Capitolo 24

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Grantaire stava dipingendo in Accademia, quando sentì squillare il cellulare. Si pulì le mani e, prendendolo in mano, vide che Combeferre lo stava chiamando. Era molto stupito della cosa, visto che lui e la Guida non parlavano spesso, perciò decise di rispondere per verificare che non fosse successo niente di grave.

«Taire, abbiamo un problema!» Urlò Ferre, cercando di sovrastare la musica a tutto volume che si sentiva in sottofondo.

«Ma che cosa succede?»

«Devi venire subito! Siamo nel locale vicino alla piazza sulla destra della casa bourdeax vicino a Notre Dame.»

«Cosa?»

«Al Paris Night

«Ma dirlo prima? Sto arrivando.» Disse chiudendo la chiamata. Ovviamente, preso dalla fretta si era dimenticato di star dipingendo​, quindi si tirò tutte le tempere sulla maglia (...manco fosse stato Bosseut).

Raccolse velocemente le sue cose e si precipitò fuori dall'aula, precipitandosi in metropolitana: se Combeferre era così preoccupato, voleva dire che la situazione era davvero critica e se aveva chiamato proprio lui significava che era un disastro.

Mentre percorreva la strada si chiede cosa diamine ci faccia Combeferre in un locale del genere. Se lo sarebbe aspettato da Courfeyrac, da Bahorel ed anche lui era un frequentatore abitudinario di quel luogo, ma mai si sarebbe immaginato che la Guida girasse per quei posti.

Appena entrato un'ondata di calore lo colpì dritto in faccia, e Taire non poté far altro che sorridere, avventurandosi in quel groviglio di corpi per arrivare al bancone. Lì si trovò davanti ad una scena che mai avrebbe immaginato di vedere: Enjolras era sdraiato su un tavolo mormorante frasi sconnesse, Combeferre cercava disperatamente di farlo alzare, Courfeyrac ed Eponine ridevano a crepapelle evidentemente brilli, Jehan scriveva sul suo quadernetto apparentemente incurante del rumore assordante, Bahorel e Feully ballavano poco castamente in pista sicuramente ubriachi marci (e qui vi lascio alla vostra immaginazione...) e Joly e Bossuet si mangiavano la faccia in un angolino. 

La cosa che lo colpì di più, però, fu la visione del leader (il suo Apollo) in quello stato pietoso. Non era abituato a vederlo in quelle condizioni ed ora sembrava decisamente più umano rispetto a quando urlava di rivoluzione, diritti umani e quelle robe lì (se Enjolras avesse sentito quest'ultima parte di Grantaire non sarebbe rimasto niente) in piedi su dei palchetti, con qualche ragazzino ed il gruppo degli Amis ad ascoltarlo.

In quel momento si chiese cosa diamine aveva fatto nelle sue vite precedenti per meritarsi un simile castigo; poi realizzò che anche lui non dovesse essere un bel vedere mentre era completamente sbronzo, nonostante reggesse l'alcol sicuramente meglio di quei pivelli dei suoi amici. Vedeva vicino al loro tavolo appena sei bottiglie, quindi neanche una a testa, e, tranne Ferre, gli altri erano già parecchio andati.

Si avvicinò alla Guida, che appena lo vide quasi corse ad abbracciarlo. 

«Ma che diamine sta succedendo qui?»

«Beh, ecco, vedi, ci sono stati un po'di problemini... Noi-»

«Gran- Uhg- Taire...» Si intromise Enjolras, provando ad alzarsi e sbilanciandosi verso il moro, che per fortuna lo prese al volo.

«Non posso credere che abbiate fatto ubriacare Enjolras. Credevo che non sarebbe mai successo, o quantomeno non sarei vissuto abbastanza per vederlo.»

«È stata colpa di Cosette. Quella ragazza è un demonio.»

«Ma se non è neanche qui?!?!»

«C'era. Se n'è andata via con Marius, appena ha visto che la situazione si stava complicando... Serpe!»

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