Il volto del dolore

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"Cara amica mia,
Forse non so nemmeno io quale sia la causa di questa lettera, o forse è talmente indelebile nella mia mente da tempo che non riesco a capire quale sia.
Vedi, la prima volta che ho messo piede a scuola nessuno voleva sedersi vicino a me.
Persino parlare con qualcuno era impossibile per me.
Tutti mi evitavano e ridevano di me.
Certo, una malattia come la tetraplegia non è comune e non è facile abituarsi alla convivenza con una persona che ne è affetta, però...
Nel mio cuore ho sempre pregato, pregato e ancora pregato che tutto potesse cambiare.
Che le persone imparassero a riconoscere quelle poche qualità che ho, che la malattia mi lasciasse finalmente libera e che trovassi anche io la mia porzione di felicità.
Quando ho notato che le frecciatine verso di me stavano aumentando, sono sprofondata nello sconforto più totale.
Ho iniziato a chiudermi sempre di più in me stessa e a parlare sempre meno.
Le ferite nel mio cuore sono aumentate, la mia opinione di me stessa andata in mille frantumi.
Poi, però, in mezzo alla tempesta sei arrivata tu.
La mia ancora di salvezza, l'unica persona che mi abbia veramente accettata per il mio essere semplice e genuina.
L'unica che abbia mai agevolato i miei spostamenti, permettendomi di muovermi con una maggiore facilità.
Nonostante i tuoi gesti pieni d'amore sincero, il mio cuore e la mia mente continuano a ripetermi che la mia vita deve terminare.
Che non sono fatta per il mondo, e il mondo non è fatto per me.
Che la mia presenza o la mia assenza non fanno la differenza.
Ma tu sappi che sei stata il sale delle mie ultime giornate da persona leggera e, almeno un po', spensierata.
Non potrò mai dimenticare quello che hai fatto per me!
Non rimpiangere la mia partenza per questo nuovo viaggio; io sarò sempre con te.
Sarò il vento che ti accarezza i capelli, i passerotti che cantano e l'acqua del mare.
Sarò l'essenza della tua vita e l'angelo custode dei tuoi giorni.
Con enorme stima e affetto,
la tua Jennifer."

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