You are my "Starlight"

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Caro Smerald,

Sabato 18 febbraio 2016, ore 15.54

Smerald, devo raccontarti una cosa troppo strana. E sottolinea la parola strana nel tuo vocabolario perché la mia vita è una continua discarica di cose strane. Perché discarica? Non so, Smerald, non farci caso ... a volte non penso molto alle parole da scrivere perché sono sopraffatta da un'ondata di vocaboli e di frasi.

Bene. Cominciamo.

Prima di tutto: purtroppo la mia lotta contro le pillole sta calando. Sono costretta dai miei genitori a prendere quegli stupidi farmaci visto che hanno scoperto che io in realtà facevo finta.

Quando l'effetto inizia a farsi sentire, mi sento più leggera, come se il mio corpo librasse a mezz'aria, e senza pensieri, quasi felice. Io sono felice anche senza i farmaci, Smerald. Credimi. È solo in quelle notti buie e solitarie che mi lascio abbracciare dall'oscurità e dall'ignoto.

Non è finita qui, devo assolutamente raccontarti qualcosa di davvero strambo: per la prima volta in vita mia, ho provato qualcosa di diverso per un ragazzo. Una sensazione davvero ALTALENANTE. Ma io dico, come arciderbolina può essere successo? È vero che noi esseri umani siamo mutabili, che cambiamo col tempo, che le nostre emozioni sono influenzate dallo scorrere incessante delle tendenze, a mio parere. Dai, Smerald, che cosa sarà mai?! Mi dico sempre che non è niente, che passerà, che il mio "amore" per Merope non cesserà di esistere, anche se lei è complicata e ci sono volte in cui mi piacerebbe mandarla a quel paese, credimi. Provo ancora quell'inevitabile debolezza per lei, quella sorta di imbarazzo misto al terrore di perderla.

Comunque il ragazzo è il leader della band che suona al 1984's bar. La stessa sera in cui ho cantato, lui si è presentato e il mio cuore è sembrato ... cedere. Non so. Non riesco a spiegare. Caspita, quanto sta diventando difficile scrivere! Ehm, oddio, cosa stavo dicendo? Il fatto è che sto pensando a lui ... si, le mani iniziano a tremare e sudare e la penna diviene scivolosa. La stessa carta sulla quale sto scrivendo si fa umida. Il suo nome è Braedyn Stay , e ha radici australiane. Penso che l'Australia cominci a piacermi. Ovviamente scherzo, Smerald! Che cosa mi sta accadendo? Non mi riconosco!!

Il fatto è che da quella sera ho iniziato a frequentare più spesso quel bar e proprio ieri sono stata con lui. Okay, forse sembro un'adolescente alle prime armi con l'amore, ma per me è così. Queste sono le mie prime storielle frenetiche, e voglio ricordarle come meglio posso. Sono stata bene ieri insieme a "J – Smith". Non so perché io lo chiami in quel modo, ma mi piace.

Mi ha portata in un locale a Monopoli, stanchi ormai delle passeggiate fra le strade rese solitarie dall'inverno.

In questo locale si ballava, ma non è questo il punto: ovviamente, quando mi trovo a mio agio con una persona, inizio col parlare a raffica, e ho detto qualcosa di molto imbarazzante.

"Oh tranquillo, se sei gay puoi benissimo dirmelo."

Il suo volto si è corrucciato e poi le sue lebbra fine si sono alzate verso l'alto per dare vita ad un sorriso "baluginante".

"Io non sono gay"

Mi sono sentita sopraffare dall'ansia e la mia voce è sembrata scomparire dentro una coltre di nubi serpeggianti. Mi ha ingannata il fatto che cambiasse sempre colore di capelli, il fatto che portasse quel cerchio all'orecchio, che avesse un pearcing sopra al labbro superiore. Non sono una persona che giudica dalla copertina, ma quel ragazzo mi è sembrato ... non so.

"Oddio, scusami, io ... p - pensavo lo f – fossi ..."

"Tranquilla. Sai, questa è la cosa più carina che una persona mi abbia mai detto"

Abbiamo riso entrambi e ci siamo riscaldati con qualcosa di caldo. Una bevanda, Smerald, OVVIAMENTE!

Fra me e me pensavo: dico o non dico che sono lesbica glielo dico o no o mio dio che cosa faccio, se glielo dico se ne va e non ritorna e io non voglio perderlo è strano l'ho appena conosciuto cosa faccio COSA COSAAA

Non ho aperto argomento su questa faccenda. Può sembrare sciocco, ma ho avuto davvero tanta, ma dico tanta paura di perderlo. Perché quando dici ad una persona la verità, quella stessa persona ti guarderà in maniera altrettanto diversa, e poi si allontanerà da te, per sempre, lasciandoti con il ronzio del dolore e una stratosferica sensazione di vuoto. E io, Venia Giannuzzi, Smerald, non voglio questo. Ci siamo conosciuti, sorseggiando la nostra cioccolata calda, e io gli ho domandato da quanto avesse una band. Due anni, più o meno, suona la chitarra elettrica e in più canta. La sua band preferita: Guns n Roses e i Muse. A quel punto mi sono alzata dalla sedia e l'ho baciato sulla guancia. Non so perché l'ho fatto. Forse perché anche a lui piacciono molto i Muse, o perché il suo dolce faccino mi ricorda quello di Dylan O'Brien e io, – caspita! Caspita! – io adoro Dylan O'Brien. Ha un gatto di nome "Giulietto" – (cosa? Dici sul serio? Che razza di nome è Giulietto?!) – e un cane di nome Robinson Cruise.

Credo che mi piaccia. Ho amato i nomi dei suoi animali. È strambo, ha quell'aria spavalda, cambia colore dei capelli, le sue braccia altrettanto strambe tatuate. Ha un altro tatuaggio alla base del collo raffigurante una rosa rossa. Credo che mi piaccia sul serio.

Siamo andati a ballare sulle note di "Stray Hearth" dei Green Day

(Oh mio Dio dobbiamo andare a ballare. J – Smith, io adoro questa canzone!)

Mentre ballavamo lui mi ha messo il braccio intorno alla vita e mi ha sussurrato all'orecchio: "quale canzone ti piace dei Muse?"

"Starlight" ho urlato io.

Si è allontanato ed è andato a dire qualcosa al dj (o mio dio, Smerald, mi sento ignorante. Si scrive così, dj, vero? Va bene, non importa, basta che hai capito. È questo l'importante. Kissini). Poi è ritornato e mi ha sorriso, e ho sentito "Starlight", la mia dolce e tenera "Starlight" esplodere in discoteca, con le luci che andavano a ritmo di musica e che sovrastavano la mia pelle.

Hold you in my arms

I just wanted to hold

You in my arms

Questa canzone è stupefacente e altrettanto stupefacente è quello che provo quando l'ascolto. Ho stretto J – Smith in un abbraccio e siamo rimasti per un po' cosi, con la pelle d'oca che si irradiava come una malattia bellissima, con gli occhi che mi bruciavano talmente tanto che ho temuto di piangere. Per la prima volta nessuno mi ha guardata in modo strano. Nessuno che sussurrava o bisbigliava cose sul mio conto. E non ho pensato a Merope, a come a volte mi faceva senitre. Non ho pensato agli incubi nella notte, alla paura che provo ogni volta che mi avvicino al letto, all'insonnia, al malessere, alle pillole, a quella che molti dottori chiamano "depressione adolescenziale". Io non sono depressa, vorrei gridar loro. Mi mancavano solo certi contatti umani, pieni di meravigliosa bellezza. Mi ha sfiorato i capelli con la punta delle dita e mi ha baciata sulla testa.

You electrify my life

E forse era vero. Diamine, un giorno scriverò una storia basandomi su questa canzone dei Muse. Penso ... penso che uscirà qualcosa di bello.

Di ritorno a casa, mi ha accompagnata con la sua macchina e io non potrò mai dimenticare questo momento: la radio che sussurrava a basso volume "Africa" di Toto, lui che si avvicinava e cercava le mie labbra, io altrettanto desiderosa da lasciarlo fare. Quelle sue labbra fine mi hanno sfiorata e ho sentito un fremito di imbarazzo, vergogna, terrore, soddisfazione. Un'ala tempestosa di sentimenti che mi soffocavano, donandomi una gradevole sensazione di claustrofobia.

Ma con Merope tutto alla grande. Per ora. Credo.

Tua,

Venia 

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