2. Breathless

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Un vortice.

Ecco cosa era Harry Styles. Un vortice pronto a risucchiare ogni cosa, pronto a travolgere ogni sensazione, ogni respiro, ogni attimo. Ed io mi ero lasciato catturare. Senza forze, avevo lasciato che mi attirasse al suo interno, che mi catturasse solo con quei pozzi verdi che aveva come occhi. Un mare verde in cui non potevo che annegare.

E mentre mi sbatté contro il muro di quel piccolo bagno, capii che ormai ero spacciato, troppo ipnotizzato dal suo essere. Si avventò sul mio collo, passandoci le labbra, leccando, mordendo ogni centimetro di pelle, pelle che, sotto ad ogni suo tocco, fremeva. E fanculo il fatto che fosse un perfetto sconosciuto, fanculo il fatto che stessimo andando decisamente troppo in fretta, ci sarebbe stato tempo. Dopotutto eravamo compagni di scuola, giusto?

Gemetti quando mi morse la mandibola, gemetti quando catturò il mio labbro inferiore tra i denti poco prima di avventarsi definitivamente sulle mie labbra, e mi sentii stupido, una dodicenne in piena crisi ormonale, perché io non ero solito lasciarmi andare cosi facilmente, abbandonarmi al piacere come se niente fosse. E mentre spinse la sua lingua in un'esplicita richiesta d'accesso, non potei che assecondarlo, voglioso di scoprire il suo sapore, la sua essenza. Ringhiò appena nel rincorrere la mia lingua, di farla sua, di esplorare ogni angolo della mia bocca. Inclinai leggermente la testa per avere maggiore accesso e sussultai quando spinse il suo bacino contro il mio, facendo scontrare le ormai più che evidenti erezioni.

"Mh" mugoló, continuando a strusciarsi oscenamente, stavo impazzendo.

"Harry." Provai a togliermelo di dosso prima che la situazione sotto si complicasse. Mi ignorò completamente, bloccandomi i polsi contro il muro per impedirmi ogni fuga. Dopodiché tornò a torturarmi il collo e, cazzo, se avesse continuato in quel modo, sarebbe stato difficile nascondere i segni ad occhi indiscreti.

"H-Harry, adesso bas-" Mi morirono le parole in gola quando, sollevando un ginocchio, lo fece scontrare con il cavallo dei miei pantaloni.

"Sì, Loulou?" sussurrò, con voce roca.

"Cazzo" imprecai, mordendomi il labbro inferiore per contenermi.

Lui ridacchiò prima di liberarmi i polsi e stringermi le natiche premendomi maggiormente a lui.

Okay, quello era troppo. Stavo impazzendo.

Mi sollevò in aria senza fatica, quasi pesassi quanto una piuma, e mi chiesi quanto cazzo fossero forti le sue braccia. Istintivamente, dando ascolto ai miei desideri, posai le mani sui suoi bicipiti contratti e wow, erano meglio di quanto potessi immaginare. Mi ritrovai a stringere quella pelle, mordere e assaporare, come se non potessi averne abbastanza e lui sembrò scattare sotto i miei tocchi cosi bisognosi di sentire, di sentirlo. Perché era reale, giusto? Non stavo sognando tutto.

Decisi di abbandonarmi a lui, fanculo le conseguenze, dovevo vivere quella passione, quelle emozioni che un ragazzo fottutamente bello, illegale, attraente, di cui conoscevo appena il nome, sapeva farmi provare. Così iniziai a rispondere ai suoi movimenti, mossi il bacino contro il suo e mi strusciai oscenamente fino a sentirlo gemere e, quando un ringhio roco gli salì lungo la gola, facendolo tremare appena, credetti veramente di impazzire, perché, cazzo, mi ritrovai a pensare che avrei fatto qualsiasi cosa, pur di risentire quel suono terribilmente tentatore.

Cercai le sue labbra e le morsi fino a farle diventare rosse, ancora più rosse, e succhiai e leccai e non capii più niente quando strinse maggiormente la presa sul mio fondoschiena fino a farmi ansimare, per poi, con uno scatto, avvicinarsi ad uno dei lavandini e poggiarmici sopra per poi prendere a slacciarmi la zip dei pantaloni, ormai incapaci di contenere l'erezione che, prepotente, richiedeva attenzioni e libertà. Intanto che armeggiava coi miei jeans, le sue labbra tornarono ad impossessarsi del mio collo e le mie mani tornarono a stringere i suoi capelli morbidissimi. Una volta riuscito nella sua impresa, mi abbassò di scatto i pantaloni, che mi finirono alle caviglie, e si infilò fra le mie gambe, massaggiando fortemente il rigonfiamento nei miei boxer. Socchiusi le labbra in un gemito che venne soffocato con un bacio tutto saliva e denti, quell'aggressività mi portò a desiderare di più, sempre di più.

Touch me || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora