Crazy night

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Eveline Miller stava ascoltando la sua band preferita, gli Imagine Dragons, seduta sul muretto davanti alla porta di casa, canticchiando mentre guardava Olivier curare le preziose lavande che gli riportavano la Francia nei ricordi. Cantava e fumava, giocandoci pure visto che con il dito pigramente creava dei cerchi concentrici.
-Non dovevi andare al bar?
Chiese il ragazzo guardando l'orologio.
Subito Eveline si ricordò dell'appuntamento con Noah al Flying Deer, spegnendo subito la musica e finendo in fretta la sigaretta. Corse in bagno per lavarsi i denti, profumarsi ed era già pronta anche se era vestita un po' troppo rock.
Indossò un cappello di lana grigio abbinato alla camicia di jeans con sopra un sacco di spille di varie band, con tanto di super adesivo dei Guns N' Roses cucito dietro. Semplici pantaloni neri un po' strappati, stivali e le mancavano soltanto i piercing. Non prese il portafoglio prendendo per scontato il fatto che avrebbe pagato tutto il ragazzo.
Camminò fino in città, attraversando il ponte e vedendo Noah dondolarsi mentre l'aspettava giusto fuori dal famoso bar.
Anche lui vestito molto semplice.
Con la notte calata su di loro, Eve lo raggiunse.
-Ciao!
Si salutarono e subito lasciarono la serata al caso, senza programmi.
-Dopo un piccolo aperitivo volevo andare di là per una passeggiata.
Disse indicando la direzione e poi guardandola.

Lei annuì ed entrarono nel locale pieno come sempre, sedendosi vicino alla vetrata che dava sulle magnifiche e piccole cascate del fiume

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Lei annuì ed entrarono nel locale pieno come sempre, sedendosi vicino alla vetrata che dava sulle magnifiche e piccole cascate del fiume. Samantha portò loro il classico aperitivo che offriva la casa: patatine, olive, noccioline, pizzette e piccoli tramezzini con dentro salmone e salsa rosa.
Eveline si fiondò sulle amatissime olive verdi, incantata dal movimento delle acque a pochi passi da lei.
-Sei stata brava in tribunale oggi.
La ragazza lo guardò con attenzione.
-Lo ammetto: sono venuto a vederti, sai, il giudice è mio padre.
Ma non si preoccupò che frequentare il figlio del giudice fosse un grande vantaggio per la causa, per ora.
Fece un sorrisetto malizioso, mangiando la pizzetta che Noah stava appunto per mordere.
Il ragazzo sorrise leggermente timido e sorpreso.
-Sei stata brava, insomma, stavi dicendo la verità come dovrebbe fare un buon avvocato.
L'unico che non aveva dato tutto il merito a Olivier Dubois per una cosa che francamente non si meritava.
Il silenzio purtroppo ricadde dato che la marcia non era ancora stata ingranata, smorzando l'imbarazzo con poche parole campate per aria quando pareva di troppo stare zitti.
-Ti piace il rock a quanto vedo.
Commentò la sua giacca.
-Più o meno. Questa me l'hanno soltanto regalata.
E ancora arrivarono a finire di mangiare senza aver comunicato granché, credendo entrambi che la serata sarebbe finita in un fiasco totale. Quando si ritrovarono per strada Noah fece il grande passo di prenderla per mano titubante, correndo per attraversare la strada verso un chiosco che vendeva patatine fritte olandesi, quelle da street food diciamo.
Ovviamente pagò Lewis, chiedendo al venditore di metterci una bella spalmata di salsa cheddar.
Camminando nella direzione proposta Eveline sentì freddo, forse, aggrappandosi e facendosi più vicina al corpo di Noah che abbassò lo sguardo sorridendo gentile nel vederla così attaccata.
Scoprirono che i posti chiusi rendevano le loro parole chiuse in una gabbia, invece all'aria aperta tra gustose patatine e auto di passaggio, riuscirono ad intavolare un discorso.
-Puoi sembrare timida e schiva Eve, ma in realtà sai il fatto tuo!
La Miller gli diede un lieve pugno sul braccio ridacchiando.
-Anche tu non sei male Lewis.
Finirono le loro fantastiche patatine olandesi appena giunsero dall'altra parte della città, nel quartiere benestante.
Ridevano davvero forte e Noah se ne accorse alzando lo sguardo e vedendo una luce accendersi nella casa di fianco a loro dall'altro lato della strada,
-Shh! Abbassa la voce che qua stanno dormendo tutti.
L'abitante di quella casa purtroppo riconobbe un membro della coppietta e scese le scale in fretta, uscendo di casa.
Eveline e Noah stavano camminando beati quando dovettero girarsi all'improvviso.
-Miller che ci fai qua? Dovresti prepararti per la prossima udienza.
Hank Palmer guardava a braccia conserte la ragazza senza nemmeno dare un'occhiata al ragazzo.
-Non sono cose che ti riguardano!
La ragazza aveva questa brutta abitudine di sentirsi invincibile e strafottente quando stava in compagnia, quando sapeva di non essere vulnerabile. Si faceva grande sapendo di aver qualcuno a cui appoggiarsi, e senza pensarci ripetè l'errore.
Ridendo con sfida prese sottobraccio Noah che non sapeva cosa dire, girandosi per continuare la loro passeggiata.
Eveline non sa ancora che, in compagnia o meno, restava comunque vulnerabile.
Sopratutto quando il destino parlo da sé, esaudendo il desiderio dell'avvocato che odiava essere trattato così.
Il cellulare di Noah squillò.
-Oh cavolo...devo correre in ospedale!
Disse leggendo il messaggio d'urgenza.
Capendo di non avere via di scampo prima di vederlo correre via lo tirò per il colletto della giacca, baciandolo velocemente finché non lo sentì ricambiare dopo lo sgomento. Quando schizzò via più veloce della luce sentì i passi dell'uomo dietro di lei muoversi, così voltandosi lo vide sghignazzare alla grande.
-Ti hanno insegnato poche cose da piccola Miller.
Eccome se lo sapeva.
Deglutì vedendolo avvicinarsi come un t-rex quando vede carne fresca, sovrastandola come un grattacielo.
-Adesso non fai più l'arrogante, uh?
Inarcò le sopracciglia, deridendola mentre portava in avanti le labbra come per dare un bacetto ai bambini.
Lei immobile, imbarazzata e umiliata.
-Ti aiuto io ad affrontare la prossima udienza, vuoi?
Le porse la mano, ma Eveline aveva un bruttissimo presentimento se l'avesse presa, eppure dallo sguardo di Hank non trapelava nulla di cattivo tranne il cinismo e sadico divertimento nel prenderla in giro.
Scosse la testa facendo un passo indietro.
-No? Va bene.
Quella stessa mano finì sul lato sinistro del fragile collo, il pollice che tolse una ciocca di capelli neri dalla guancia. Eve bloccò il respiro rigida come mai prima d'ora, ghiacciata completamente mentre la paura correva dentro di lei.
-Ricorda di fare la brava bambina, Miller.
Disse digrignando un po' i denti alla pronuncia del cognome.
La lasciò così, tornando in casa.
Quella notte non fu un fiasco totale, soltanto una notte pazza.





*ho sonno. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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