Verdict

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Eveline, Olivier e Christine erano appena tornati da un sopralluogo scoprendo che l'ex marito aveva appena acquistato una nuova casa quando giorni prima aveva dichiarato di non avere soldi per mantenerla.
Scattando le foto da mostrare in tribunale, l'odore della vittoria iniziò a stuzzicare i loro nasi, ma questo non fu il loro ultimo caso nella grande cattedrale.
Difatti, quando il giorno del verdetto finale giunse, Olivier Dubois volle scaricare tutta la responsabilità alla ragazza minacciandola che al primo errore era fuori.
Quando Eveline in tribunale nel giorno decisivo vide entrare Hank Palmer deglutì, sapendo che la vittoria c'era ma andava combattuta.
Lui di sicuro avrebbe fatto di tutto pur di negare l'ovvio.
Partì all'attacco Palmer infatti, montando pezzo per peso l'arringa finale davanti alla giuria, e più parlava più Eve si rendeva conto di quanto fossero ingiuste le sue parole. Dopotutto anche lui doveva fare il suo lavoro anche dalla parte in torto marcio.
Quando fu il suo turno di alzarsi, Eveline per la prima volta sorrise a Henry che stranito la guardò strizzando gli occhi.
Ella si avvicinò ai giurati mostrando loro in bella vista le foto scattate e spiegando a tutti cosa rappresentassero. Ecco che Andrew Storm si mise una mano sulla fronte e l'avvocato lo rimproverò per non averglielo detto.
-Signori non sto qua a dilungarmi in futili parole poiché il caso è volto al termine e anche ovvio. Non è facile quello che vi sto chiedendo. Soltanto provare che questa povera donna dal cuore spezzato ingiustamente ha bisogno dei soldi che le spettano di diritto, per ricominciare.
Detto ciò finì subito tornando a sedersi, e quando la giuria decise il verdetto fu tremendamente scontato.
-Dichiariamo l'imputato colpevole ed obbligato a pagare gli alimenti a Christine Blanchett altrimenti scatterà la pena in carcere immediata.
I ragazzi gioirono, ma a festeggiare con la donna ci restò poco Eveline che venne chiamata da Hank Palmer.
-Sei stata abbastanza brava, Miller.
Commentò con le mani dietro la schiena, guardandola col solito cipiglio arrogante anche dopo una sconfitta.
Lei arrossì violentemente e lui rispose con un sorriso un po' impacciato ma anche molto adorabile che la ipnotizzò:

Si mise una ciocca dietro l'orecchio per sottolineare ora il suo disagio, ma ci pensò sempre l'avvocato a fare il passo avanti

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Si mise una ciocca dietro l'orecchio per sottolineare ora il suo disagio, ma ci pensò sempre l'avvocato a fare il passo avanti.
-Oggi ti va di stare con me?
Subito Eveline lo guardò calcolatrice aggrottando le sopracciglia pensando in quale malefico tranello volesse trascinarla.
-No...?
Rispose immediatamente lasciandolo quasi di stucco, ma si ricompose subito alzando un sopracciglio.
-Invece io dico di sì.
Era esterrefatta.
-Ma io non voglio.
Hank, che iniziava a scaldarsi, si fece più vicino abbassando il timbro di voce, spaventandola.
-Tu oggi stai con me Miller.
Perché quando pareva comportarsi gentilmente rovinava tutto?
Lei intimorita annuì non osando dire il contrario sempre più allarmata dalla sua strana proposta, uscendo non proprio con la faccia della prima vittoria nella cattedrale. Oggi doveva festeggiare, essere felice, e invece Henry aveva capito come farla perdere lo stesso.
Quell'uomo la intrigava ma al tempo stesso capiva che doveva starci alla larga, ma sempre per questioni di lavoro non voleva far precipitare i loro rapporti barcollanti.
Mentre Olivier si versava dello champagne senza ringraziarla nemmeno per un secondo e parlando soltanto della sua bravura, accecato dal suo ego non la vide nemmeno cambiarsi e uscire di casa a testa bassa.
Indossava la solita maglietta a righe e la giacchetta verde più uno scalda collo fatto mano, ma con jeans neri e converse bianche
Vide Henry raggiungerla con la sua brillante Jaguar con il tettuccio tirato sù, aprendole la portiera stranamente.
Visto che al ristorante del sushi non era ben accetto la portò dal Flying Deer per una birra e Eveline iniziò a chiudersi in se stessa proprio quando capì che una sua subdola intenzione era quella di farla ubriacare.
In quel momento voleva soltanto che Noah la portasse via perché aveva paura.
Capirete la sua preoccupazione quando notò le sue nocche molto rosse, ma rosse di sangue non suo appena pulito.
Faceva fatica a rispondergli, doveva forzarle le parole, come un adolescente dai mille problemi a cena con i genitori che fanno troppe domande.
-Dai non essere così timida, prima in tribunale mi hai sbranato con le parole!
Perché lì dentro si sentiva protetta avendo lasciato i problemi personali fiori dal portone.
-Hank lasciala stare.
Si intromise Sam allontanandolo da lei però con un sorrisetto divertito.
L'avvocato si morse un labbro e la rispedì a fare il suo lavoro non prima di morderle un lobo dell'orecchio per ricordarle le molteplici notti di passione su quel bancone.
-Forza ragazzina parlami.
Tornò ad attaccarla facendosi di nuovo vicino, accarezzandole la mano e schiacciandola con un colpo secco quando la ritraeva. Dopo essere diventato brillo anche un neonato capiva perfettamente che su di lei aveva intenzioni tutt'altro che amichevoli, sopratutto quando Eveline tentò di andarsene e Hank le si piazzò davanti.
-Torna a sederti.
Prese un po' di coraggio, avvicinandosi.
-No.
Henry la sovrastò ringhiando.
-Non farmelo ripetere.
Poi il salvatore giunse.
-La lasci stare!
E subito Palmer con i riflessi di un fulmine si voltò tirando una gomitata dritta in faccia a Noah Lewis che subì il colpo accasciandosi contro il bancone per non cadere dalla forza con cui l'aveva colpito. Lo guardò stranito toccandosi il livido sulla guancia e alzando le mani.
Tutti si voltarono a guardare la scena.
-Non osare toccarmi.
Disse Hank indicandolo.
Sam sbuffando fece uscire tutti e tre dal locale così conclusero la faccenda nel parcheggio.
-Cosa stava facendo alla mia ragazza?
Chiese stizzito Noah che superava di qualche centimetro il famigerato avvocato di Chicago.
Henry sorrise beffardo.
-Chiediti cosa stava facendo lei a me. Non sai quante volte ha tentato di toccarmi il gioiello mostrandomi quel culetto da prendere a morsi!
Eveline spalancò gli occhi prendendo Noah per un braccio.
-Non credergli assolutamente! È lui che stava cercando di farmi ubriacare per farmi chissà cosa, l'hai visto tu stesso entrando come mi guardava!
Il ragazzo non sapendo a chi credere scosse la testa liberandosi dalla presa della ragazza e indietreggiando.
-Sapete cosa? Non voglio sprecare tempo ascoltandovi, non ne vale la pena.
Così dicendo rivolse un'ultimo sguardo ad Eveline che sull'orlo del pianto lo vide andarsene lasciandola sola con Hank che gongolava.
-Pare che il verdetto finale non sia ancora finito, Miller.
Le soffiò piano sul collo, abbassando lo sguardo e palpandola senza pudore beccandosi uno schiaffo fortissimo che non lo scompose.
-Avevo proprio ragione!
Commentò sorridendo da stronzo.
-Sei nel mio mirino signorina.
La salutò con un bacio sulla guancia, facendosi spintonare mentre tornava verso la sua immancabile Jaguar, lasciandola sola e al freddo del vento.
Anche se il verdetto parlava chiaro, oggi Eveline fu l'unica a perdere, battuta con scaltrezza da un nemico imbattibile.





*eh, Hank e i suoi secondi fini. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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