"Lou?" disse con la sua voce roca, non appena risposi al telefono. Guardai distrattamente l'ora, erano le undici e mezza di sera ed ero sul punto di addormentarmi, visto che il giorno dopo ci sarebbe stata scuola.
"Ehi Haz" risposi, stropicciandomi gli occhi. Sentii un sospiro dall'altra parte del telefono.
"Stavi dormendo?" chiese, e potei immaginarlo mordersi il labbro inferiore.
"No, tranquillo avevo appena chiuso gli occhi. Qualche problema?" domandai, rivolgendogli tutta la mia attenzione e scacciando via il sonno.
"Non proprio ma, hai detto che potevo chiamarti se... beh..." Un altro sospiro. Non sapevo di preciso cosa fosse quell'emozione che si impossessò di me non appena sentii la sua voce che, quasi sconsolata, frustrata, si spezzava, incapace di continuare la frase. Era come se in quel momento, Harry, stesse abbassando le sue difese, come se avesse deciso di mostrarmi quel suo lato fragile che teneva nascosto dentro di sé, dietro quella maschera di arroganza e sfacciataggine che ostentava a indossare ogni giorno.
"Cosa posso fare per te?" chiesi poi, sperando davvero di poter fare qualcosa per lui, qualcosa che potesse farlo star meglio, che potesse tenerlo lontano dai pensieri che, nonostante per me fossero ancora sconosciuti, lo tormentavano.
"Niente, solo... avevo bisogno di sentire la tua voce... di sapere che ci sei" sussurrò, e il mio cuore perse un battito. Mi passai una mano tra i capelli. Davvero gli bastava quello per star meglio? Davvero gli bastavo io? No, impossibile.
"Parlami, Lou" continuò poi.
"Non so cosa dire, in realtà" mi limitai a dire. E mi diedi mentalmente dello stupido perché, cazzo, ero patetico. Non avrei dovuto dargli una risposta simile quando sembrava aver bisogno di sentire che lo avrei appoggiato, aiutato, sostenuto in quella che pareva tanto una battaglia interiore, che si svolgeva dentro di lui ogni qual volta si trovasse, appunto, solo, vulnerabile.
"Scusa se ti ho messo a disagio... Lascia perdere, ci vediamo domattina, okay?" chiese, e subito scattai sull'attenti.
"No, Harry, aspetta. Scusami tu, sono un coglione... È che mi hai sorpreso, tutto qua. Ma, davvero, mi fa piacere sapere che in qualche modo possa aiutarti" spiegai alla bene e meglio, cercando, allo stesso tempo, di far chiarezza dentro di me.
"Vorrei che fossi qui" disse solo. E sembrava così sincero, senza alcuna traccia di malizia o doppio senso nella voce. Il che mi bloccò il respiro per un attimo e mi ritrovai a pensare che, sì, lo avrei voluto anch'io. E prima di pensarci troppo, mi alzai da letto e mi infilai un paio di scarpe.
"Dammi cinque minuti e sono da te" risposi, prontamente. Se c'era una cosa che mi caratterizzava particolarmente era il mio agire d'impulso, senza pensare troppo alle conseguenze in quel preciso momento di follia.
"Cosa?! No Lou, non-" provò a dire, ma subito lo interruppi.
"Niente storie, sto arrivando." E così chiusi la chiamata. Mi guardai allo specchio e decisi che sarei uscito così com'ero. Indossavo un paio di pantaloni grigi della tuta ed una t-shirt nera, e mi dissi che per dormire sarebbe andata più che bene. Presi un cambio per la mattina dopo, le chiavi, il telefono ed infilai una felpa, prima di lasciare un post it a mia madre, attaccato al frigorifero con una calamita, in cui le dicevo che per un 'cambio di programma improvviso' sarei rimasto a dormire da un amico, e che le avrei spiegato tutto il giorno dopo. Dopodiché, il più silenziosamente possibile, uscii di casa e presi la macchina.
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Touch me || Larry Stylinson
FanfictionLouis, studente dell'ultimo anno, si ritroverà in classe un Harry alquanto disponibile nei suoi confronti già dal primo momento in cui i loro sguardi si incontrano. Attrazione. Passione. Desiderio. Potrà, da tutto questo, nascere qualcosa di più pro...