Ho scritto questo capitolo in compagnia di questa bellissima canzone di Justin Timberlake: "Mirrors"
Se vi imbattete in degli errori fatemelo sapere, grazie. Per me è importante. A te che accompagni i miei sogni. Non ti ringrazierò mai abbastanza.
10
Prima che Venia morisse, la scuola, il Liceo di Monopoli, aveva dovuto dire addio ad un'altra sua alunna. Si chiamava Loredana Lacci, conosciuta da tutti come Lana, e proprio in questo istante Merope stava fissando la foto sulla sua lapide al cimitero. I suoi occhi quasi ipnotici la fissavano in maniera eterea, con quel sorrisetto che ricordava molto lo stile "Peace and Love".
Era una ragazza piuttosto curiosa: vogliosa di conoscere il mondo e fare esperienze di ogni genere anche se, a volte, la cosiddetta "voglia di fare esperienza" può ucciderti. E Lana era morta proprio così. Una fine orrenda. Venia era molto legata a lei: si può dire che fossero amiche per la pelle. Entrambe avevano un senso spudorato per l'avventura e il divertimento.
Raccontare la loro storia sarebbe doloroso e io che vi sto parlando, Merope Mcraven, vi dirò cosa successe in seguito. Quindi restate con me ancora un po'.
Accanto alla lapide di Lana vi era quella di Venia. Venia Giannuzzi. La chioma bionda e lucente, il sorriso spavaldo, di chi la sa lunga, fin troppo lunga, pensò. Gli occhi azzurri e birbanti che ti fottevano il cervello.
Non meritavi quella fine.
Merope ricordava il funerale di Lana. E anche quello di Venia, ovviamente.
A quello di Lana, Venia si era presentata con degli occhietti piccoli e acquosi, iniettati di sangue. L'azzurro che si mischiava al colore del sangue. I capelli legati in una coda e delle ombre scure sotto a quegli occhi danzanti.
E Merope ricordava anche quello di Venia. Ricordava come si sentiva quel giorno. La tristezza si era impadronita di lei, lasciandole un buco nero che si ingrandiva a dismisura. In quel momento aveva pensato che il mondo era finito, che nulla avrebbe avuto più senso e che i suoi sogni si erano infranti nel momento esatto in cui quel terrorista aveva reso a brandelli lo stomaco della ragazza ciliegiante. Ciliegiante starebbe per "bellissimo", "favoloso".
<<Anche a te manca, vero?>>
Merope sussultò, poi i suoi occhi acquosi caddero su un volto imbruttito di ragazzo. Merope lo conosceva. Era Gian Stoppa. Amico di Venia e Lana.
Merope continuò a fissare il suo volto impietrito dall'apatia. I capelli biondo platino sporchi schiacciati sulla fronte. La pelle del volto che riluceva di un pallore che si mischiava al grigiore del cielo. Un tuono ruttò all'orizzonte, esclamando la sua indignazione agli umani che vivono sul pianeta Terra.
Il ragazzo si inginocchiò e toccò la lapide di Lana con la punta delle dita. Il suo volto si arricciò e dai suoi occhi indemoniati presero a incamminarsi delle lacrime.
Si portò le dita alle labbra.
Cominciò a piovere.
Caro Smerald,
mercoledì 14 ottobre 2015, ore 15.15
Smerald, avresti dovuto vedere la faccia di Emma Libanese quando ha scoperto che cosa ho fatto al suo motorino. Eravamo all'uscita di scuola e le lezioni erano appena terminate. Mi stavo addentrando nelle mie auricolari e nella musica quando ho sentito urlare alle mie spalle.
"Hey, BRUTTA STRONZA!"
Mi sono voltata e ho visto Emma che correva verso di me, infuriata. Non ho avuto neanche il tempo di difendermi che subito mi ha presa per i capelli, sbattendomi per terra.
"Troia" ho urlato, mentre tutti ci guardavano. Alcuni ridevano, altri filmavano, altri ancora fissavano e basta.
Ci siamo sistemate per le feste: schiaffi in pieno volto, gomitate eccetera eccetera. Poi è arrivata Merope, che subito mi ha afferrata. Bruciavo di una rabbia vivida. Ho riso, come una svitata e probabilmente tutti hanno pensato la mia stessa cosa.
In realtà, in quel momento, la mia mente ha registrato quel fiume di persone che ci fissavano come un branco di pecore idiote, che seguono la massa e non muovono un muscolo se gli altri non fanno la prima mossa.
Mi è venuto da piangere. Mi sono trattenuta. La mia reputazione ormai andata.
"Perché l'hai fatto, STRONZA?!" ha urlato ancora Emma.
"Ti ho sentita mentre parlavi male di me alle mie spalle", ho ribattuto, indignata.
"Voglio solo essere lasciata in pace, così da vivere la mia vita come voglio io! Se sono lesbica è un mio problema. Se faccio la puttana alle feste, come dici tu,anche questo è un mio problema! Faccio la puttana alle feste perché a me piace ballare e non guardare gli altri mentre ballano al mio posto!"
Me ne sono andata, correndo. Merope mi inseguiva e cercava di parlarmi.
"Quello che hai fatto è sbagliato " eccetera eccetera eccetera. Sempre la stessa preghiera, la stessa religione.
Le ho detto che avevo voglia di restare sola. Mentre mi incamminavo verso casa, dei ragazzi che passavano accanto col motorino hanno detto: "Non avvicinarti a me, pazza psicotica!" , il tutto accompagnato da risate beffarde e indignate e poi sono andati via.
Ho detto loro di andare a quel paese e poi ho pianto. Non volevo che andasse in questo modo. Che la nuova vita in un nuovo paese andasse così.
Che cos'è che rende strano il mio cervello?
Tua,
Venia
***
Caro Smerald,
sabato 24 ottobre 2015, ore 17.24
Le cose non potevano andare peggio a scuola, Smerald. Nei corridoi tutti stanno alla larga da me. A volte, quando mi vedono in circolazione, bisbigliano, fissandomi.
Anche Merope è fredda con me. Ci sono momenti in cui non mi parla e questa cosa mi spezza il cuore. Me lo frantuma completamente.
"Merope, che cosa ti ho fatto?" le ho domandato l'altro giorno.
"Venia" ha cominciato, bagnandosi le labbra con la lingua, "tu non sai ancora distinguere ciò che è giusto e sbagliato"
"Che cosa?" le ho chiesto, incredula. "Hai ragione. Forse quello che ho fatto ad Emma è sbagliato. Ma avresti dovuto sentire quello che ha detto sul mio conto. È sbagliato, non credi?"
E lo sai cos'ha risposto lei? Niente. Ha roteato gli occhi ed è andata via, come tutti gli altri. Pensavo che fossi speciale, Merope. Mi sono voltata e ho gridato il suo nome, ma niente. A volte è come se in mia presenza si vergognasse. Lancia occhiate furtive ai passanti e a stento mi ascolta quando parla.
Ho sbagliato nel dire a tutti che sono omosessuale. Questo è il risultato. La verità è che quando sei te stesso nessuno ti vuole. Preferiscono una persona diversa, una persona che non sei tu.
Pirandello ha ragione.
Ancora oggi Merope non mi parla.
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Caro Smerald, ti scrivo ...
Storie d'amore"Voglio ricordare ogni giorno come il più bello e sensazionale di tutti". Venia Giannuzzi aveva solo diciotto anni quando viene uccisa per mano di un attacco terroristico ad un GayPride. Come eredità, lascia ai suoi familiari un diario. Un diario n...