Chapter 44

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"To tell the truth, I can't believe we got this far
Running near on empty
I wish somebody would've told me
That I'd end up so caught up in need of your demons
That I'd be lost without you leading me astray"

Fade, Lewis Capaldi


Non pensavo si potesse sognare sotto effetto di droghe, eppure sognai un intero scenario che coincideva perfettamente con la vita che avrei voluto avere. Sognai una famiglia felice, un rapporto con Shawn senza che nessuno ci ostacolasse, delle amicizie solide e una nuova versione di me: spensierata e ignara della malignità delle persone.

Sbattei le palpebre numerose volte prima di abituarmi alla luce fioca che disturbava i miei occhi. Mi guardai attorno in confusione. Lottai contro un capogiro e mi costrinsi ad alzarmi dal letto sul quale ero sdraiata.

Dove mi trovavo?

All'improvviso ricordai tutto e sentii il mio battito accelerare. Dovevo scappare, ma da dove, poi?

Mi affrettati verso la porta, ma una voce alle mie spalle mi fece sussultare impedendomi di procedere oltre.

"Non lo farei, se fossi in te."

Mi voltai di scatto ed impallidii alla vista di Nash, seduto su una poltrona logora accanto alla finestra. Il mio primo impulso fu quello di correre tra le sue braccia, ma mi fermai. Lui non era qui per aiutarmi ed io non mi potevo fidare.

"Nash... Che cosa sta succedendo?" Domandai avvicinandomi a lui e tradendo me stessa quando la mia voce fece trapelare tutta la mia paura.

Nash abbassò lo sguardo verso le sue scarpe e per qualche secondo non disse nulla non facendo altro che aumentare il mio nervosismo.

La stanza in cui ci trovavamo era spoglia di qualsiasi decorazione ed odorava di chiuso. Il piccolo letto su cui ero precedentemente sdraiata, la poltrona logora ed un vecchio armadio erano gli unici mobili presenti. Le pareti ed il soffitto erano segnati dall'umidità che creava grosse macchie sulle superfici.
La finestra presente nella stanza era stata murata con travi di legno fissate al muro adiacente da chiodi arrugginiti. L'unica fonte di luminosità proveniva, infatti, da una lampadina che penzolava dal soffitto ed emetteva un bagliore aranciato.
Chi mai avrebbe potuto vivere in un luogo del genere?

"Qualunque cosa succeda, non uscire da questa stanza e fa ciò che ti dice. Forse così riusciremo a cavarcela." Finalmente Nash parlò, ma non fornì una risposta alla mia domanda.

"Di chi stai parlando? Nash, che cosa sta succedendo?" Chiesi nuovamente.

Nash si alzò dalla poltrona e fece un passo verso di me. Indietreggiai.

"Mi dispiace così tanto, Lena." Sussurrò lui guardando alle mie spalle.

Seguii la linea del suo sguardo e guardai la porta aprirsi cigolando in maniera sinistra. Davanti ad essa vi era Allen con uno sguardo tanto duro ed ostico che non avrei mai creduto egli potesse avere.

"Fratellastro e sorellastra nella stessa stanza, che carini." Disse Allen facendosi girare quello che riconobbi come il mio cellulare tra le mani. "Dev'essere brutto avere un traditore in famiglia; non è vero, Nash?"

Nash lo guardò con occhi carichi d'odio, ma rimase in silenzio.

"Di cosa sta parlando?" Chiesi a Nash facendo andare il mio sguardo da lui ad Allen, il quale sorrideva divertito.

"Non è quello che credi, Lena... Non devi credergli." Rispose in tono pacato.

Allen rise minacciando di raccontarmi tutto.

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