3 - Hey, amica dei cieli e delle stelle

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Ricordava quel diario. Venia le fece scrivere qualcosa. E quelle parole erano come una macchia indelebile, che cerchi di cancellare e provi di tutto, ma la macchia è ancora lì.

Tornò a casa. Si sentiva stanca e accaldata, ma anche sconvolta e nervosa.

<<Merope!>> la salutò sua madre, con l'accento americano.

<<Mamma>> ricambiò Merope, accennando un sorriso imbarazzato.

<<Che cos'ha...>> il suo sguardo saettò sullo strano diario che Merope aveva in mano.

<<Di Venia?>> domandò, aggrottando la fronte.

Merope fece di sì con il capo e stava proprio per andare in camera quando sua madre la fermò.

<<Merope, mi dispiace molto per la tua amica

Ecco, che palle cosa vi dicevo?!

ma tu sei qui, e sei viva, e io ringrazio Dio ogni giorno per questo, ringrazio che tu non l'abbia accompagnata a quel GayPride>> disse, la faccia arricciata. 

Era la cosa più stupida che avesse mai sentito in vita sua. Ai genitori importa solo del bene fisico dei propri figli. A volte neanche si accorgono se stiamo bene o male moralmente.

<<Vado in camera, ho molto da studiare per gli esami>>

Sua madre l'abbracciò, cingendola forte a sé.

Ritornata nella sua camera, accese il telefono e vide un messaggio su Messenger da parte di Gabriele. Non lo aprì neanche. Voleva sapere a che ora dovessero incontrarsi, finendo la frase con mille e inutili emoticons.

Abbandonò il cellulare sul comodino e prese a rovistare le pagine del diario. Venia doveva proprio averle sfogliate tante volte perché i fogli erano arricciati.

Cominciò dalla prima pagina. Come nei libri, in alto era riportato il suo nome "Venia Giannuzzi", mentre, due centimetri più in basso c'era scritto: Voglio che questo diario venga letto da King. Se così non fosse, getta le tue sporche mani babbane dal mio diario"

-Tom Riddle

Merope sorrise. Riconobbe la sua scrittura, le dolci lettere delicate come la sua pelle e la sua voce.

<<Oh, Venia. Io sono tutto tranne che babbana>> sorrise di nuovo. Sempre nella stessa pagina, ma più in basso, c'era una frase scritta da Merope, e il testo recitava: "Con te mi libro, leggera, in cielo fino a riconoscere le stelle."

Ritornò nel passato, quando Venia aveva costretto Merope a tingere quelle parole sul suo diario. Era passato quasi un anno, se non qualche mese, quando Venia portava ancora i capelli lunghi...

<<Hey, amica dei cieli e delle stelle>> esclamò Venia e Merope sorrise in una maniera quasi imbarazzata. Ricordò le sue dita curiose indugiare altrove, sistemare il suo banco e riordinare l'astuccio e i libri.

<<Come mi hai chiamata?>> aveva sorriso e Venia fece lo stesso, spostandosi i capelli lunghi e biondi dalla spalla e facendoli sventolare. Nei suoi occhi baluginò qualcosa. Qualcosa di bello e interessante.

<<Reginetta del mio cuore, vuole lei incidere il suo marchio nel mio rumoreggiante diario di pensieri allucinanti perché possa rimanere ricordato nel tempo?>>

Merope le aveva strappato il diario di mano, facendo roteare gli occhi e mostrando un sorriso splendente. Si scostò i capelli e pensò a cosa scrivere. Ricordò di un libro che aveva letto in passato, trasformò a suo piacimento quella frase e cominciò a scriverla, gli occhi di Venia incollati al diario, poi sentì la sua voce vicino all' orecchio: << Se solo ti trovo a sbirciare i miei pensieri che nascono da questo difettoso marchingegno>> e si toccò la tempia destra con la punta delle dita, <<giuro che passerai le ore più brutte e di passaggio dalla vita terrena a quella ... come dire ... spirituale?>>

Cominciarono a ridere entrambe, mentre alcune ragazze le squadravano come a dire "Ma-cosa-fanno-quelle-scemotte?".

Se c'era qualcosa in cui Venia era brava era modificare le parole a suo piacimento. Inventare nuovi vocaboli con la speranza che questi venissero ricordati e apprezzati. Merope ricordò il vocabolo ciliegiante. Tutto ciò consisteva nell'unire parole che Venia adorava, associandole ad un qualcosa che le piaceva. Il suo frutto preferito erano le ciliegie e da qui la parola.

Mentre scorreva le pagine scorse ancora il suo profumo: una delicata fragranza che ricordava l'odore dei biscotti al cioccolato appena sfornati. Lacrime brucianti protestarono indegne, ma Merope, con un urlo interiore simile a quello di guerra, le ricacciò indietro. Basta piangere.

Prima pagina. 

Caro Smerald, ti scrivo ...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora