Law school?

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-Tra tutti gli avvocati di questa città, proprio contro Hank Palmer dobbiamo scontrarci?!
Disse esasperata Eveline Miller in quella riunione d'emergenza in bagno mentre la signora Christine si dava una calmata stesa sul loro comodo divano sotto una calda coperta con uno scaldino sopra i piedi.
Era ancora incredula, sull'orlo della depressione ripeto.
-Io volevo lavorare con lui!
Sbottò lagnoso Olivier Dubois accasciato contro il lavandino.
-È riuscito a far partire con il piede sbagliato i suoi avversari soltanto sentendo nominare il suo nome: è follia!
Il ragazzo la indicò dandole ragione.
-Esattamente Eve, proprio così!! Da quando ha perso per suo padre...Dio ci aiuti...è come una bestia che dilania ogni nemico sulla sua strada. Ho visto avvocati uscire dalla cattedrale con i brividi, i brividi!
Passò una mano tra il ciuffo, sbuffando nervoso e guardando il pavimento mentre picchiettava il piede continuamente.
-Dobbiamo aiutarla Olivier, lo sai.
Stava in bilico tra la frenetica voglia di tornare a lavoro e la tremenda paura di perdere.
Stomaco come un nodo, la gola che pulsa, il cuore che prende a pugni il petto: tutto ciò provoca il nome Hank Palmer.
Tra i due avvocati il capo era Dubois quindi stava a lui l'ultima parola per decidere se accettare o meno. Anche in due sapevano di poterlo battere soltanto se si fosse dato in malattia.
Allentò il nodo della cravatta, Eveline sentiva tutto il sushi precedente salire verso l'alto per la tensione.
Asciugando il sudore presero un bel respiro profondo prima del grande salto senza atterraggio.
-Oh, al diavolo! Accettiamo.
Sciacquarono i visi contratti dall'ansia prima di tornare dalla cliente che appena li vide si mise a sedere visibilmente più a suo agio.
-Comunque vada a finire, noi combatteremo fino all'ultimo ne stia certa.
Pareva un caso semplice il loro, ma con Hank Palmer come avversario poteva divenire qualcosa di più complicato dall'accusa di omicidio.
-Stabiliremo un incontro con l'avvocato del suo ex marito oggi stesso.
Dopo le solite questioni democratiche la signora Christine se ne andò dalla loro casa più tranquilla, lasciando però i resti di una tempesta dietro di sé.
-Passerà questo periodo, almeno iniziamo la nostra carriera col botto.
Commentò Eveline Miller senza sdrammatizzare.
-Ci vai tu da Palmer lo stronzo, vero?
Olivier la stava praticamente implorando con la faccia di qualcuno che sta per vomitare.
-Ma devi esserci anche tu, sei il capo dopotutto...
La interruppe.
-No Eve non posso farcela, sverrei dalla tensione ti prego.
-E cosa dovrei dire io scusami!
La prese per le mani implorando fino a farle venire la nausea così accettò anche se controvoglia, vedendolo trascinarsi verso la camera da letto. Sempre lei doveva farsi bruciare dal drago per far trovare il tesoro al cavaliere.
Contattò il famigerato avvocato con dita tremanti, non trovando il coraggio di chiamarlo decise di inviare un messaggio che rilesse millemila volte per assicurarsi che trasparisse totale professionalità e calma.
La risposta giunse subito, mettendola in imbarazzo.
Sempre più nel panico andò a cambiarsi per apparire seria, indossando una camicia bianca coperta da giacca nera, poi gonna a tubino nera e classiche scarpe coi tacchi. Anche se pareva più una segretaria non importava.
Raccolse i capelli con una treccia che finiva dietro la nuca come una specie di corona, profumandosi fino all'inverosimile e truccandosi come una dannata. Le sembrava sempre di essere troppo appariscente o poco grintosa.
Annuì guardandosi allo specchio, uscendo di casa.
Durante il tragitto malediceva in tutte le lingue che conosceva Olivier per essere stato così codardo, lei alla fine aveva si paura ma comunque ci stava andando.
I tacchi fortunatamente erano bassissimi, non che aiutassero la sua piccola statura, facendola camminare dalla periferia fino al negozio d'antiquariato dove un tempo ci lavorava un brav'uomo, ora trasferitosi dall'altra parte del mondo.
L'ufficio di sopra apparteneva ad una nuova persona adesso, e soltanto entrando percepì la tensione alle stelle.
-C'è qualcuno?
Gridò con la gola secca, facendo fatica a stare in piedi.
Non ottenendo risposta salì le scale che portavano di sicuro a destinazione, facendo molta attenzione a guardarsi intorno.
Giunse nell'ufficio vedendolo regnare e soccombere dal legno e fotografie varie.
In alto a sinistra spiccava la laurea in una delle scuole di legge più prestigiosa negli Stati Uniti, insomma: tutto pareva dirle che lei era troppo giovane per raggiungere quelle cose.
Sedendosi attese fino a sentire la campanella di sotto tintinnare, aumentando la paura che trattenne un urlo terrorizzato con la mano sulla bocca.
-Oh, che tempismo!
Quella voce profonda e di sfida la fece letteralmente balzare dalla sedia con il cuore che batteva fortissimo. Eveline chiuse gli occhi per calmarsi, smetterla di tremare, dopotutto usava quella sua bravura per distrarre tutti dal fatto di chi fosse realmente: soltanto un uomo.
-Salve.
Disse rigida come il ferro voltandosi e stringendogli la mano, notando subito come lui l'aveva tirata verso se stesso mentre lei rispondeva con una stretta debole.
Paura contro spirito dominatore.
Tralasciò l'impatto del vederlo più vicino per non darsi ulteriori motivi per bloccarsi.
-Mi ricordo di te, seduta sulla scalinata. Bene, vediamo che sai fare Eveline Miller.
Disse ricordando il nome dal messaggio ricevuto.
La fece sedere sedendosi a sua volta, compiacendosi vedendola in chiara difficoltà.
Per divertimento rese seria l'espressione, guardandola negli occhi rendendo impossibile distaccare lo sguardo da quanto erano grandi e magnetici.
-Scuola di legge?

Non le stava simpatica

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Non le stava simpatica.
-Certo.
Passò i minuti seguenti percependo il principio di una presa in giro visto che le domande le stava facendo tutte lui, ma Eve trovò un qualcosa a cui aggrapparsi per prendere parola e far valere il buon nome della sua carriera.
Hank Palmer l'ascoltava con un sopracciglio alzato tutto concentrato, i pugni stretti poggiati davanti alla bocca mentre respirava calmo gonfiando il petto largo.
-Taglia corto, non mi piace tutta questa formalità. Meglio discuterne nel tuo amato ristornate di sushi, così almeno avrai qualche possibilità di battermi.
Lanciò uno sguardo sul suo stato emotivo.
-E magari smetterai di essere spaventata come una pivellina.
Nessuna scuola di legge poteva prepararla a quello.







*se correggo gli errori muoio dal sonno so goodnight. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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