VII. Napoleone

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(Scusate, non ha molto senso, ma dato che metto sempre il nome di qualcuno o di un gruppo come capitolo, stavolta... Eh, vi tocca).

"Dovresti solo parlarle civilmente" era la sintesi del discorso di Grantaire.

Erano ormai passati tre giorni dall'incontro al Musain, ma Enjolras non aveva ancora pensato a cosa fare con Adèle. Però in quel momento le parole dell'artista gli tornarono in mente. Era solo in casa con la ragazzina, l'altro era uscito per dipingere, e lei non stava nemmeno studiando, si limitava a stare seduta a gambe incrociate sul divano e guardare fuori dalla finestra con le cuffiette auricolari. Lui da parte sua era seduto al tavolo a lavorare. Sì, poteva provarci, tanto peggio di così non sarebbe potuta andare...

Questo è quello che credi tu, Enjolras.

-Adèle...- sussurrò appena.

Ma ovviamente, dato che lei stava ascoltando la musica e lui aveva parlato pianissimo, non lo sentì.

Così si avvicinò a lei, sedendosi al suo fianco, prima di toccarle leggermente la spalla.

-Adèle...

-Sì?- fece lei, sfilandosi le cuffiette.

-Tu ce l'hai un'opinione politica?

Ecco. Domanda pessima. Era la prima che gli fosse venuta in mente, ma certamente la meno appropriata ad iniziare un rapporto civile con una persona. Forse Grantaire aveva ragione quando litigavano e lo definiva 'incapace di relazionarsi con altri esseri umani'. In ogni caso ormai il danno era fatto e poteva considerare chiusa ogni possibilità di avere una relazione minimamente pacifica con la ragazzina.

Ma, contrariamente ad ogni previsione, quest'ultima sorrise: -Bah, sinceramente la politica attuale mi sembra semplicemente un grande casino. Un gioco degli adulti per avere una scusa per litigare. Ma se posso considerare anche il passato sono bonapartista. Sì, diciamo che stimo Napoleone, anche se di certo c'è molta gente migliore di lui... Però mi affascina. Posso chiamarlo un amore incondizionato.

Ecco, ora decisamente Enjolras era sconvolto.

-Ma sei pazza?- riuscì a formulare dopo po' stupore iniziale.

Si alzò in piedi di scatto e afferrò il tricolore che teneva sempre appoggiato in un angolo della stanza.

-La Francia... La Francia... La Francia non ha bisogno di nessun Napoleone. La Francia sa governarsi da sola. La Francia è grande, ma è grande proprio perché è libera, perché non è un uomo. No, la Francia è un popolo. Buonaparte ha cercato di rappresentare la Francia, di diventare lui stesso la Nazione. E quindi ha insultato il popolo, si è creduto superiore agli altri. Ci ha tolto la libertà, come giustifichi questo???- urlò.

Okay, la situazione stava degenerando. E purtroppo, Adèle non era una di quelle persone che riescano a fermarsi quando se ne presenta il bisogno. Gli ultimi giorni erano stati anche troppo monotoni per lei. Finalmente un diversivo. Ma era fuoco. Lei credeva fermamente in quello che diceva, ma anche l'altro. Lei difendeva il suo mito, Enjolras lo scopo della sua vita. Potevano forse fermarsi? Potevano evitare la guerra, lo scoppio della lite? Potevano evitare di essere divorati dalle fiamme dello scontro a favore dei propri ideali? Certamente sì, una soluzione pacifica c'è sempre. Ma non in quel momento. Non fra loro. Possiamo forse biasimarli per questo? Dio potrebbe, noi no. Forse noi non ci batteremmo per proteggere le nostre credenze?

RIVOLUZIONARI IN MISSIONE BABYSITTER (In Revisione;))Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora