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Quattro anni dopo...

Sfrecciai tra le strade di Manhattan e in poco tempo arrivai di fronte all'edificio.

Scesi dalla mia Bmw e mi avviai verso l'entrata di quell'edificio. Mi fermai di fronte al cancello e guardai l'ora sul mio orologio. Mancavano cinque minuti. Mi guardai intorno, quel posto era pieno di persone che aspettavano.

Portai la mano destra nella tasca della mia giacca di pelle ed estrassi il mio pacchetto di sigarette, aprii il pacchetto e ne tirai fuori una, e mentre portavo quella sigaretta alle mie labbra, misi contemporaneamente il pacchetto in tasca.

Presi l'accendino e la accesi.

Dopo qualche minuto la finii, e nel frattempo continuavo a guardarmi intorno.

Famiglie felici.

Genitori che aspettavano i propri figli che uscissero dell'edificio, e appena nasceva un sorriso sul loro volto, capivi che loro figlio stava correndo verso di loro.

Buttai a terra la cicca e nello stesso istante sentii urlare "mamma!".

Mi voltai verso quella voce, vidi mio figlio correre verso di me e appena arrivò poco distante da me mi abbracciò la gamba.

"Ciao amore" dissi abbassandomi al suo livello, mentre gli accarezzavo i capelli ricci "com'è andata a scuola?" Domandai.

"Benissimo! La maestra mi ha detto che sono bravissimo a disegnare" disse felice.

"Ne sono certa, stai diventando come tuo padre" risposi lasciandogli un bacio sul naso.

Gli presi la mano e ci avviammo verso la macchina.

"Mamma! Mamma! Guarda! C'è il mio amico Kevin!" Disse indicando un bambino che teneva la mano ad una signora, probabilmente sua madre "ciao Kevin!" Urlò.

Il bambino si girò e appena vide mio figlio lasciò la mano di sua madre e corse verso di lui.

Si abbracciarono come se non si vedessero da tantissimo tempo, invece non si vedevano da qualche minuto.

Ci raggiunse anche la madre e ci presentammo.

"Piacere, Brenda" disse porgendomi la mano.

"Evelin" risposi e gliela strinsi.

"È il suo fratellino?" Domandò guardando i bambini che stavano parlando di cartoni animati.

"No, è mio figlio" risposi sorridendo.

Spostò il suo sguardo su di me, uno sguardo sorpreso della mia risposta.

"Ma scusami, tu quanti anni hai?" Domandò.

"Ventidue" risposi "ho avuto mio figlio a diciotto anni"

"Ma non dovevi finire gli studi?" Domandò ancora.

"No, li avevo finiti all'età di sedici anni perché ho dovuto iniziare a lavorare dato che la mia famiglia aveva problemi economici" risposi.

"E i tuoi genitori sono felici che hai avuto un figlio così giovane?" Domandò ancora.

Mi sembrava di essere nella centrale di polizia.

Odiavo quando mi facevano tutte queste domande.

"Sinceramente non lo so, mio padre è morto qualche mese prima che io scoprissi di essere incinta"

"E tua madre?"

"Mia madre morì mettendomi al mondo..." risposi triste.

Non avevo mai conosciuto mia madre, ma se era come mio padre non avrei mai voluto conoscerla.

The best part of me after him Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora