Capitolo 12

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LA VITA SEGRETA DI UN RIVOLUZIONARIO

Parte III: Courfeyrac.

-Courf?- una voce soave e cristallina lo risvegliò dai suoi pensieri.

-Sì?

-Va tutto bene?

Stava per rispondere che 'sì, certo, andava tutto bene, perché mai preoccuparsi?', ma lo sguardo allo stesso tempo dolce e teso del poeta che era apparso davanti a lui lo fece desistere.

-No, Jehan, non va tutto bene- sospirò, spostandosi leggermente a destra per fargli spazio sul letto.

-Cosa c'è?- insistette l'altro, con quella sua infantile innocenza che lo portava a porre qualsiasi domanda con naturalezza, unita a un paio di immensi occhi azzurro cielo che avrebbero fatto intenerire anche Hitler. Ma vide bene di evitare di diventare geloso del Dittatore, che già una volta aveva terrorizzato il coinquilino con un urlaccio in seguito alla sua genuina affermazione 'io amo Dante'.

Prese tempo cingendo il corpo del ragazzo e facendo aderire la sua schiena contro il proprio petto. Poi prese fiato, una, due, tre volte. No, non funziona. Tanto valeva andare dritti al sodo.

-Mi hanno bocciato, Jehan.

Percepì la schiena del poeta irrigidirsi all'istante, mentre gli accarezzava nervosamente i lunghi capelli biondi.
L'altro dal canto suo era rimasto spiazzato. Effettivamente avrebbe dovuto farsi venire il dubbio che non fosse andato tutto bene alla laurea di Courfeyrac dato che alla festa che avevano organizzato in suo onore non si era nemmeno fatto vedere e al telefono aveva semplicemente detto che si sentiva davvero poco bene e alla temibile domanda 'come è andata' aveva riso e risposto con un 'come va sempre a me!'. Ma dato che normalmente con un misero sei se la cava, avevano dato tutti per scontato che fosse andata più o meno così o che semplicemente fosse in vena di scherzare. Solo ora si rendeva conto del nervosismo nascosto in quella risata.
Poi improvvisamente cominciò a tremare.

-Jehan... Cosa succede?

Ma la domanda di Courfeyrac non ricevette risposta. Il giovane si alzò in piedi e corse via piangendo.
Lui da parte sua non riusciva a capire. Poteva immaginare che il cuore dolce e generoso del poeta fosse dispiaciuto per lui, ma era impossibile che fosse fuggito via per così poco, anche perché se proprio fosse stato tanto scioccato sarebbe quantomeno rimasto con lui a consolarlo.
Ma in quel momento aveva ben altro a cui pensare.

Da quando era andato all'Università tutto era stato un disastro. A partire dalla morte prematura dei suoi genitori in un incidente stradale. Si era così ritrovato improvvisamente solo, dato che anche sua sorella si era trasferita in America. Di certo il suo ultimo pensiero in quegli anni era stato lo studio, anche se bene o male con i misericordiosi aiuti di Combeferre si era tirato avanti a sei. Poi però la laurea era stata un disastro totale. Non aveva mai perso tempo a mettere giù una tesi decente e si era giusto salvato all'ultimo con una o due notizie copiate da Wikipedia. Come se non bastasse davanti agli esaminatori gli era presa un'ansia improvvisa e aveva letteralmente fatto scena muta. La festa che avevano organizzato per lui i suoi amici era andata a monte, anche se con una scusa o con l'altra non aveva mai raccontato loro come fossero veramente andate le cose. Ora però era nei guai. Dati i suoi pessimi risultati la scuola si era rifiutata di ammetterlo nuovamente, e certamente lui non aveva abbastanza passione per tentare con qualche altra università simile. Aveva scelto Diritto solo perché era la facoltà che frequentava anche Enjolras e così poteva chiedergli sempre gli appunti. E di certo il biondo non era uno che perdeva tempo a spiegargli come fosse indispensabile che studiasse da solo e tutte quelle menate da Combeferre. Semplicemente mandava Grantaire in una cartoleria e il giorno dopo gli lasciava in mano le fotocopie, senza nemmeno rispondere al suo 'grazie'.
Anche dopo 'la caduta' aveva continuato a frequentare il Musain anche se le sue battute si erano fatte sempre più rare, fino a che anche lui non era stato avvolto da un pesante velo di tristezza e malinconia. Un po' alla volta tutti gli Amis avevano finito per accorgersi della sua tristezza, anche se nessuno era mai riuscito a fargli confessare nulla, fino a quel giorno.
Sì, in quel momento il pensiero fu più lampante che mai, adesso l'unica cosa che gli rimaneva era Jehan, e certamente non poteva perderlo.

Si alzò come un fulmine dal letto, infilò il primo cappotto che trovò e si fiondò in strada. Aveva cominciato a piovere e le grosse gocce d'acqua si mescolavano alle lacrime, prima di ricadere sul terreno e unirsi in un ruscelletto che scorreva in centro alla strada. Le pozzanghere erano ovunque, ma lui non aveva tempo di pensare ad evitarle.

Era ormai fuori da circa mezz'ora, quando decise di rifugiarsi un secondo sotto un ponte. Scese lungo la riva della Senna e si sedette su un masso, lasciando che il soprabito fradicio grondasse acqua sui suoi pantaloni ormai completamente bagnati. Si stava facendo buio, e era quasi sul punto di tornare a casa sperando in una miracolosa comparsa del poeta, quando un flebile pianto lo portò a voltarsi. Un giovane uomo circa suo vent'anni era rivolto verso i sassi dell'argine e piangeva contro il muro. Era talmente assorto da non essersi nemmeno accorto del suo arrivo.

-Jehan- mormorò, avvicinandosi a lui.

Il ragazzo indossava solamente la camicia che aveva al momento della sua 'fuga' e tremava di freddo. Courfeyrac si tolse il cappotto e glielo appoggiò sulle spalle.

Il poeta si voltò di scatto. Avrebbe riconosciuto quella voce tra altre mille. Il modo in cui trascinava la "a", e la pronuncia forzata sull' "h" unite al tono dolce e preoccupato, ma allo stesso tempo vivo, energico, come era appunto Courfeyrac.

-Cosa ci fai qui?- gli chiese ancora, abbracciandolo.

L'altro lasciò fare, sopraffatto dai singhiozzi. Rimasero a lungo in quella posizione, abbracciati l'uno all'altro, a piangere in silenzio. Finalmente Jehan si decise a parlare.

-Scusa- sussurrò tra le lacrime.

-E per cosa?

-Quella sera...- il discorso era continuamente interrotto dai singhiozzi -quella sera prima del... Dell... Della laurea... Tu... Tu sei... Tu sei stat... Sei stato con me... Inv... Invece... Invece di studiare... Io ti avevo chiesto... Se fosse il caso... Tu hai detto... Detto... Det... Di... Non... Hai detto di non preoccuparmi... Perché... Perché... Perché sapevi già... Tutto...

Courfeyrac lo strinse più forte. Per quanto fosse abituato al leggendario cuore di Jehan, non riusciva comunque a credere che si stesse scusando per qualcosa che non era assolutamente colpa sua.

-Ma sono stato io a deciderlo! Mi prendo le mie responsabilità!- esclamò, accarezzandogli la treccia -e poi a dire la verità io non la avevo nemmeno una tesi di laurea!

E poi un po' alla volta si lasciò andare e gli raccontò tutto quello che per anni si era tenuto dentro, dalla morte dei suoi genitori alla scelta totalmente casuale della scuola, tutto.

-Jehan- concluse infine, prendendogli la testa per fare in modo che lo guardasse negli occhi -veramente, tu sei l'unica cosa bella che mi sia capitata in questi anni, non posso pensare di perderti. E se ho scelto di passare con te la sera prima della laurea è perché sapevo che comunque non la avrei passata, e così invece che piangere per qualcosa che ormai non potevo cambiare ho pensato di dedicarmi a te. È stata una mia scelta, una scelta che nonostante tutto non rimpiangerò mai.

E per rendere ancora più valide le sue parole avvicinò il viso del poeta al suo, e lo baciò con una foga che non ricordava nemmeno di avere dal giorno della laurea.

-Io ti amo, Jehan- mormorò, asciugandogli le lacrime con i pollici -e voglio che tu smetta di sottovalutarti e prenderti la colpa di tutto.

L'altro annuì, lentamente: -Anche io ti amo, Courf... E ti devo chiedere scusa per non essermi accorto di nulla durante questi anni. Ma ti prometto che d'ora in avanti ci sarò sempre, e ti aiuterò a ripartire da capo.

-Grazie- sussurrò il moro alzandosi in piedi e intrecciando le dita a quelle del biondo -sì, sono pronto a ricominciare.

-Con te- aggiunse poi, baciandogli dolcemente la mano e poi portandola all'altezza del cuore.

Questo capitolo è opera di Misteriosa00Jam

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