Dice lamentandosi mentre cerca di recuperare il lenzuolo senza aprire gli occhi.
<<Alzati. E non mi rispondere con quel tono.>> Lo avverto alzando gli occhi al cielo.

Dopo vari richiami lo vedo alzarsi da terra per poi sedersi e infine sdraiarsi sul divano.
<<No! Non lì! Cadrai di nuovo!>> sbotto incrociando le braccia.

<<Non torno a casa mia, è tardi>> sbuffa coprendosi il viso col cuscino e tornando ad ignorarmi come prima.
Glielo strattono violentemente e lo guardo sorpresa.
<<Chi ti ha detto di tornare a casa? Alzati, devi dormire in un letto vero.>>

Si alza a sedere e con sguardo confuso dovuto anche alla sbronza alza un sopracciglio e mi fissa pensieroso.
<<Non ci sono altre camere vuote qui.>>
Abbasso lo sguardo per terra pur sapendo che nonostante sia diventata tutta rossa lui non può vedermi.
<<Infatti dormirai con me.>>

<<Oh..>> Resta a fissarmi titubante per qualche secondo ma poi mi segue in camera ancora confuso dalla situazione.

MADNESS - Un passato da dimenticare (IN PAUSA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora