Capitolo 26

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Coldplay – Fix You

Zayn aprì distrattamente il cellulare quella sera. Si era illuminato parecchie volte, ma lui non ci aveva fatto troppo caso, perché era impegnato.

Dieci chiamate senza risposta. Tutte di Anne.

Sbuffò spazientito: la migliore amica di Emily non gli era mai andata a genio. Ed era sicuro che il sentimento era reciproco. Provò a richiamarla, ma non rispose. Con un'alzata indifferente di spalle abbandonò l'apparecchio nuovamente sul piumone.

«Sei sempre al telefono» lo rimproverò Sam, seduta alla scrivania davanti a lui. Aveva i capelli sciolti in deboli onde e gli occhi marcati dall'ombretto nero. Gli piaceva quando liberava il suo spirito rock. Il mini dress di seta nera che si era infilata quella sera le calzava perfettamente. Aveva indossato i tacchi, ma se ne era liberata qualche minuto prima e li aveva abbandonati davanti alla porta d'ingresso della stanza d'albergo. Sam allungò la gamba verso di lui e fece strusciare il piede sul polpaccio nudo di lui mentre gli sorrideva maliziosamente. Lui rispose alla tentazione avvicinandosi a lei e iniziando a baciarla lentamente sul collo e sul mento.

Il suo telefono squillò di nuovo quando era sul punto di baciarla sulle labbra. Sam alzò gli occhi al cielo e sbuffando gli fece cenno di non rispondere. Ma Zayn non si lasciò convincere.

C'era qualcosa che non andava. Dieci chiamate non erano nella norma.

«Dimmi Anne» rispose svogliatamente e in tutta risposta ottenne un forte urlo.

«Sentito deficiente? È Emily, è in travaglio. Sei centimetri. Tu fai quel che ti pare» il chirurgo chiuse la chiamata prima che Zayn potesse replicare. Sentì come se tutto il sangue fosse defluito dalle vene. Guardò Sam con gli occhi sbarrati e provò solamente rimorso. La sua fidanzata stava avendo sua figlia e lui era sul punto di tradirla con un'altra.

«Devo tornare a Londra» mormorò mentre raccoglieva i jeans a terra. Andò via più veloce che poteva, non sentendo nemmeno ciò che gli urlava la ragazza.

Stava arrivando la sua bambina.

*

Emily non chiese di Zayn quando fu il momento di partorire. No, chiese a Mark e Anne di rimanere lì con lei. Suo padre Michael stava arrivando New York. Con lui c'erano anche James e Julia. La sua famiglia sarebbe stata lì presto. Jesse aspettò fuori con i suoi figli. Era stranamente contento, eccitato per la figlia della sua ex.

Lì vicino c'era anche Ian. Jesse non capiva realmente il perché della sua presenza, soprattutto non capiva come mai fosse così teso. Stringeva quel mazzo di fiori colorati con estrema forza tanto da rendergli le nocche già abbronzate pallide come un lenzuolo.

«Tra quanto potrò vedere la mia sorellina papà?» chiese ad un certo punto Chyler, guardando con i suoi grandi occhi verdi il padre che le sorrise.

«Credo a breve» la strinse in un abbraccio e sperò che quello che aveva appena detto fosse vero. La prima volta, quando nacque Chyler ci volle tanto tempo e la fine fu un cesareo d'urgenza perché la piccola si era attorcigliata al cordone. Jesse si ricordò di essere quasi morto per l'ansia in quella sala operatoria, con Emily stesa sul tavolo, pallida, il ventre aperto e incosciente. Si ricordò della paura che aveva provato quando l'idea di rimanere vedovo e probabilmente senza neanche sua figlia gli aveva sfiorato la mente.

A Zayn, a quanto pare, sembra non importargli niente, pensò. Era stato via per le ultime due settimane, a giro per il mondo e aveva tenuto il cellulare staccato, come se non stesse per diventare per la prima volta padre.

Hear my voice || Zayn MalikDove le storie prendono vita. Scoprilo ora