Non ascoltare gli altri: insegui i tuoi sogni

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Cos'è la vita in realtà? Prendiamoci un po' di tempo e pensiamo insieme, i nostri cervelli che si muovono come all'unisono, nel cercare delle risposte al mistero che si cela dietro la vita che combattiamo. 

Per cosa, in realtà, combattiamo ogni giorno? Perché andiamo a scuola? Per sentire delle capre sbraitare, per sentirci dire che siamo delle nullità, per farci sentire degli inetti? 

Sono io sta volta a parlarvi: sono l'autore. Non ho mai creduto a niente di quel che mi dicevano gli insegnanti. L'ho sempre pensata a modo mio, e forse posso anche aver sbagliato, ma non m' importa. Se qualcuno ti dice di allontanare i sogni dalla tua vita, tu, invece, allontana quella brutta, schifosa, quella merdaccia di persona dalla tua vita. 

Non temere. L'oscurità non è per sempre. 

Presto saremo felici. 

Te lo prometto. 

Tu continua in questo cammino. 

Saremo felici, felicissimissimi. 

***

Caro Smerald,

Lunedì 7 marzo 2016, ore 19.45

Gli incubi sono ritornati, Smerald. E stavolta più forti di prima. Le cose con Merope vanno sempre peggio, mentre con J – Smith va tutto alla grande. Certo. Per ora. Comunque sto leggendo "Shining" di Stephen King. Lo adoro, letteralmente.

Parliamo dei miei incubi: sfociano nella mente come un terremoto, scuotendo i sogni e alterandoli in una maniera indicibile. Tutto appare nell'occhio del cervello, chiaro e tondo. Proprio l'altra notte ho sognato questo:

ero a Polignano a Mare, un paesino vicino Monopoli, con delle amiche di Lecce che ormai non vedo da un sacco di tempo. All'improvviso il mare si è gonfiato, e da esso sono scaturiti mille tentacoli guizzanti, simili ad antenne spiritate rivolte al cielo, nel vano tentativo di afferrare qualcosa, magari un pezzo di carne umana, per lacerarla, squartarla sino a che la carne non diviene poltiglia.

Ero in acqua, cercando di rilassarmi, nuotando e annaspando il lieve "cantore" salato che proveniva dal mare, in quelle acque così azzurrine e limpide che era molto difficile pensare a delle cose mostruose. Ma poi l'acqua si è alzata, provocando delle onde minacciose e tempestose, quella stessa acqua si è fatta più cupa, scura, sbattendo contro gli alti scogli che regnavano come grossi mostri fatti di pietra, e io non vedevo le sagome sfocate e traballanti delle mie gambe. Mi sono spaventata, ho gridato aiuto solo che nessuno mi sentiva. Il cielo si è riempito di terrificanti nuvole tempestose e dall'acqua sono usciti quei cosi, quei tentacoli, con le ventose disgustose che palpitavano, e io ho temuto che quelle ventose potessero afferrarmi la gamba, e stringerla, e tritarla, e squartarla, perché ricordo di aver letto "La nebbia" di Stephen King, e da allora ho tanta paura dei tentacoli. Non saprei dirti del perché di questo sogno.

La verità è che mi sembra di impazzire. Mi sento prigioniera dentro me stessa, e non so cosa fare per liberarmi da questa prigionia. La mia fronte si imperla di un sudore freddo, e vorrei tipo fuggire dal mio corpo, costruirmi magari una nuova pelle come fanno alcuni serpenti.

Sto pensando alla mia storia. La storia del libro, quella che ho inventato io, Smerald. È terrificante. Parla di una ragazza che impazzisce perché ha visto qualcosa che non avrebbe dovuto, qualcosa che riguarda il governo e i suoi misteri e tutti la giudicano come una "pazza" svitata. Qualcosa alla "Stranger Things". Sai, Smerald. Forse anche il governo ha un lato magico, o diabolico, perché tu non sai cosa succede "dietro le quinte". Tu non sai come si svolgono i fatti e le vicende, e chi in realtà guida questo paese. A me affascina il governo degli Stati Uniti e la famosa Route 66. Ha qualcosa di ignoto, ed è per questo che mi piace.

E della mia storia non ne sto facendo parola con nessuno.

Adesso, caro Smerald, ti sto parlando della mia di vita, non di quella della protagonista del mio libro. Ti sto dicendo questo perché non voglio confonderti.

Quando i tuoi famigliari dovrebbero essere i primi ad incoraggiarti a dare vita ai tuoi sogni. Invece neanche loro lo fanno. Devi contare solo e sempre su te stessa. E forse è questa la motivazione della mia "claustrofobia interiore". Credo di non farcela. O meglio, ne sono sicura.

Per tutta la vita non ho fatto altro che vedere persone che si lamentavano del proprio lavoro, che non avevano voglia il giorno dopo di alzarsi presto al mattino oppure che il loro salario non era molto fruttuoso.

Non voglio alzarmi dal letto al mattino sapendo che mi aspetta una giornata di cacca, e che la forza che mi fa alzare da quel maledettissimo letto è dovuta soltanto al fatto che mi spetta un gruzzolo da prelevare al capo.

Perché noi esseri umani siamo così infelici? Bene, la risposta è che inseguiamo i soldi e non i sogni.

Io sono per altre cose, e spero che queste altre cose si avverino perché adesso non sono felice, per niente.

Nessuno mi incoraggia: nonni, madre, e persino mio padre: proprio lui, che dovrebbe avere una mente più aperta. Proprio lui che insegna a degli adolescenti, che li guida in un cammino prosperoso e di ricchi avvenimenti.

E proprio mio nonno l'altro giorno mi raccontava della sua infanzia, di quando un signore anziano gli disse: "I sogni sono per i deboli. Devi lavorare per i soldi. A quei maledetti sogni ... beh, dà loro un calcio in culo." Poi ha continuato a dire: "Fino alla mia vecchiaia sono stato comandato da un ricco stronzo di merda"

Tutti mi spingono a lasciare i miei sogni, a vivere nell'infelicità.

Io non voglio fare questa fine, Smerald. Come fai a decidere del tuo futuro quando sai già benissimo di voler fare la scrittrice e l'attrice? Come fai a muoverti per realizzare i tuoi sogni?

E, scusa se te lo dico, ma non voglio fare la fine di molte signore o vecchiette che si vedono in giro. Hanno speso la propria vita sacrificandosi, a farsi il culo per pochi soldi, a perdersi dentro se stesse. Molte di loro mi dicono che la vita fa schifo, che ci sono solo drammi, che sono stati costretti dai loro genitori a fare quella vita "perché, oh, si, mia cara puoi starne certa, prima i tempi erano diversissimi. Già all'età di 10 anni lavoravo nei campi. Ero costretta da mio padre ad una vita austera, di puro sacrificio per la famiglia. Quel maledetto stronzo mi ha data in sposa ad un uomo che neanche amavo. Che bruci all'inferno, quello stupido pidocchioso. È tutta colpa dei miei genitori se ho fatto questa merdaccia di vita, sempre lavoro e casa e chiesa. Io volevo andare all'università, laurearmi in psicologia, ma mio padre non voleva. E così a 18 anni ero già sposata con quattro figli alle spalle."

E io che volevo gridarle, a quella signora: "E perché non si è ribellata? Perché non ha preso suo padre per il collo e non l'ha sbattuto al muro? Perché io l'avrei fatto, sai? E non incolpi suo padre per la merdaccia che è stata la sua vita, perché quella stessa vita era la sua, e doveva essere indipendente, doveva combattere per la felicità!"

E credimi, Smerald, l'avrei fatto sul serio.

Tua,

Venia


Caro Smerald, ti scrivo ...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora