14 Agosto

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Caro Smerald,

Domenica 14 agosto 2016, ore 14:50

Tanti. Auguri. A. Me. Oggi divento maggiorenne. Le altre persone direbbero: "finalmente sono maggiorenne, non vedo l'ora!" E credimi, Smerald, aspettano questi benedettissimi diciotto anni solo per festeggiare, per mettere le loro schifosissime foto su Instagram o Facebook per far vedere che loro, oh, loro hanno festeggiato, loro hanno tanti amici, e così via.

Io non farò nulla. Me ne starò sola, stesa sul mio letto, a guardare il soffitto della mia camera, ad ascoltare le congetture dei miei pensieri, che ormai vanno dove vogliono. Ho deciso, da settembre inizierò il corso di recitazione e di canto. Voglio viverla questa vita, ed inizio da ciò che mi piace fare veramente.

Scrivere è diventato pericoloso. Non appena le mie dita hanno sfiorato i tasti della macchina da scrivere, un'immensa ondata di nostalgia, dolore e tristezza mi ha colpita come non mai: ho iniziato a tremare, piangere, mi sono gettata a terra, come quei tristi personaggi femminili che si vedono nei film d'amore, o come le protagoniste dei vari romanzi che ho letto. Stephen King mi direbbe che sono patetica, che per stare bene devo leggere e così via. Non riesco neanche a leggere. Se ricominciassi, crollerei, perché mi verrebbero in mente immagini di quando stavo con J – Smith oppure mi tornerebbe alla mente zio Carol e io non voglio ritornare nel passato, voglio andare avanti.

Oggi ho diciotto anni. Che schifezza. E io che fino ad un anno fa speravo che i diciassette anni fossero migliori. Non so neanche se continuare a sperare, ma dentro me c'è ancora questa vocina che mi dice di non arrendermi, che prima o poi J – Smith tornerà e che la felicità ... beh, anch'essa ritornerà. Ma so che è una cosa impossibile. L'orgoglio non me lo permette. Adesso penso a J – Smith come ad una persona che mi ha abbandonata quando io ne avevo più bisogno, che mi ha tradito, e che questo dolore mi ha spinta a stare peggio, mi ha spinta a ricordare cose che non avrei mai e poi mai voluto ricordare.

Adesso sono stesa sul letto della mia camera.

Le parole adesso non mi vengono, o sembrano non venire, oppure sono anche loro delle maledettissime stronze schifose.

Sento un nodo che mi stringe la gola.

Oppure sento un nodo nel braccio che non mi permette di scrivere. Ma che ne posso sapere io?

Ho le auricolari. Ascolto i The Smiths. Last Night I dreamt that somebody I loved me.

Stringo gli occhi. Nell'oscurità balenano delle immagini. Sembrano lampi. O fulmini.

Sento il suono della musica affievolirsi, perché non so a cosa pensare sinceramente, non posso permettermi neanche una macchina del tempo, perché vorrei tornare indietro.

Conto i minuti.

I secondi.

Lasciare che ogni minuto venga ricordato nel tempo, nella memoria infinita di quello che è il tempo.

E, a volte, sembra non passare mai.

Tua,

Venia

Caro Smerald, ti scrivo ...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora