Eveline Miller è una ragazza che adora studiare legge e sta per diventare un avvocato.
Quando passa l'esame, il suo primo vero caso le si presenta subito davanti, senza lasciarla respirare.
Minacce, sputi, urla, saranno le cose a cui andrà incontro...
-Dichiariamo l'imputato....colpevole! In quel piccolo tribunale appartenente ad una città dispersa, tra gli avvocati due si alzarono contenendo a stento la gioia del aver appena vinto la primissima causa dopo i temutissimi esami alla scuola di legge. Erano giovani, freschi di studi, ma con un talento emergente. Strinsero la mano alla loro cliente felici di aver difeso una donna da un uomo infimo e codardo, spedendolo dritto ai domiciliari. Per gioco pulito si congratularono anche con la squadra avversaria, ma appena usciti dal tribunale stavano facendo a due a due gli scalini per il giubilo. -E la prima è andata! Esordì la ragazza dai capelli di un nero confuso col castano, le pupille degli occhi contornate da un cerchio di fuoco ambrato che rispondeva alle carezze della luce. Il viso candido e pulito, innocente, ma dove si nasconde tutta la caparbietà e parlantina di un vero avvocato. Quel caso era molto semplice, eppure saltellavano ancora. -Eveline Miller d'ora in poi sarà tutto in discesa. Rispose il suo collega nonché migliore amico: Olivier Dubois. Come avete capito un cittadino francese fino al midollo, ciuffo all'indietro color castagna e degli occhi come il terriccio d'autunno nei boschi. Entrambi giovani, entrambi bassi di statura, entrambi fuori dagli schemi, tutto ciò che erano a causa del loro stare uniti. In scambi perfetti quando uno va verso il testimone ad attaccare, l'altro prepara lo scudo per difendersi dagli avversari e viceversa. Un semplice schema basato sulla convinzione che anni di studio servano a qualcosa. Olivier si sbottonò la giacca grigia una volta saliti in auto, allentando la cravatta nera e mettendo in moto. L'unico loro pensiero fisso consisteva in una tazza di tè verde fumante, coperte e dormire fino al giorno successivo. Si diedero il cinque poi pugno contro pugno come tradizione mentre Eveline già pensava a cosa preparare per cena dato che in cucina si incrociavano come in tribunale. -Oggi voglio cucinare il mio solito sushi e... -Io penserò alle crêpes al cioccolato! Terminò il francese al posto suo facendola sorridere. Misero musica a palla per tutto il viaggio senza badare ai clacson dietro di loro quando andavano troppo lenti, per una volta volevano godersi e immortalare il loro primo caso e la prima vittoria. Pensarono ai professori e al loro orgoglio vedendoli adesso. -Faremo un mucchio di soldi Eve, credimi. Un difetto del baldo Olivier Dubois erano sempre stati i soldi, ma non era così preoccupante alla fine se ci pensiamo. Nonostante a volte dialogavano in francese, le strade che macinavano giacevano sul suo prettamente americano nello stato dell'Indiana. Attraversarono un sacco di campi fino a giungere nella loro città: Carlinville. Un tempo vivevano nel vicinissimo Illinois che abbandonarono per necessità conoscendo uno dei tribunali più belli e seri giacere proprio in quella città. Soltanto che quella grande cattedrale bianca corrispondeva a ciò che i ragazzi chiamavano "livello supremo", dove vinci un'accusa di omicidio con un battito di ciglia. Vivevano lì per spronarsi ad entrare in quel posto un giorno, pieni di esperienze. -Guarda quanto è bella. Al solito fermarono la macchina proprio davanti al tribunale, sognando ad occhi spalancati. Si sporsero dai finestrini vedendo la giuria, il giudice e gli avvocati correre dentro con sicurezza impeccabile anche se alcuni si fermarono sul prato per vomitare. Per Eveline e Olivier erano come degli eroi, idoli che ammiravano. A volte restavano un'intera giornata fuori a vedere se ci fosse qualche pezzo grosso ad entrare e uscire...a volte lo vedevano. -Andiamo che è meglio. Disse il ragazzo con voce roca dal pianto commosso, mettendo di nuovo in moto fino ad arrivare nella loro casa che dividevano come coinquilini leggermente in periferia. Da fuori poteva ingannare il classico aspetto americano, ma dentro si entrava nel mondo intero dello stile provenzale. A partire dalla sala collegata alla cucina:
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