Your past

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-Te lo chiedo soltanto una volta Miller: che cosa ti sta succedendo?
Disse Hank minaccioso posando le mani sullo schienale del divano, chinandosi su Eveline che lo guardava col respiro affannoso. Non poteva farle del male, almeno lei puntava tutto sulla fiducia.
-Non ti lascio andare finché non me lo dici.
Più stava in silenzio e più l'avvocato si avvicinava, arrivando a sedersi praticamente sulle sue gambe schiacciandola con il proprio peso, pressandola col petto sullo schienale. Se la gentilezza non funziona si passa alle maniere forti. Eve poteva ancora sentire l'eccitazione premerle sul bacino, ma dallo sguardo di Hank pareva disinteressato al desiderio sessuale. Stava fermo a scrutarla dall'alto, aumentando sempre di più la pressione fino a limitarle l'espansione della cassa toracica e quindi permettere ai polmoni di respirare bene.
-Eveline ho già fatto del male per ottenere informazioni, con te non farò un'eccezione sia chiaro. Quindi o parli o diventerò cattivo, intesi?
Deglutì, annuendo, ma comunque priva di energie per riaprire una ferita mai chiusa del suo passato.
Henry iniziò a toccarle le braccia, lentamente, come un serpente che prima striscia per valutare l'agguato e come colpire la preda. Spalancò di poco gli occhi, terrorizzandola con quello sguardo così vicino.
Eve nascose la testa nel suo petto pur di non guardarlo più, ma lui la tirò per i capelli inarcandole la testa mentre sudava e ringhiava ferocemente.
-Rispondimi.
Disse con le parole strette tra i denti digrignati.
-Non farmi fare di peggio.
L'avvertì, premendole la testa sullo schienale mentre caricava un pugno con tutta la forza che possedeva. La ragazza chiuse gli occhi aspettandosi il colpo, invece esso colpì il divano ad un soffio da lei. Continuò a spaventarla tirando schiaffi e pugni ovunque tranne che sul suo corpo, facendola sussultare e chiude a riccio sotto le sue gambe.
Stanco posò le braccia sul bordo dello schienale, asciugandosi il sudore e alzandosi dal divano.
La lasciò con la speranza che la lasciasse in pace, invece dopo un paio di minuti ecco che la fece saltare in aria con l'ennesimo pugno sul morbido tessuto.
-Avanti.
La pregò chissà quante volte pur mantenendo il tono cupo, fino a farlo arrendere anche quando sentì la tentazione di farle davvero del male, ma sapeva che non voleva farlo davvero. Quando stava per alzarsi e andarsene, sentì qualcosa tirargli i pantaloni e vide Eve che lo chiamava come una bimba indifesa. Si sedette per terra davanti a lei, prendendole le mani scosse dai brividi. Non era un mostro: nemmeno ad Henry piaceva minacciarla.
-In passato, quando vivevo in Francia con la mia famiglia, conobbi un ragazzino della mia età che abitava a Bordeaux come me. Frequentammo dalle elementari sino alla scuola di legge, insieme. Ho così tanti bei ricordi, ma ricordo che mio padre era molto potente a quei tempi e, per qualche motivo, lui era in una guerra legislativa contro il padre di quel ragazzo. In tribunale volevano vincere ad ogni costo, e mio padre agì da vigliacco quando avvelenò il bicchiere del suo avversario, uccidendolo. La moglie mandò qualcuno, non so chi, a farla pagare a mio padre, ma lui quel giorno non c'era così...
La guardò stranito, incredulo.

Infilzò le unghie dentro la carne di Hank, facendogli sanguinare le mani talmente stava provando dolore ma questo a lui non importava

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Infilzò le unghie dentro la carne di Hank, facendogli sanguinare le mani talmente stava provando dolore ma questo a lui non importava.
-Ricordo solo che per colpa di un'ingiustizia quel qualcuno uccise mia madre in una colluttazione....io stavo guardando tutto dalla porta socchiusa di camera mia. Soffocata con una sciarpa. Da quel momento decisi di vivere per la giustizia, per le leggi. Ebbi il coraggio di dirlo al mio amico pochi anni fa e da quel momento nutre un profondo odio verso di me, costringendomi a stare con lui e dipendere economicamente da lui. In questa città siamo arrivati pochi mesi dopo dato che mio padre era americano.
Quando lei stessa si aspettò di scoppiare a piangere, restò ferma e immobile senza versare una lacrima. Immersa è affogata nei terribili ricordi. Fissava un punto indecifrato della casa, come se da essa potesse trarne ogni memoria.
-Non è riuscito a superare Olivier?
Chiese con dolcezza e leggiadria Henry, le unghie di Eve ancora infilzate nei palmi.
-Vedi...ho aiutato mio padre a preparare quel veleno, sapendo cosa stava per farci, ma anch'io odiavo il Signor Dubois quindi...
All'improvviso mollò la presa, spegnendosi, rimanendo come morta sul posto ed istantaneamente ma con la mente che lavorava furiosamente. Hank nei suoi occhi ambrati vide il riflesso di una sorta di cinepresa che proiettava quei terribili ricordi e la ragazza stava indifesa, senza poter far nulla per non guardare.
-Mi addossa sempre la mia colpa quando cerco di scappare, facendomi tornare alla mente queste cose che per mia promessa di riscattarlo mi costringevano a restare con lui. Odia ogni cosa che faccio, per questo può sembrare esagerato o anche pazzo. Adesso credo abbia cambiato gioco lasciandomi libera ma ferendomi ancora di più.
L'avvocato bloccò la parlantina abbracciandola con le mani ancora sanguinanti, soffocando il suo dolore nel suo petto sentendo tutto ciò che aveva passato entrargli nel cuore mozzando il respiro per qualche secondo. Ora sapeva anche lui ogni cosa.
-Vieni con me.
La prese in braccio, portandola in bagno.
La spogliò senza guardarla e senza malizia, portandola nella vasca che aveva riempito con acqua calda e profumata. Come un prezioso diamante la immerse, spogliandosi ed entrando nella vasca sedendosi dietro di lei. Con le gambe lunghe la circondò, come delle sorta di mura. Prese una spugna, imbevendola e poi passandola dolce sulla sua schiena, spostandole i capelli. Eve aveva le mani strette al petto, tremava a scatti, cercando di ricavare piacere da quelle carezze anche quando le massaggiò la testa per lo shampoo, ma nulla. Ogni volta che i nervi si allentavano subito il volto di sua madre morta tornava, facendola sussultare violentemente. Henry si abituò a questi suoi scatti mentre la puliva, quasi pianse.
-Shhhhh
Le sussurrò coprendole gli occhi per non darle fastidio quando passò il doccino sulla nuca.
-Eve posso solo dirti che puoi scegliere se scappare o imparare qualcosa.
Si sporse posando un bacio sulla spalla e poi sulla tempia, il dolce sapone spalmato sulle mani che profumava ogni centimetro di corpo. Restò con il mento sull'incavo del collo per vedere dove pulirla.
-Che ti piaccia o meno, è il tuo passato.





*quanta cutezza. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

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