Chapter 30

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"I know I'm dead on the surface
but I am screaming
underneath"

Amsterdam, Coldplay

Era un gioco malato quello a cui stavamo partecipando ed io non ero sicura che ne saremo usciti vittoriosi.

Una mente tanto perversa da aiutare qualcuno come Noah non avrebbe esitato a fare del male a Shawn, a me o a chiunque di noi coinvolto in quella storia.
Non ero più certa che, anche dopo la morte dell'uomo che per tanto aveva tormentato la famiglia Mendes, saremmo stati al sicuro.

Dovevo parlare con qualcuno e sapevo chi era la persona più adatta a farlo.
I miei piedi si mossero prima che potessi realmente decidere dove andare ed iniziai a correre.

Le poche persone per strada mi guardavano stranite mentre, con il volto sconvolto e il fiato corto, correvo senza alcun riguardo per la loro passeggiata pomeridiana e senza scusarmi se, involontariamente, avevo tagliato loro la strada.

La casa di Shawn apparve ai miei occhi come un rifugio, cosa che la mia sala prove non era più.
Bussai con decisione alla porta aspettando con impazienza che questa mi fosse aperta.

Karen sbucò sull'uscio con un sorriso gentile che si tramutò in un'espressione interrogativa alla vista delle condizioni in cui mi trovavo.

"Lena, tesoro. Che sta succedendo?" Domandò con fare materno poggiandomi una mano sulla spalla.

Ingoiai la bile che sentivo in gola e ricacciai indietro le piccole lacrime che pungolavano gli angoli dei miei occhi.

"C'è Shawn?" Chiesi con voce incrinata.

"É da quel discografico... Non te lo ha detto?"

"Non sapevo fosse oggi..." Ammisi indietreggiando, pronta ad andarmene.

"Tornerà fra un'ora al massimo. Ti prego, entra." Mi invitò lei.

Sarei potuta tornare a casa, ma probabilmente non vi avrei trovato nessuno e stare da sola con i miei pensieri era l'ultima cosa che volevo in quel momento.

Seguii Karen attraverso il corridoio color crema sui cui muri erano incorniciate diverse foto di famiglia che spesso mi ritrovavo a guardare.
Come sarebbe stato se quelle pareti fossero rimaste spoglie di quei ricordi, se le stanze si fossero svuotate e della famiglia fosse rimasto in quella casa solo una lieve scia di memoria?

Riposi quei pensieri in un angolo.
In quel momento non sono ero nervosa per ciò che avevo appena visto, ma soprattutto per l'esito dell'incontro di Shawn alla Portland Records.
Detestavo sentirmi così, insicura riguardo a ciò che sarebbe potuto accadere.
Detestavo non avere il controllo della mia vita.
Detestavo non sapere cosa mi avrebbe aspettato.

Una manciata di minuti più tardi mi trovavo seduta al tavolo della cucina, davanti a me un piattino di porcellana sui cui era poggiata una fetta di torta alle fragole, e accanto a me Karen che, con un sorriso apprensivo, mi scrutava con i medesimi occhi del figlio.

Punzecchiai il dolce davanti a me, incapace di assaggiarne anche solo un pezzetto; avevo lo stomaco completamente chiuso.

Sapevo che Karen non mi avrebbe mai forzata a parlare e per questo le ero infinitamente grata.
Il suo sguardo su di me, tuttavia, mi stava spingendo al limite del sopportabile, non potevo più far finta di non star crollando a poco a poco sotto i suoi occhi.
Decisi così di parlare, ma non della talpa, quello non lo avrei fatto.
Se c'era una cosa che non volevo fare era dare a quella famiglia un altro motivo per andarsene anche se per loro sarebbe forse stata la cosa migliore.

Portland 2 » Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora