Meetings

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Oramai che la vittoria in tribunale era passata da un po' Olivier ed Eveline non avevano più nulla da festeggiare, passando intere giornate a guardare il cellulare, cavalcare, dormire e cantare. Anche a piedi passavano imperterriti davanti alla cattedrale della giustizia, commettendo il grave errore di sognare per entrarci.
Con la loro ingenuità spesso a braccetto con la giovinezza, credevano fosse tutto esaltante in quel posto, tutto da vivere con l'adrenalina in bocca. Parlare e parlare, ricordare leggi per portarle di nuovo in vita, far sì che valgano per difendere qualcuno.
In poche parole il loro lavoro è questo, ma bisogna saperlo fare prima di sventolare ai quattro venti di essere avvocato.
Perciò quest'oggi Eveline Miller stava al Flying Deer per la solita bottiglia di Tennent's che stonava con l'eleganza solita della ragazza perfino negli abiti.
-Questa è l'ultima giovanotta okay?
Disse Samantha Powell nonché proprietaria del bar.
Eveline aveva questo lato che approvava l'alcol, il bere, il disperarsi tra bottiglie di Jack Daniels e brandy quando tutto andava a rotoli, ma non voleva rivivere i brutti momenti per colpa di quei liquidi infernali. Non voleva essere come tutte le altre che fumavano e bevevano a fiumi perfino minorenni!
Lei era molto più grande però comunque voleva essere un ombrello giallo in mezzo a mille grigi.
E in quel bar durante questa storia ne passerà di cotte di crude, credetemi.
Sentendo caldo sbottonò leggermente la camicia di flanella passando gli occhi ambrati su tutti i clienti che rumorosi parlavano di ogni cosa. Strizzando gli occhi c'era un gruppo di tre uomini, tra cui uno in smoking, che bevevano parendo abbandonati al loro triste destino.
Appena l'uomo elegante fece per voltarsi Eveline distolse lo sguardo puntandolo sul ragazzo che era appena entrato.
Gli occhi furono rapiti dalla sua altezza, dall'aspetto, da quel sorriso e quelle fossette adorabili.
Portava un maglione grigio che stringeva il fisico apprezzabile anche se non sorprendente, ma la stupì ancora di più il fatto che rifiutò con pacatezza ogni genere di cosa che alcune donne gli dicevano.
Magari era anche famoso tra gli abitanti.
Aveva un ciuffo castano scuro quasi a punta, gli occhi marroni ma chiaramente cangianti e una borsa di pelle a tracolla che gli penzolava sulla spalla sinistra.
-Com'è andata oggi in ospedale?
Dalla conversazione che stava avendo con Sam capì che doveva per forza essere un infermiere o volontario, probabilmente quello che guida l'ambulanza. Stava bevendo soltanto un innocuo bicchiere d'acqua, nient'altro.
Finendo il discorso con la proprietaria girandosi di colpo rischiò di far cadere il bicchiere su Eveline che venne salvata dal riflesso ottimo del ragazzo.
-Grazie mille!
Disse riconoscente per averle risparmiato una brutta figura.
-No scusami davvero, colpa mia!
Rispose con voce davvero gentile.
Invece di scappare imbarazzato rimase a guardarla come bloccatosi, fermo e disperso nei due mari dipinti dal fiammeggiante tramonto serale. Scosse la testa per riprendersi mostrando un piccolo sorriso, chiaramente con l'intenzione di parlarle.
-Mi sa che a qualcuno serve rompere il ghiaccio.
Si intromise Sam posando due bicchieri pieni di succo di mirtillo con un sorriso furbo.
Capirete che quel succo al mirtillo fa miracoli e disgrazie, vi chiedo ancora di credermi.
-Ehm...io sono Noah Lewis, tu?
Capendo la situazione la protagonista si buttò spensierata ma timorosa, comunque un passo avanti e uno indietro stava.
-Eveline Miller, piacere.
Dopo i soliti rituali dell'incontro a tratti iniziarono ad ingranare la marcia fino a raggiungere quel agognato momento dove le parole scorrono a fiumi così come il mirtillo rendeva gioiosa la parlantina fluente.
-Oddio che male alla pancia ho bevuto troppo succo!
Eve lo disse con scherzo anche se qualcosa sentiva, ma si dimenticò che Noah fosse un infermiere e di mestiere le fece domande mediche per assicurarsi della sua salute.
Stupefatta lo vide prendere un taccuino e scrivere velocemente qualcosa, porgendoglielo.
-Prendi questa per due giorni e ti risparmierai tanti dolori intestinali.
Era come avere un dottore sempre pronto a medicarti!
Mentre leggeva sentì impercettibilmente qualcosa sfiorarle la schiena e fu una benedizione girarsi un attimo per vedere quell'uomo in smoking vicino a lei che ordinava un aperitivo.
-Cerca di non riempirti Henry.
Sam gli diede una pacca sulla spalla che non lo mosse nemmeno per scherzo.
Con quella presenza vicina sentì la gola bloccarsi, incapace di parlare, forse perché sentiva paura ma allo stesso tempo intrigo. Quel profumo da uomo pareva sottomettere e sedurre ogni donna, e forse pure lei.
-Eveline?
Fu il suo turno di tornare dalla trans appena tale Henry tornò a sedersi questa volta proprio passando la spalla sulla sua schiena apposta. Noah sempre pronto a prescrivere medicinali fece ridere Eve dalla sua tenerezza.
-Io ora devo andare che ho un paziente urgente a cui badare, ci si vede!
E la lasciò con quel sorriso abbassando lo sguardo, camminando felice fuori dalla porta.
La Miller rimase tutto il tempo a fissare quel biglietto, ma soltanto quando lo girò vide il numero di Noah Lewis scritto bello in grande.
-Che furbacchione.
Disse con una punta di divertimento.
-Ehi Eve eccoti qua, vieni che torniamo a casa.
Si girò vedendo Olivier Dubois farle cenno di seguirla e obbedì dato che si era fatto anche molto tardi, ma durante il tragitto la mente restava ferma al dolce Noah e al misterioso Henry.




The Lawyer  |•|Hank Palmer|•|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora