Perchè c'è così tanto dolore?

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Caro Smerald,

Domenica 9 luglio 2016, ore 19.33

Giugno è stato il mese più bello che potessi immaginare. Dopo giornate di sole al mare, serate passate ad ascoltare musica rock, nottate perse in degli abbracci stratosferici, adesso J – Smith non c'è più. Se n'è andato. Per sempre, credo. No, Smerald! Non è morto. Anche se avrei voluto ammazzarlo con le mie mani.

Semplicemente non c'è più. E questa cosa fa male. E molto.

Tutto è successo sabato scorso. Ero andata al 1984 per ascoltare la sua band suonare, e appena sono entrata, facendomi spazio fra la folla, il mio sorriso si è spento, cosi come il mio corpo ha iniziato a collassare, pezzo dopo pezzo, come un enorme grattacielo che sta crollando, alzando polvere e detriti e fiamme.

Ricordo soltanto una canzone, quella degli Smiths, "There is a light that never goes out".

J – Smith mi stava tradendo. Stava pomiciando con quella sua amica che teneva in pugno la bottiglia di vodka e che ci guardava come affamata. Erano schiacciati ed avvinghiati in un angolo, la gamba di lei stretta alla vita di lui, le sue dita che stavano cingendo i capelli celesti del mio J - Smith, dove un tempo le mie di dita si erano perse. Ho chiuso gli occhi, mi sono voltata (finalmente libera dall'oppressione che mi stava straziando) e sono uscita dal locale. Il mio respiro era diventato rauco e in quel momento ho ricordato ... ho ricordato me da bambina, le mie urla, un uomo (LO ZIO CAROL! ADESSO LUI BRUCIA ALL'INFERNO. È MORTO! È MORTO TANTI ANNI FA! E IO CHE GLI PORTAVO SEMPRE DEI FIORI AL CIMITERO! CAZZO CAZZO CAZZO!), quest'uomo che si approfittava della mia innocenza. Perché il dolore si deve accumulare con altro dolore? Perché mi hai fatto questo, J – Smith?

Una sorta di vecchio panico si era intrappolato dentro di me, come un animale curioso che, scavando nel mio stomaco con i suoi artigli, finalmente ha visto la luce e forse ha pensato "oh cazzo, stupida ed ingenua Venia Giannuzzi. Finalmente posso uscire da questo tuo schifo di corpo ed andare a tormentare altre anime dannate! Non sopportavo più questo supplizio!!"

Adesso un nuovo panico si irradia nelle mie vene come droga.

Non sto bene, Smerald. Subito dopo essere tornata a casa, ho cominciato ad urlare, scossa da un tremito insostenibile. Ho iniziato a lanciare oggetti a caso, mentre la mia voce si faceva più rauca, più ... oscura. I miei genitori sono venuti in mio aiuto, mi hanno portata in ospedale dove alcuni "dottori della mente!" hanno fatto degli accertamenti.

"Ho ricordato" ho detto, la mia voce rotta e spezzata dai singhiozzi, mentre le lacrime ormai erano divenute un rubinetto aperto.

Appena J – Smith se n'è andato, ho ricordato. Forse per ricordare le cose brutte bisogna assaggiare un altro dolore. Il dolore: un succulento piatto di vermi e lamette che, se ingerite in fretta, ti portano ad udire il sussurro della morte. Quella figura malvagia incappucciata che mi sfiora le cosce e la vagina con le sue mani forti e rugose, e incrostate, e pungenti.

Ero molto legata a zio Carol, quando è morto ho sofferto tanto. Quando ero piccola, chiamava i nostri incontri "I nostri piccoli incontri segreti". Dio.

Mi raccontava sempre delle storie. Ho conosciuto Harry Potter grazie a lui. Mi faceva ridere, e diceva sempre che da grande sarei diventata una grande scrittrice.

"Tu farai scintille nel campo della scrittura, mio amor. " mi diceva, con quella sua voce rauca. "Ricorda. Se vuoi avere successo, e questo discorso è rivolto soprattutto agli scrittori, devi soffrire e patire. Solo dalla sofferenza e dal dolore nascono i best seller. Quindi, quello che ti farò adesso non sarà poi così brutto. Ti farò diventare famosa attraverso la sofferenza. Io credo in te."

ERO SOLO UNA BAMBINA DI SEI ANNI!!!! COME HAI POTUTO DIRE E FARMI UNA COSA SIMILE!!!

Ricordo tutto. MAMMA, BABBO! Gridavo i loro nomi in quel letto di ospedale, l'odore sterile che si approfittava di me, l'odore di pulito, di spirito, di cose lasciate lì e mai toccate. Non lo sopportavo. Stringevo gli occhi, per scacciare in fretta le lacrime, con la speranza che con loro sparisse anche il dolore. Ma quello era impossibile da evitare. Non si dimentica facilmente questa coltellata allo stomaco. E io non sto facendo altro che affondare sempre più la lama nelle carni già sanguinolente.

Adesso un'altra creatura si approfitta di me. Sembra un serpente, che striscia silenzioso e ... e morde quando meno te lo aspetti, stracciando organi, carne, e infettando il mio corpo con un veleno doloroso.

È una settimana che sono in ospedale, ormai. Nessuno è venuto a trovarmi, oltre ai miei genitori. Neanche J – Smith. E neanche Merope. Contavo su di loro. Adesso non mi resta altro che aspettare. Mi sento sola.

Per un attimo, solo per un attimo, ho temuto di navigare e perdermi in quel mare buio e tempestoso che era la pazzia. Stavo per perdere la ragione. E io non ho voluto ascoltare nessuno. Tutti mi dicevano di vedere uno strizzacervelli. Ma io non li ascoltavo.

E adesso convivo con questo ricordo di zio che ... si approfittava di me per farmi diventare una grande scrittrice di successo.

"Solo con il dolore possiamo scrivere grandi storie"

Tua,

Venia

Caro Smerald, ti scrivo ...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora