Capitolo 10

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LA VITA SEGRETA DI UN RIVOLUZIONARIO

Parte I: Enjolras.

Un leggero mormorio generale e un sorriso incoraggiante da parte di Jehan misero fine anche a quella faticosa giornata.
La vita da Leader degli Amis non era affatto semplice. Meno che mai da quando erano diventati un partito vero e proprio, e agli incontri non c'erano solo loro nove, ma anche altre persone.
Senza dubbio così il lavoro era molto più gratificante, ma estremamente più faticoso e snervante. Il loro nucleo "familiare" c'era ancora, certo, ma dovevano anche comportarsi in un determinato modo per fare una buona figura, e non era sempre facile.
Soprattutto con Grantaire che beveva come se non ci fosse stato un domani.

Raccolse da terra la sua borsa, ci infilò i libri che aveva estratto durante l'assemblea e iniziò a riordinare le sedie e i tavoli.
Circa mezz'ora dopo era in strada diretto verso casa sua, a piedi perché non aveva mai avuto il tempo... O la passione necessaria per prendere la patente.
No, non era stata per niente una giornata rilassante. Aveva dovuto alzarsi alle quattro per ripassare in vista di quel maledetto esame che avrebbe dovuto svolgere la settimana successiva, poi era corso all'Università, e quando finalmente ne era uscito non aveva nemmeno avuto il tempo di mangiare e si era subito affrettato a recarsi alla sede di quel famoso giornale... Di cui fra l'altro non ricordava nemmeno il nome, dove da un po' di tempo scriveva articoli di politica per guadagnarsi da vivere.
E poi diretto al Musain per quella riunione. E se non fosse stato per la fedele bottiglietta d'acqua che il coinquilino gli aveva saggiamente infilato nella borsa probabilmente non si sarebbe nemmeno ricordato di dover bere e sarebbe morto di sete... A soli ventitré anni... In effetti non sarebbe stata una bella cosa. Doveva ricordarsi di ringraziarlo.

Salì pesantemente le scale che conducevano al suo appartamento, grazie al cielo solo al secondo piano, e spalancò la porta senza bussare.

-Bentornato Apollo, iniziavo a pensare che ti fossi messo a litigare con un poliziotto sui diritti dei cittadini come l'altra volta.

-Non è stata colpa mia!- scattò subito sulla difensiva, mentre Grantaire si avvicinava per sfilargli la borsa e la giacca, funzioni vitali che dopo più di quindici ore di lavoro ininterrotto non era più in grado di svolgere autonomamente.

-Grazie...- mormorò appena, mentre l'altro si affrettava a tornare ai fornelli, dove stava preparando la cena, ormai praticamente l'unico pasto della sua giornata.

-Solo per la giacca? Non devi disturbarti per così poco- sghignazzò il moro.

-No, non solo- si lasciò cadere pesantemente su di una sedia -per tutto. Per la bottiglietta d'acqua, senza penso che oggi sarei letteralmente morto di sete, per la cena, sai che in cucina sono un disastro e vivere di take away non penso che sarebbe il caso. E anche grazie perché mi sopporti, so di essere intrattabile la sera.

-E grazie per tutti i trasporti notturni non me lo dici?- rise nuovamente l'altro, anche se iniziava ad essere irrequieto pure lui.

-Stanotte ti ho letteralmente sollevato dalla scrivania dove ti eri addormentato mentre studiavi e appoggiato sul letto- spiegò.

-Grazie- si affrettò a ripetere il biondo, mentre si alzava per preparare la tavola, ma Grantaire fu più rapido e lo spinse nuovamente a sedere.

-No, stasera faccio io.

-Fai sempre tu...

-Appunto, io... Devo parlarti. Sul serio- spense il gas e si inginocchiò sul pavimento per essere più o meno alla sua stessa altezza.

-Lavori troppo, Enjolras. Così non va bene. E non mangi. Lo vedi come ti sei ridotto? Tra un po' non sarai più nemmeno in grado di parlare! E tu devi parlare, sei un universitario, un leader politico... Capisco come tutto questo possa essere snervante e faticoso. Ma non ti permetterò di ridurti al patimento, hai capito?

-Ne abbiamo già parlato. Ce la posso far...- tentò di alzarsi ma ricadde pesantemente al suolo, esattamente sopra il suo coinquilino, che però fu abbastanza rapido da prenderlo al volo.

-Enjolras no. Domani hai riunioni con gli Amis?

-Ne fai parte anche tu, dovresti saperlo...

-Comunque no- aggiunse, in risposta ad un'occhiataccia da parte del moro.

-E allora salti anche le lezioni all'Università e te ne stai a casa a riposare.

-Ma devo andare al giornale.

-Dai malattia! Non voglio sentire scuse, così non puoi andare avanti!

-Grant...- provò a ribattere, prima che le sue labbra venissero fermate da quelle dell'altro.

-Le labbra dei rivoluzionari non sono fatte per baciare- si lamentò Enjolras, senza però abbandonare la presa sul corpo di Grantaire.

-Lo so... Ma forse è meglio se ne parliamo un'altra volta- gli sussurrò in risposta; la voce resa roca dalle loro lingue che si cercavano.

Afferrò Enjolras per il braccio e lo spinse contro la gamba del tavolo per poter approfondire il contatto, e un po' alla volta anche il Capo si mise a rispondere ai suoi movimenti.

Si stavano baciando contro il piccolo tavolo della cucina, inginocchiati sul pavimento, con il sole ormai tramontato e la luce spenta da un braccio che era accidentalmente finito contro l'interruttore. E nonostante ormai le fiamme dell'amore e della passione li avessero avvolti completamente, e tutta la loro logica fosse andata a fare la penichella, l'unica parola con cui si sarebbe potuto riassumere quel gioco di labbra, occhi e mani che si cercavano sarebbe delicatezza.

Sì, è incredibile quanto un rivoluzionario sappia essere dolce e delicato al momento di amare. Ma forse anche il ragionamento è scientifico.
Un uomo abituato a maneggiare cose leggere, frivole, semplici, come possono essere un computer o una macchina, non nota la differenza fra queste ed un essere umano, e le tratta... Sempre con dolcezza, non dico che un impiegato non sia capace di amare... Ma con... Semplicità, diciamo.
Ma un uomo, che è abituato a vivere, a lavorare con "cose" immense, come possono esserlo un fucile (la guerra, la possibilità di dare la morte, di togliere la vita, non è qualcosa di troppo grande e pesante per un uomo?) o un ideale, qualcosa di mille volte più grande di lui, quando si ritrova con tra le braccia un altro essere umile e "piccolo" come lui, sente di avere in mano un vaso di cristallo, qualcosa così fragile che potrebbe rompersi al minimo movimento errato.

E da qui nascono le piccolezze che rendono così speciale il rapporto fra due rivoluzionari... Che amano qualcos'altro oltre alla Patria. Il tocco delle dita, il tatto, c'è la passione, certo, ma anche la delicatezza, le mani corrono leggere, morbide, le labbra uguali. Gli occhi, abituati alle fiamme feroci dell'ideale, si imporporano di quelle dolci dell'amore, le camicie che hanno conosciuto il contatto con i fucili e il sangue vengono per un istante abbandonate al pavimento, ormai senza più proprietario, e la pelle torna a conoscere altra pelle.

Così quando il giorno successivo l'alba tinse d'oro Parigi, la luce pallida e rosea che si infilò nell'appartamento di Enjolras e Grantaire poté assistere allo spettacolo dei due ragazzi nudi, abbracciati sul pavimento, con finalmente un'ombra di sorriso a colorire l'incarnato pallido di un viso solcato dalla fatica del lavoro, ma anche dalla speranza dell'amore.


Questo capitolo è opera di Misteriosa00Jam.

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