19. Do you believe in magic?

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Era finalmente iniziata la pausa pranzo e mi trovavo, come al solito, di fronte al mio armadietto a riporre i libri appena usati - ovviamente si fa per dire. Avevo avuto la lezione di filosofia fino ad un minuto prima, sorbendomi, esasperato, le spiegazioni della professoressa che ci provava con me sin dal primo anno. Non che ci avessi provato molto, a farle capire che con me non avrebbe avuto la minima speranza, ma ehi, almeno potevo assicurarmi una bella media mella sua materia. Dopo poco, vidi Niall venire verso di me con la mani in tasca, la testa bassa. Aggrottai la fronte, guardandolo mentre si fermava davanti a me con sguardo afflitto.

"Sono un idiota, non è così?" chiese, guardandomi di sottecchi. Niall e i suoi sensi di colpa. Mi aspettavo sarebbe arrivato questo momento. Non lo faceva apposta a fare casini, davvero, solo, prendeva le cose con molta facilità e vedeva positività ovunque, spesso quindi non si rendeva conto di essere troppo ingenuamente diretto. E ovviamente, come sempre, ero io a dovergli tirare su il morale e fargli tornare il sorriso - non che mi dispiacesse, ci mancherebbe, mi ero preso questo compito ormai da tempo e valeva per tutti gli idioti dei miei amici, lo facevo con piacere.

In quel momento, Niall mi sembrava tanto un orsetto gommoso, l'ultimo rimasto nella confezione delle Haribo, a giaccere dimenticato dietro la piega della plastica che lo nascondeva.

E, okay, stavo decisamente delirando. A volte certi pensieri mi sconvolgevano irrimediabilmente, tanto da farmi chiedere se avessi bisogno di uno psicologo pronto ad analizzarmi spudoratamente corrompendomi con chupa-chups di ogni gusto.

Dio, ci risiamo. Pensai, rassegnato al mio triste destino. Probabilmente avrei passato la maggior parte dei pomeriggi seduto su una sedia scomoda di una sala d'attesa mentre sfogliavo amaramente riviste su riviste finendo per farmi una cultura di gossip di ogni tipo, il tutto nel tempo in cui aspettavo una qualche vocina stridula chiamare il mio nome, annunciando la mia seduta che, a suon di dolcetti esageratamente zuccherati, avrei superato nella speranza di scoprire quale grave problema mentale mi affliggesse.

Oh cazzo. Forse era più grave di quanto pensassi.

Scossi la testa furentemente, per scacciare quei pensieri assurdi che mi invadevano la mente. Riportai l'attenzione sul mio amico che, intanto, aveva preso a torturasi i lacci della sua improbabile felpa verde evidenziatore.

"No, sei solo... Niall" scherzai, dopo aver finto di pensarci su e riuscendo a strappargli un sorriso.

"Wow Lou, persino un termosifone riuscirebbe a consolarmi meglio" esclamò, ridacchiando. Sorrisi. Missione compiuta.

"Liam?" gli chiesi poi, guardandomi intorno nel caso avessi potuto scorgerlo da qualche parte.

"In classe... Credo che, sai, voglia evitare Zayn" rispose, tornando serio. Annuii.

"Dobbiamo fare qualcosa" dissi sovrappensiero.

"É tutta colpa mia" sussurró, guardandomi come un cagnolino bastonato.

"Zayn lo avrebbe scoperto comunque, non prendertela troppo, Nì" risposi, scompigliandogli i capelli. Ridacchiò, per poi fermarsi un attimo e guardarsi attorno, aggrottando la fronte.

"Ma... Harry dov'è?" chiese, stranito.

"Oh, dovrebbe arrivare tra poco. Prima mi ha mandato un messaggio dicendomi che una prof lo avrebbe trattenuto" spiegai. Io e Harry avevamo avuto la lezione precedente separata; lui aveva storia dell'arte. Non sapevo chi dei due fosse messo peggio, ma comunque.

"Capisco. Beh, io passo in mensa a procurarmi del cibo e torno da Lì, almeno gli faccio compagnia" disse poi, portandosi una mano dietro il collo.

Touch me || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora