Paura...

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{Capitolo 3}

Quella sera mi sdraiai sul letto esausta e con la pancia piena. Nello stesso momento in cui stavo afferrando il mio Ipod, qualcuno bussò alla porta, così, pensando che fossero le mie pofessoresse o le mie amiche, lo rigettai sul letto ed andai ad aprire non curandomi di chiedere chi potesse esserci dietro a quella superficie in mogano. Aprii la porta con un'espressione raggiante, ma non appena riuscii a realizzare chi fosse, quello che prima appariva come un sorriso, venne appena stato sostituito da una brutta smorfia di paura. Feci entrare Liam Payne. Avevo timore ad averlo vicino, perchè era uno di quelli che nella didattica andava bene, ma il suo carattere, soprattutto con me, era sempre stato duro e rude. Non ero mai riuscita però a capirne il motivo. Devo ammettere che purtroppo, prima di incontrare Zayn, avevo una cotta per Liam, e quest'ultimo ne era al corrente. Pensò lui a richiudere la porta della mia stanza alle sue spalle. In quel momento, anche se in preda al terrore, mi azzardai a chiedere:

"Cosa vuoi?"

"Te": disse in tono rigido Liam.

Avevo veramente paura, ma non avrei mai ceduto così facilmente, perciò gli dissi:

"Non mi avrai mai, sei solo un coglione che si diverte a giocare con la prima che trova. Io non sarò mai tua. Puoi giocare con una donna come se fosse una Barbie, ma ricorda, i veri uomini non giocano mai con le bambole!"

Mi prese per un braccio poggiando la mia mano sulla sua intimità, e premendo lievemente, ribattè:

"Beh, allora farò in modo che sarai tu stessa a giocare con Ken!"

A queste parole susseguì una risata beffarda. Tolsi di lì la mano, gli diedi uno schiaffo e risposi:

"Non accadrà, fidati!"

Si allontanò da me, spalancò la porta, sghignazzò e disse:

"Questo lo vedremo presto ragazza!"

Non appena uscì dalla mia camera, iniziai a singhiozzare rumorosamente, cadendo in un pianto disperato. Presi di nuovo in mano il mio Ipod e selezionai la canzone "21 guns" dei Green Day. Amavo quella melodia, perchè non era nè troppo ritmata, nè troppo lenta. Insomma, in quel momento, anche se le parole non descrivevano letteralmente quello che era appena successo, riusciva, con il ritmo, a descrivere come mi sentivo veramente: strana.

I Want You To Rock MeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora