Speak

570 33 9
                                    

Eveline Miller aprì gli occhi di scatto credendo fosse tardissimo, invece erano appena le sei e mezza del mattino. Pigramente portò una mano sul viso muovendosi sotto le calde coperte mentre il clima di halloween si faceva sempre più vicino. Sbuffando si mise a pancia in giù cercando di dormire, ma più chiudeva gli occhi e più vedeva Noah disteso a terra con il sangue che colava dalla bocca e gli occhi spaccanti incoscienti.
Saltò a sedere respirando affannosamente, alzandosi controvoglia rabbrividendo per il freddo che l'accolse fuori dalle coperte dovendo abituarsi alla temperatura. Dalla valigia tirò fuori una vestaglia giusto per proteggerla ancora un po' e poi, lentamente, uscì dalla sua camera vedendo il corridoio deserto con le prime luci dell'alba che filtravano dalle finestre. Scese le scale in punta di piedi preparandosi un caffè che sbadatamente rovesciò sul pavimento essendo ancora assonnata. Pulì e poi tornò su, fermandosi davanti alla porta della camera di Henry da cui proveniva un continuo russare che pareva il ringhio di un orso. A fatica trattenne la risata spingendo leggermente la porta che magicamente era aperta così diede una sbirciatina dentro vedendo Hank Palmer con mezza coperta addosso, un braccio e una gamba fuori dal letto e indosso soltanto i pantaloni del pigiama. Teneva una mano esattamente ferma sul cuore, ronfando tranquillamente. Per vendetta o divertimento puro prese una bottiglietta d'acqua e la rovesciò sulla sua faccia svegliandolo di colpo mentre rideva con la mano sulla bocca. Si tolse il bagnato dal ciuffo sfatto guardando truce Eveline che stava per scappare, ma fu costretta ad aggrapparsi al braccio dell'avvocato che le aveva fatto uno sgambetto.
Palmer approfittò alzandola soltanto con la forza del braccio come se ci fosse un passerotto aggrappato con gli artigli per non cadere. Alzò l'arto senza problemi finché la ragazza lo superò di altezza mentre sgambettava con i piedi lontani da terra.
-Miller ti stai divertendo?
La voce era forse la più rauca che avesse sentito, faceva tremare le caverne, la sentì rimbombare nello stomaco talmente era profonda.
-Certo.
Rispose senza problemi.
La presa sul suo braccio iniziava a scivolare.
-Allora oggi la colazione la prepari tu per punizione.
La lasciò cadere col sedere per terra quando mollò la presa, ridacchiando e colpendola apposta con il tallone mentre andava giù in sala da pranzo. Eveline lo raggiunse dolorante venendo rapita dalla divina vista dei dei divini addominali che si muovevano in perfetta sincronia quando camminava o semplicemente si girava. Ad ogni respiro venivano delineati i contorni, i pettorali rialzati e larghi più della protagonista stessa. Le spalle ben formate, muscolose. La schiena con i muscoli in azione durante l'esercizio motorio con un aspetto possente. La parte migliore erano i bicipiti splendidi e così gonfi da far paura, poi il fondoschiena sodo che era meglio delle attrici hollywoodiane.
Inciampò con lo sguardo quando vide qualcosa di sporgente da sotto i pantaloni del pigiama.
-Tesoro è soltanto mattina, ma se hai fame...
Disse accorgendosi della sua ispezione indicando il basso ventre con un sorrisetto malizioso.
Tutto d'un fiato mandò giù il quotidiano caffè altrimenti avrebbe ucciso Eveline a mani nude da un momento all'altro senza caffeina.
-Ragazzina vestiti che andiamo al Flying Deer per prendere la colazione dai, oggi sono buono.
Distraendola con la sua calda voce era già vestito con il colletto della giacca di pelle tirato.
-Ti do cinque minuti!
Le urlò uscendo nel porticato.
Eveline Miller scelse un maglione fatto a mano a righe grigie e bianche, dei jeans semplici strappati, stivaletti beige, scalda-collo color panna e un maglioncino leggero assieme ad un orologio e un paio d'occhiali più per bellezza che per utilità. Raggiunse Henry che stava cronometrando il tempo senza dire nulla sul fatto della sua puntualità.
-Non hai freddo?
Eve alzò le spalle infilando le mani in tasca.
Durante la lunga camminata prese delle sigarette iniziando a fumare, ma come mise la prima in bocca, la mano venosa di Palmer gliela strappò riducendola a brandelli.
-Ma che fai!
Esclamò sbalordita.
-Prima di mangiare non fumi, chiaro?
Il tono e l'espressione erano di sicuro quelli di un padre che rimprovera la figlia, solo che lui nel riflesso delle iridi vedeva qualcosa di più. Al locale Sam accolse entrambi a braccia aperte pur sempre rimproverando l'avvocato.
Ordinarono da mangiare e Eveline cadde nel disagio più brutale quando, mentre mangiava i pancake, Hank non era più di fronte a lei a mangiare ma bensì stava portando Samantha nel retro tirandola per il colletto del grembiule mentre si baciavano selvaggiamente. Finì in fretta la colazione per tapparsi le orecchie sentendo grida forti di piacere e oggetti che cadevano. Posò la fronte sul tavolo freddo, le mani premute sulle orecchie, gli occhi chiusi a forza e un flusso di flashback ricorrenti sempre nella sua mente. Questa volta la sua mente si spinse ben oltre Noah: rivide la Francia, lei è Olivier da piccoli, sua madre. Come delle ombre che volevano uscirle dal petto con ennesime sofferenza le ricacciò dentro sapendo che così il dolore non se ne sarebbe mai andato via, ma quelle ombre dovevano restare incatenate.
Quando i due uscirono Henry aveva la camicia fuori dai pantaloni e si stava ancora succhiando le dita.
Sam mezza svenuta barcollò su nella sua casa sopra il bar, lasciandoli soli.
-Com'è stata la scuola?
Chiese a caso lui giusto per farla parlare.
-Bella.
Rispose atona cercando di essere invasa dal calore che la tazza di latte emanava avvolgendola con le mani.
-Continua.
Annoiata obbedì.
-Era come stare in un collegio degli anni sessanta diciamo. Erano molto rigidi, ma ricordo che gli ultimi giorni prima dell'ultimo esame giocavano un sacco con la sorvegliante: una volta a nascondino, poi l'abbiamo chiusa nell'armadio, poi a colpi di cuscini e io ero amica con tutti. Ho pianto un sacco l'ultimo giorno e non mi scorderò mai di loro.
Raccontò come se fosse rimasta ancora lì, nel collegio, ad occhi lucidi per i bei ricordi.
-Secchiona.
La prese in giro dandole una sonora pacca sulla spalla da appiccicarla sul bancone prima di prendere le ciambelle e i pancake restanti in un sacchetto da portare poi alla famiglia di Palmer. Durante il tragitto parlarono ancora di più, Eveline racconto delle sue bravate senza mai sfiorare l'argomento Olivier o Francia.
Era successo qualcosa di molto brutto lì.
Ed Hank l'ascoltava davvero!
Tornati a casa tutti dormivano ancora così i due rimisero i pigiami guardando un film nel letto dell'uomo che azzardava avance alla ragazzina accarezzandola più spinto.
-Non fare quella faccina Miller.
Si lamentò con tono dolce dato che lo inteneriva quando arcuava le labbra in un modo delizioso.
-Altrimenti?
Anche se non sembra è troppo presto per cantar vittoria, parlo ad alcuni di voi, quando Henry sorrise beffardo scagliandosi sulla bocca di Eveline.
Tutto ciò per far finta che domani non ci sia nessuna prima udienza del caso più unico che raro della carriera della protagonista.




*state calme, bone tatte bone. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.

*Qua da Shinimal è tutto Al prossimo capitolo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.




Ah ecco l'outfit di oggi della Miller:

Ah ecco l'outfit di oggi della Miller:

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
The Lawyer  |•|Hank Palmer|•|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora