Se solo ti avessi qui con me non m'importerebbe neanche più di sognare, perché ormai i miei sogni si perderebbero nei tuoi occhi, insieme a te. Dal momento in cui ti ho visto, tutti i miei sogni erano legati a te. Tutti navigavano nella stessa direzione, nella strada per cercarti. Tutti.
Sei la mia fonte d'ispirazione, la forza che mi spinge a scrivere. Grazie.
Caro Smerald,
Domenica 31 luglio 2016, ore 11.34
Adesso lo so questo, Smerald: per essere ricordati bisogna fare cose tanto cattive. D'altronde, fai mille cose buone e tutti se ne dimenticano, ne fai una cattiva o sbagliata? Te la rinfacciano. Fai un errore? Sei condannato a morte per il resto della vita.
Ho deciso di prendere in mano la mia vita. Non appena sono uscita dall'ospedale, ho ricominciato a lavorare come cameriera in un pub. Forse sono un po' tesa, forse sento il cuore e il corpo stanco, stracciato. A lavoro tutti mi dicono: "Devi svegliarti!", oppure, "Ma cosa fai, dormi o stai in piedi o fai tutt'e due le cose?!"
Io mi zittisco perché non mi interessa. Ormai più niente mi interessa. Lavoro per non pensare. Lavoro perché in questo momento è l'unica cosa che mi fa stare bene. Scrivere sarebbe troppo doloroso, perché scrivere mi ricorda i bei tempi passati con J – Smith, che non si è più fatto vivo. Non si è nemmeno preoccupato di cercarmi, di telefonarmi, chiedendomi se stessi bene e io, ovviamente, gli avrei risposto che non va affatto bene, che sono in ospedale, ma avrei accettato la sua buona volontà, almeno così avrebbe dimostrato che gli importava. E io che credevo fosse dolce o roba simile. Stronzate. Sono proprio le persone all'apparenza più dolci le più stronze inimmaginabili. Per adesso non scriverò nulla, o almeno fino a quando queste ferite dell'anima non guariranno. Poi potrò riaprile e farle sanguinare nuovamente, ma solo più in là.
La mamma è davvero distrutta: con me è cambiata un sacco. Non è più dura come la pietra, anzi, la sua bontà mi fa sciogliere il cuore, ed è proprio questa bontà che sta raccogliendo i cocci che restano di quel cuore spezzato, spiegato, rivoli di pezzetti che aleggiano in un' ombra scura lì sotto, da qualche parte nel mio corpo.
Mi ripete sempre che le dispiace, che non avrebbe mai dovuto lasciarmi sola con lo zio Carol, ma in fondo, chi poteva saperlo? Solo io e, in ogni caso, la mia mente aveva rimosso tutto, fino a tre settimane fa. Quando ho visto J – Smith baciare un'altra – quelle stesse labbra che avevano sfiorato le mie – il mio corpo si è come spento per poi collassare in un miscuglio di mattoni e cenere e polvere. E poi ho sentito quella fitta al petto ... e l'oscurità aveva iniziato ad avanzare, prima lentamente, poi sempre più veloce. Una velocità impressionante.
L'ho sempre saputo, in fondo, sin dall'inizio: non avrei mai avuto J - Smith in quel modo. Certo, poteva darsi come amico, ma io credevo che mi amasse davvero. Come nessuno aveva mai fatto nei miei confronti. Ed è stata proprio quella certezza a farmi crollare.
Ma lui non mi bastava come amico, perché volevo di più, voglio quel pazzo sentimento che ti fa vibrare le ginocchia e lo stomaco.
Non voglio più innamorarmi. Le persone hanno preso il mio cuore e ne hanno fatto ciò che volevano.
Ed io come una deficiente sono ricaduta nel tunnel del desiderio e dell'amore. Proprio stamattina ho inviato un messaggio a J – Smith, che adesso si trova a Valencia o che ne so io. Come si scrive un messaggio dettato dal cuore? Non lo so. Ho digitato parole strane, un lungo messaggio di almeno quindici righe, ed ho aspettato una sua risposta.
Erano le 9:35 quando il suo messaggio è arrivato: "Okay. Grazie."
Non sto scherzando.
Cosa c'è in me che non va?
Tua,
Venia
STAI LEGGENDO
Caro Smerald, ti scrivo ...
Romance"Voglio ricordare ogni giorno come il più bello e sensazionale di tutti". Venia Giannuzzi aveva solo diciotto anni quando viene uccisa per mano di un attacco terroristico ad un GayPride. Come eredità, lascia ai suoi familiari un diario. Un diario n...