Hard

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Eveline Miller all'inizio non sentì nemmeno le sue labbra talmente era inaspettato quel gesto, ma quando Hank aprì gli occhi vedendola paralizzata mise una mano dietro il suo collo spalancando la bocca quasi volesse mangiarle la faccia, invece affondò i denti nelle sue labbra per mordicchiarle in modo tale da non farla staccare così facilmente.
Rimasero così per minuti interi, Henry avanzava con le mosse sperando ricambiasse, e quando stava per baciarla in modo serio, Eve gli diede un forte spintone tanto da fargli sbattere la testa contro la testiera del letto.
Dolorante se la tastò guardandola con cipiglio stranito ma anche arrabbiato.
-Che diavolo ti prende?!
Eveline aveva cuore e respiro scattati da zero a cento in una frazione di secondo, i brividi, la bocca impastata tant'è che non riusciva a parlare, il sapore di dopobarba che le aveva lasciato addosso, ma gli occhi inesorabilmente incatenati a quelli di Henry.
-Cristo che figura...
Sussurrò lui abbandonando la testa sul cuscino fissando il soffitto.
-No, non andartene.
L'afferrò per i pantaloni vedendola sgattaiolare via, rischiando di farla scivolare da quanto tirava. Alla fine la fece sedere davanti a lui mentre leggero le accarezzava la schiena.
-Levati.
Disse brusca togliendo quelle mani che non riuscivano a stare ferme in sua presenza.
Eveline sussultò sentendo la fronte di Hank, che stava seduto dietro di lei, posarsi sulla sua schiena, appena prima dell'inizio del collo, solleticandola con il ciuffo.
Chinò il capo con le ciocche color pece che le ricadevano sul volto, nascondendo in parte le lacrime.
Noah Lewis continuava ad apparirle in mente, al fatto che se fosse andata con Olivier ora lui non sarebbe in coma per colpa delle botte quasi mortali che aveva subito per evitare una rissa seria. Ora il suo ragazzo non poteva far nulla, e la colpa era solo sua. Non sopportava l'idea di aver toccato le labbra di un altro maschio, anche se non volontariamente, sentiva di averlo tradito in un certo senso. Dimenandosi riuscì a raggiungere la porta.
-È...è che sei troppo bella Eveline, io vorrei...ah, lascia perdere.
Hank rassegnato posò la mano sul ginocchio guardando per terra mentre lei se ne andava.
La ragazza non riuscì a calmarsi sentendo oggetti che impattavano violentemente con il terreno nella stanza dell'avvocato appena si chiuse nella sua. Strisciò verso l'angolo più recondito, tappandosi le orecchie per non sentire quel casino che stava facendo. Rimasero così per tutta la giornata: divisi.
Di certo non il modo migliore per preparasi all'imminente udienza.
Il giorno seguente Eveline controvoglia, dopo essersi addormentata per terra svegliandosi magicamente sotto le coperte, indossò il solito outfit da avvocatessa dato che altri non ne aveva cambiava solo colore.
Uscendo di casa tutta pronta vide una bambina scorrazzare per il porticato e stranita ancora di più si scostò per farla entrare.
-Lauren! Ciao passerotto bello, mi sei mancata così tanto!
Sentì la voce di Hank da lontano seguita dalle grids di gioia della bimba.
Esternò queste domande ancor prima di entrare in tribunale poiché per colpa dell'ansia riusciva a stento a muoversi. Seguì con lo sguardo una donna atletica che la ignorò entrando superba nella casa, ma questa volta il tono di Henry non era così felice di vederla. Tossì aggiustandosi il colletto della camicia e guardando l'orologio sentendo un coltello nello stomaco vedendo che mancava davvero poco all'inizio.
-Servitevi pure io tornerò presto.
E con questo Palmer uscì finalmente di casa vestito di tutto punto, chinandosi un'ultima volta per stampare un bacio sulla testa di Lauren che scappò di nuovo dentro. Eveline non fece domande tenendo l'aspetto formale e determinato che aveva in tribunale. Con la Jaguar arrivarono in pochi minuti alla cattedrale, entrando appena in tempo.
Eve guardò l'avvocato di Olivier, nulla di strano: un normalissimo uomo.
La ferita del ragazzo si vedeva ancora e rendeva ancora più minaccioso il ghigno che le rivolse.
Entrambi con una denuncia di aggressione e un sacco di testimoni tra chi Samantha come la più importante, cioè quella che verrà sfruttata di più dai due avvocati per vincere. A causa di un caso più importante dopo dovevano per forza rendere corta la cosa, quindi la ragazza andò per prima ad interrogare i testimoni.
Più avanzava verso un cliente abituale del Flying Deer più percepiva come entrare in una fitta nebbia dove vedi come un cieco.
-Ci racconti cos'è accaduto.
Il signore lo raccontò un po' terra terra, Eve riprese quei termini rozzi traducendoli nel linguaggio elegante per far capire che le regole le conosceva. Lo interruppe a metà, puntando proprio nel momento su cui voleva giocare.
-È sicuro di aver visto bene chi ha iniziato la rissa?
Annuì.
-È stato il Signor Palmer, badate bene che comunque il ragazzo era come se avesse il diavolo dentro da come lottava.
Le si strinse lo stomaco ma non lo diede a vedere.
-Quindi, secondo lei, pur avendo iniziato il Signor Palmer non merita questa denuncia?
-Lo conosco molto bene lui, conoscevo suo padre anche, e giuro su mia moglie che quest'uomo se deve alzare le mani lo fa per un motivo preciso.
Questo sciolse l'ansia della ragazza.
-C'è altro?
-Sì avvocato: ho visto i loro due sguardi prima di uscire dal locale e mi creda che uno dei due voleva uccidere senza limitarsi alle botte.
Questo interessò tutti, portando troppo presto Eveline sulla cima della vittoria.
-Chi di preciso?
-Lui.
Indicò Olivier Dubois che non si scompose.
-Non ho altre domande vostro onore.
Disse sorridendo mentre tornava al posto.
Hank era come paralizzato, non le parlò nemmeno.
Poi, quando l'avvocato del francese le passò accanto dopo aver finito un interrogatorio mostruoso da quanto era stato bravo, si scambiarono un'occhiata:

Poi, quando l'avvocato del francese le passò accanto dopo aver finito un interrogatorio mostruoso da quanto era stato bravo, si scambiarono un'occhiata:

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Era una lotta alla pari, più o meno.
Eveline annaspava per mettersi sullo stesso livello del nemico, ma mai riusciva a raggiungere quella sottile trama che tesseva ad ogni parola per catturare l'ovvio e usarlo come arma.
Hank non lo guardò nemmeno, deglutendo allentando la cravatta.
L'udienza terminò poco dopo con l'auspicio di finire presto, ma la vera giustizia si consuma in città non lì dentro.
Tornarono a casa completamente silenziosi, quasi si dimenticò di presentarla a sua ex moglie Lisa e la figlia Lauren. La donna la guardò scettica, restando impassibile alle frecciatine che Hank le tirava.
Cenarono insieme assieme ai fratelli di Hank, l'unica silenziosa era la protagonista.
-Dove abiti?
Chiese Lauren innocente mentre gli altri parlavano di cose da adulti.
-Da nessuna parte mocciosa.
Rispose antipatica odiando i bambini, tranne quelli silenziosi.
Ancora più acida andò avanti nel risponderle pur di farla smettere, così alla fine la spaventò con una storiella inventata è abbastanza inadatta alla piccina, sorridendole falsa per poi scappare in camera.
Non sopportava questo improvviso trasferimento, voleva stare sola con Hank anche senza vedersi spesso, con la sicurezza però che lui c'era.
Dato che l'avvocato si rifiutava di dormire con Lisa, alla fine dopo un litigio Eveline seguì la discussione sacrificandosi per dormire nello stesso letto di Hank facendo tacere tutti.
La donna la fulminò ed Eveline rispose con una smorfia antipatica, prendendo le sue cose quasi tutte in valigia e portandole nell'altra camera.
Preparò un sacco a pelo, mettendosi in pigiama per dormire ai piedi del letto.
-Miller che ci fai lì?
Chiese Hank entrando nella stanza.

-Sarà difficile convivere, Palmer, quindi o dormi tu qua o ci dormo io

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-Sarà difficile convivere, Palmer, quindi o dormi tu qua o ci dormo io.






*acidina. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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