Capitolo 14

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LA VITA SEGRETA DI UN RIVOLUZIONARIO

Parte V: Jehan.

Non aveva mai avuto un particolare legame con Feuilly. Certo, si erano sempre voluti bene e avevano piacere a stare insieme, ma l'amicizia che provava per lui non era nemmeno lontanamente paragonabile a quella con Grantaire o con Bahorel. Forse perché erano entrambi due uomini generalmente molto tranquilli e silenziosi, e che quindi si trovavano meglio in compagnia di una personalità più vivace per contrasto.

Ma quel giorno, mentre il Musain era sommerso dal caos, sembravano felici di starsene uno accanto all'altro, seduti ad un tavolo in fondo alla sala, l'uno a scrivere poesie e l'altro semplicemente rilassato per un istante dal lavoro. Non ricordava come fosse cominciata esattamente: probabilmente Joly aveva avuto un attacco di nausea, che poi si era protrasso talmente a lungo che Enjolras aveva perso la pazienza e gli aveva intimato di smettere di inventarsi scuse per non fare riunione. Bossuet era subito intervenuto in difesa del coinquilino, e successivamente anche Grantaire si era inserito a spalleggiare Enjolras. Poi Bahorel e Courfeyrac si erano avvicinati nel tentativo di farli ragionare, mentre Combeferre cercava di mantenere l'ordine fra il resto dei membri del partito.

Ad un tratto percepì il tocco della mano di Feuilly sulla sua.

-Jehan?

-Mmmmh?

-Per favore mi accompagneresti cinque minuti fuori da qui? Già oggi in fabbrica è stata dura e ho un brutto mal di testa. Potresti leggermi qualche poesia. Sempre se non ti disturba.

-Ma certo!

Si erano alzati in silenzio, facendo appena cenno a Combeferre, e poi si erano rifugiati in strada, richiudendosi pesantemente la porta alle spalle.

-Oh! Finalmente un po' di tregua!- aveva esclamato l'artigiano, una volta raggiunta una viuzza secondaria più silenziosa. Da lì avevano preso a camminare in silenzio, fatta eccezione per alcuni brevi minuti in cui Jehan leggeva qualche poesia.

Ad un tratto si erano avvicinati a loro due uomini sulla trentina: -Scusa, posso avere un'informazione?

-Si da del "lei"- sbuffò Feuilly, prima di immobilizzarsi all'istante.

-Oh! Ma certo!- rispose gentilmente il poeta, facendo un passo verso di loro.

-Di cosa avete bisogno?- chiese ancora, avvertendo la presa dell'amico sul suo braccio: -Jehan, sono ubriachi, andiamo via!

Lui lo scacciò con un gesto della mano e tornò a parlare con i due.

-Di soldi!- rise il più basso, un ometto dalla barba inspida e i lunghi baffi rossi.

Improvvisamente vennero immobilizzati al muro dalle braccia forti degli altri due. Certamente qualche altro Amis si sarebbe difeso alla grande da una stupidaggine del genere, bastava una minima spinta e con tutto l'alcol che i due uomini avevano in corpo sarebbero potuti facilmente scappare, ma loro non erano esattamente il prototipo dei palestrato modello, e soprattutto non avrebbero mai sfiorato una mosca, quindi era assolutamente impensabile che facessero il minimo gesto per difendersi.

Feuilly lanciò un'occhiata preoccupata all'amico: -Abbiamo lasciato i portafogli al Musain!

Già, nella fretta di uscire non avevano portato altro che le loro giacche e il quadernetto di poesie di Jehan, dopotutto non pensavano di tornare molto dopo.

-Allora? Tirate fuori i soldi!- ghignò l'altro uomo -oppure non ne avete?

-Signore, a dire la verità, no, è pregato di lasciarci andare!- gli rispose gentilmente Jehan, che a quanto pare non aveva ancora capito che con i criminali, soprattutto se ubriachi, non aveva senso essere così dolci, anche perché stavolta nemmeno i suoi profondi occhioni azzurri avrebbero potuto salvarli se non si fossero decisi a fare qualcosa di concreto.

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