Capitolo 11

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LA VITA SEGRETA DI UN RIVOLUZIONARIO

Parte II: Combeferre.

Lui capiva che fosse difficile mantenere la serietà e la concentrazione durante il lavoro con "l'amore della propria vita" (parole di Grantaire) a fianco, ma certamente i suoi amici avrebbero potuto cercare minimamente di controllarsi.
Anche perché non erano più soli, e alcune occhiate dubbiose dei nuovi membri del partito gli garantivano che non era il solo a notare con apprensione come le scuse 'devo andare alla toilette', 'esco a respirare un po' d'aria fresca', 'vado a prendere una bottiglietta d'acqua alla macchinetta' fossero sempre pronunciate da due persone alla volta.
Così aveva cercato di arginare il più possibile la cosa, visto che non gli andava che prendesse a girare voce che i Les Amis usassero le riunioni del partito per amoreggiare nei gabinetti.
E con il passare dei giorni era proprio diventato un vero e proprio addetto alla sorveglianza... Sui suoi coetanei. E decisamente non era normale che dovesse controllare l'uscita dal bagno e l'entrata nel locale con frasi molto ambigue. 'Ehm... Hai la cintura slacciata... E anche i primi due bottoni della camicia...' ormai era diventato il suo ritornello, tanto che avrebbe persino potuto chiedere all'artista del gruppo di musicargli le parole, così che almeno potesse canticchiarci sopra. No, okay, era una pessima idea.

Anche Enjolras ultimamente era più svampito del solito, e questo lo preoccupava molto. Capiva le follie di Courfeyrac, Bossuet, Bahorel e giù di lì, ma almeno prima non era solo nella sua lotta. Ma da qualche settimana anche il Leader sembrava essersi unito alla rotta generale, e così era ancora più difficile. Soprattutto perché era importante che il Capo mantenesse credibilità. Certo, quando stava sul palco, il tricolore intorno alle spalle, gli occhi infuocati, la mano che vagava libera per sottolineare alcuni concetti, i movimenti appassionati, la voce forte e ispirata, la tensione di tutti i muscoli a tempo con quello che diceva, sembrava veramente un uomo che nella vita ama solamente la patria. Ma poi quando scendeva, tra gli applausi generali, e si avviava verso l'esterno del locale per la pausa che gli era giustamente concessa, cominciavano i problemi, soprattutto per il fatto che Grantaire si affrettava a raggiungerlo con nonchalance.
E così era costretto a fare da cane da guardia anche a lui.

Frenò il flusso dei suoi pensieri, e si concentrò sull'orologio. Tra due minuti la pausa sarebbe finita e avrebbero dovuto tornare tutti nella stanza principale, ma Enjolras non si era ancora fatto vivo. Era andato in bagno, quindi dall'altra parte del muro al quale lui era appoggiato. Bastava chiamarlo.

-Tra due minuti si ricomincia!!- urlò con tutto il fiato che aveva in gola, e per sua fortuna pochi secondi dopo la porta alla sua sinistra si aprì, riversando il moro e il biondino nel corridoio.

-Enjolras, hai la cerniera dei pantaloni abbassata, e vedi di essere serio!- gli sussurrò, non resistendo dall'assesstare un calcio negli stinchi al suo migliore amico.

L'altro sollevò la zip con un movimento fulmineo, arrossendo, sotto gli occhi estremamente divertiti del suo coinquilino. Controllò ancora una volta l'orologio e poi si decise a trascinare nuovamente i due amanti in bagno, spingendoli contro il muro.

Evidentemente l'improvvisa violenza di Combeferre li aveva stupiti, dati i loro sguardi attoniti.

-Non sei veramente tu! Impostore, dimmi cosa ne hai fatto del vero Combeferre!- sghignazzò Grantaire.

-Zitto. Ho pochissimo tempo, non posso perdere nemmeno un secondo. Dunque, io non voglio sapere quello che fate a casa vostra quando siete da soli, anche se purtroppo ne ho una vaga ambizione- se possibile il Leader arrossì ancora di più -ma qui, QUI, pretendo che facciate le persone serie e civili, mi sono spiegato?? Tutti i sottintesi li lascio intendere a voi, e adesso vi prego di affrettatevi che siamo già in ritardo- sibilò, ad un centimetro dai loro volti, tesi in un misto di imbarazzo e timore.

Quando ritornarono tutti nella stanza centrale il commento di Courfeyrac non sfuggì a nessuno: -Si direbbe che 'Ferre li abbia presi a botte...

Il diretto interessato si limitò a incenerirlo con lo sguardo (non ricordava di essere così bravo) e ad andare a sedersi al suo posto.

***

-Tesoro, come è andata oggi?

-Male- la secca risposta del fidanzato la sbigottì non poco.

Si voltò verso il giovane uomo che si era letteralmente lanciato sul divano, afferrando un libro dal tavolino.

-Possiamo parlarne?

-Forse se leggo mi passerà prima- sbottò lui, senza alzare lo sguardo dalla pagina.

Eponine rimase un attimo interdetta sulla porta del soggiorno. Se c'era una persona sempre sorridente e di buon umore al mondo quella era proprio Combeferre. Ma soprattutto lui era irrimediabilmente calmo, e il fatto che si agitasse così la preoccupava non poco.

-Cosa sarà mai successo di così terribile- gli sussurrò più dolcemente, sedendosi a cavalcioni sopra di lui.

-'Ponine- mormorò affranto, finalmente appoggiando il libro è guardandola negli occhi -ma cosa ho fatto di male per meritare degli amici così perversi?

La ragazza ridacchiò, prima di iniziare ad accarezzargli i capelli, conscia di come questo gesto lo rilassasse: -Così giovani?

-Beh, giovani... In effetti hanno tutti tra i venti e i trent'anni, non posso biasimarli... Sei tu che sei piccola- sorrise appena, senza però sottrarsi dalla sua mano.

Eponine notò come si stesse gradualmente rilassando sotto il suo tocco e questo la rese più tranquilla: -Lo so... Ma vedrai che quando crescerò anche io non ti sembreranno più così distanti da te.

-No, non è questo. Tu lo capisci vero cosa significhi passare un quarto d'ora in due al gabinetto?- sbuffò esasperato.

-Certo che lo so! Ma scusa, pensi di star parlando con Cosette? Va bene che ho appena quattordici anni, ma mica per questo devo essere così ingenua!

-Lo so che tu sei intelligente- si limitò a risponderle il ragazzo baciandola delicatamente -ma su, dai, non parliamone più, che poi passo come pedofilo!

La ragazza rise, intrecciando le dita alle sue: -Solo perché hai dieci anni più di me?

-Dici solo!- sospirò -'Ponine, sai come tutto quello che vedo o sento dai miei amici mi faccia sentire male. Perché so che loro, per quanto non sia il caso fare determinate "cose" durante l'orario lavorativo, legalmente possono benissimo farle. Ma io... Io... Tu lo capisci vero che tra trent'anni, quando io avrò cinquantaquattro e tu quarantaquattro anni, questo non farà differenza, a parte che io sarò un po' più vecchio... Ma adesso! Adesso tu sei ancora una bambina, mentre io sono già uomo! Ci separa un abisso. Io lavoro, tu vai ancora a scuola. Anzi, hai appena iniziato le superiori, sei ancora così... Piccola- pronunciò l'ultima parola con una dolcezza quasi vertiginosa, ma mista ad uno stato di assoluta tristezza.

-Lo so- sussurrò lei, ormai con le lacrime agli occhi -ma questo non mi impedisce di amarti.

E dopo questa ultima risposta lo abbracciò teneramente, facendolo cadere sul divano e finendo esattamente sopra di lui.

-In compenso in questo modo ti è molto più facile reggermi- scherzò, facendo finire il tutto con una risata.

Questo capitolo è opera di Misteriosa00Jam

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