LA VITA SEGRETA DI UN RIVOLUZIONARIO
Parte IX: Grantaire.
L'aria fresca della sera gli accarezzava il viso, ma di certo era troppo lieve per asciugare le lacrime. E sì che aveva promesso a sé stesso che da quando si era fidanzato con Enjolras non avrebbe più pianto. Ma non poteva farne a meno.
Era passato un anno, esattamente un anno da quando si erano messi insieme. E quello avrebbe dovuto essere il loro anniversario.
Avrebbe dovuto, condizionale. Perché ovviamente il Leader aveva cose migliori da fare, cosa esattamente non si sapeva, di certo qualcosa che reputava più importante di lui.Quando quel pomeriggio era tornato a casa mancava ancora molto tempo all'arrivo del coinquilino e così aveva deciso di preparargli una sorpresa per festeggiare, compresa una magnifica cena che aveva già iniziato a cucinare.
Ma quando l'altro era arrivato non lo aveva nemmeno ascoltato, prima di cacciarlo letteralmente fuori dalla porta dicendogli che aveva qualcosa di urgente da studiare e che non doveva essere disturbato.E adesso era lì, sul ciliegio del loro giardino, da solo e al freddo, dato che nella fretta non aveva nemmeno preso la giacca, LUI non gli aveva concesso il tempo di prenderla. Decisamente un bel modo per trascorrere il proprio anniversario!!!
Ma almeno lì poteva riuscire ad alleviare un po' la tristezza. Fin da piccolo si era sempre rifugiato sulla cima degli alberi, perché lassù c'erano le tre cose che gli mancavano: altezza, luce e volo. Altezza, capire di valere, di essere qualcuno, di essere in alto e poter vedere lontano, lui non aveva mai avuto la minima stima di sé stesso, e aveva sempre guardato le altre persone dal basso. Luce, certo, adesso era notte, ma in ogni caso così era più vicino alla luna, ma luce, quella che nella sua vita riusciva a vedere solo dal suo angolo d'ombra. E volo. Volo, il volo dei sogni, degli ideali, della vita. Anche quelli non li aveva mai avuti.
E così guardava la città dall'alto, ritrovando tutto quello che gli mancava, sentendosi completo.
Quando poi era cresciuto aveva iniziato a bere, e quella nuova abitudine, più semplice e meno strampalata, aveva superato da p
Ma da quando stava provando a smettere aveva ripreso a salire lassù, anche se normalmente non ne aveva più bisogno.E questo perché c'era Enjolras. Adesso era lui a rappresentare altezza, luce, volo. Il suo "ange"* personale, che però a quanto pare non aveva bisogno di Grantaire, quanto l'artista ne aveva di lui.
-Grantaire- la voce leggera del suo coinquilino lo fece trasalire.
-Cosa ci fai lassù?
-N-niente.
-Grantaire... Va tutto bene?
-Mmmm... Sì, sì, adesso arrivo.
Scese lentamente dall'albero, fino a quando i suoi piedi non toccarono finalmente terra.
-Wow... Non sapevo che sapessi anche arrampicarti.
-Passioni da fanciullo- si limitò a rispondere facendo spalluce.
Anche nell'oscurità percepì il tocco della mano del ragazzo sulla sua e le dita che si intrecciavano.
-Ma tu non dovevi studiare?
Enjolras rise, iniziando a camminare verso la porta di casa: -Non avrei immaginato di saper inventare scuse così credibili.
L'altro aprì la porta, e lo fece entrare nel buio della cucina.
-Vietato toccare l'interruttore!- ordinò il Leader scherzosamente.
Per completare la comicità della scena Grantaire avrebbe volentieri sollevato le mani in segno di resa, se solo la sinistra non fosse stata intrappolata nella stretta del biondo.
Poi lo condusse in soggiorno, dove tante candeline erano state accese e venivano riflesse dal vetro delle finestre, moltiplicando l'effetto di scena.
-Wow- riuscì a sussurrare.
Sullo sfondo risuonava il Salut d'Amour di Edward Elgar*, la canzone che lui aveva suonato a Enjolras il primo giorno della loro convivenza.
-Te... Ne sei... Ricordato?- mormorò.
-Mi facevi davvero così insensibile?- si finse offeso l'altro.
Successivamente lo trascinò verso la loro camera, anche quella illuminata a candeline, poi però si accorse che sopra alla testiera del letto c'era un quadro, o qualcosa del genere.
Si avvicinò, sollevando un lumino per farsi luce. Trattenne il fiato: si trattava di un collage di foto loro insieme.
-Ti piace?- gli sussurrò dolcemente Enjolras circondandolo con le braccia da dietro.
-Tantissimo... Ma ora tocca a me.
Aprì il suo armadio personale, quello che usava per i pennelli e il resto dei suoi disegni e ne estrasse due tele che appoggiò sul letto.
La prima conteneva uno schizzo a matita ed acquerello di loro due abbracciati, mentre sulla seconda era ricopiato un sonetto di Shakespeare:Amore non è amore, se muta quando scopre un mutamento, o tende a svanire quando l'altro si allontana. Oh, no! Amore è un faro sempre fisso, che sovrasta la tempesta, e non vacilla mai. Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio. Se questo è errore, e mi sarà provato, io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato.
E contro ogni previsione Enjolras si voltò dall'altra parte.
-Tutto okay? Non vanno bene?
-No, Taire, vanno benissimo... Sono solo... Commosso- riuscì ad ammettere tornando finalmente a guardarlo negli occhi.
Grantaire non riusciva a crederci. Non solo il Leader degli Amis stava piangendo, ma lo stava facendo per causa sua, o meglio per merito suo, dato che era felice.
-Je t'aime, Grantaire- sussurrò, avvicinandosi a lui per baciarlo.
-Anche io, Enjolras, anche io- mormorò, prima di eliminare quei pochi millimetri che separavano le loro labbra.
-E così è passato un anno, eh?- chiese ancora, separandosi per un istante da lui.
-Sì, è passato un anno. L'anno migliore della mia vita...- sorrise Enjolras stringendolo a sé.
E in quell'istante l'artista ebbe la certezza che da quel giorno non avrebbe mai più avuto bisogno né di alberi, né di vino. Perché adesso era completo anche senza di loro. Era completo con Enjolras, ma dal modo in cui il giovane il giovane Leader gli stava mordicchiando il labbro capì che anche l'altro era completo con lui, e fu la più bella rivelazione silenziosa che avesse mai ricevuto.
***
Note:
-Per chi non conoscesse il francese "Enjolras" si pronuncia all'incirca "Angiorà", e "Ange" significa "angelo", in questo caso Grantaire sta facendo un paragone fra le due parole.-Il "Salut d'Amour" è un pezzo per violino e pianoforte (o per violoncello e pianoforte) scritto dal compositore inglese Edward Elgar, come regalo di fidanzamento per quella che poi sarebbe diventata sua moglie. Data la bellissima storia di questo brano musicale, unita al fatto che comunque è stato scritto intorno al periodo in cui sono vissuti loro due mi è sembrata un'idea carina che Grantaire lo avesse suonato in passato per Enjolras e in seguito il Leader avesse scelto di riproporlo. A chi interessasse può andarlo a cercare su YouTube, dato che è veramente bellissimo.
Questo capitolo è opera di Misteriosa00Jam
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Enjoltaireland
FanfictionSe come me siete delle shippatrici accanite dell'Enjoltaire siete nel posto giusto. Brevi capitoli sulla vita degli Amis de l'ABC. Buona Lettura.