Enjoltaireland

Capitolo 23

-Bel discorso, Apollo- lo salutò Grantaire vedendolo scendere dal palco.
Enjolras sorrise timidamente e mosse un passo verso di lui: -Grazie.
-Sei quasi riuscito a convincere anche me- continuò l'altro, appoggiandogli una mano sulla spalla.
Il Leader sentì il calore trapassare la leggera stoffa della camicia e raggiungere la pelle, trattenne il respiro, il calore si stava spostando verso il basso, a tempo con la carezza di Grantaire che scendeva verso il polso, con quella dolce lentezza che era diventata una specie di loro saluto personale.
Desiderò che quella volta non si fermasse, che andasse avanti fino ad intrecciare le dita alle sue...

-Enjolras, dove sei finito?- la voce di Combeferre fece spostare la mano del moro all'istante.

<<stupido Combeferre>>

-Sono qui- rispose lentamente, cercando invano di calmare il battito del suo cuore impazzito, almeno prima che l'amico lo raggiungesse.

<<troppo tardi>>

-Enj... tutto bene?- gli chiese, notando la sua espressione attonita.

-Sì, sì, vi raggiungo subito- rispose, guardando Grantaire allontanarsi.

In ogni caso lo sapeva. Lo sapeva e doveva ricordarselo. Anche senza l'interruzione della Guida, Taire si sarebbe fermato comunque. Non avrebbe mai osato toccarlo in modo così intimo...

-Enjolras, abbiamo bisogno di te, adesso- ancora una volta la voce dell'amico lo riportò alla realtà -quindi togliti quell'espressione d cane bastonato e vieni con me.

-Si nota tanto?- chiese, arrossendo all'istante.

-É più lampante di una luce led.

-Ma tranquillo- aggiunse vedendolo impallidire -lui non si prenderà mai il permesso di sperarci, almeno finché non ti decidi ad essere sincero con lui.

-Non capisco...

-Prima o poi capirai, e quel giorno sarà grande. Più grande di qualsiasi presa della Bastiglia.

Quello erano lui e Grantaire. Due primi gemelli, vicini ma non abbastanza per toccarsi davvero. [Da Paolo Giordano, La Solitudine dei Numeri Primi].

Questo capitolo è opera di Misteriosa00Jam.