JUICY SHOCK BAR

75 10 3
                                    

Spengo l'auto, scendo, e prego con tutta me stessa di ritrovarla lì al mio ritorno.
Questo posto è davvero inquietante e pieno di occhi truci.
Ogni singola persona riversa il suo sguardo diffidente su di me.
Uomini accasciati a terra tra bottiglie di alcol e sigarette.
Gruppi di ragazzini per nulla smarriti, anzi, intenti a valutare l'attimo ideale per commettere qualche bravata.
Ragazze, e donne di mezza età, poco vestite e molto vistose, in attesa di qualche uomo da accalappiare per poter sopravvivere.
Ma soprattutto, spiriti rossi ovunque.
Cammino sull'asfalto nero, illuminato dalle luci notturne riflesse sulle pozzanghere d'acqua.
Ho detto cammino? Forse dovrei dire, corro.
Percorro con lo sguardo tutta la fiancata di edifici fatiscenti, evitando di intercettare gli sguardi dei vecchi porci ubriaconi che fischiano maliziosi e delle entità che mi passano affianco, alcune facendomi raggelare il sangue.
Andiamo Shiva! Dev'essere qui!
Tiro fuori dalla tasca del giubbotto il taccuino dove ho trascritto tutte le informazioni necessarie a trovare questa persona e volto pagina, cercando di decifrare la mappa tremolante che Wanda ha disegnato.
Non ci capisco nulla!
Sarebbe stato più comodo averla qui, ma allo stesso tempo sarebbe stato svantaggioso.
Se gli altri l'avessero vista al mio fianco, la copertura che costruisco da anni sarebbe saltata.
«Serve una mano?» domanda d'improvviso una ragazza a pochi metri da me, facendomi sobbalzare.
Alta, snella, e dai lineamenti davvero aggraziati. Sembrerebbe poco più grande di Wanda.
Forse diciotto, diciannove anni?
Veste con una semplice gonna e un top che lasciano in mostra buona parte del suo corpo.
Solo vederla, mi fa tremare dal freddo.
Decido di ignorarla, non so che intenzioni abbia.
Ecco, lo sto facendo di nuovo. Sto giudicando male una persona nonostante non sappia nulla di lei.
Oh andiamo! Che cosa mai potrebbe succedermi? Devo solo chiedere indicazioni, no?
«Scusami, avrei bisogno di alcune indicazioni».
La ragazza sgrana gli occhi sorpresa, per poi illuminare il volto con un sorriso radioso.
È davvero carina, è un peccato che si sia ridotta a questo.
«Ma certo! Chiedi pure! Si vede che non sei della zona» ridacchia venendomi contro. 
«Io sono Charity, o meglio... Questo è il mio alterego. Mi chiamo Lain, conosco quest'area come le mie tasche per cui spero di poterti aiutare».
A parlare è davvero la ragazzina che ho di fronte?
Il suo modo dolce e solare, non sembra quasi appartenere al suo aspetto provocatorio e adulto.
Sorrido a mia volta, o almeno ci provo.
«Ecco... Io sto cercando un posto chiamato "Juicy shock bar", potresti indicarmi la strada?» «Oh si! Lo conosco. Tutti lo conoscono qui! È davvero un bel posto!» sì certo... Come no.
Non oso nemmeno immaginare che genere di locale possa essere per avere questa clientela.
«Ti ci porto subito, è proprio dietro l'angolo!».
È così esaltata da farmi in qualche modo tranquillizzare.
La seguo passo a passo, mentre gli sguardi di tutti ricadono su di noi.
Alcuni fischiano perversi, altri si complimentano con "Charity" per la cliente particolare (io), mentre lei li manda graziosamente a cagare, e altri ancora ci invitano a fare strane cose di gruppo...
Dio, che squallore.
Camminiamo per un altro paio di minuti, e la gente sulle strade, man mano si riduce a zero.
È davvero strano.
Inizio ad avere qualche timore.
Non vorrei mai che fosse uno di quegli agguati che si vedono nei film, dove una ragazza ti distrae e ti conduce docilmente ad un vicolo cieco dove poi vieni aggredita.
Okay Shiva, calma. Hai lo spray al peperoncino in borsa, poi contrastarli.
Oooh andiamo! Ma chi prendo in giro?!
Non ho alcuna possibilità contro dei lupi famelici.
«Eccoci arrivati!» annuncia allegra, ma di fronte a noi c'è solo un ampio vicolo cieco, creato da due grossi edifici fatiscenti e un alto muro ricco di graffiti.
Ottimo. Agguato in quanto?
3...2...
«Su vieni. Che aspetti?».
Afferra la mia mano con naturalezza e mi conduce verso la colorata parete.
Le sue dita sembrano punte di ghiaccio. Mi chiedo come riesca a sopravvivere a questo freddo vestita a quel modo.
Bussa con forza contro una porta in legno che non avevo notato.
È così colorata, da mimetizzarsi perfettamente ai grafiti della parete.
Ad aprirci è un omaccione di circa due metri, dalla testa calva e lo sguardo severo.
«Lain! Ciao. Stacchi prima oggi?».
Sta sorridendo così tanto che sembra un bambino.
A vederlo così, mi ricorda un gigante buono.
«Ehi Bob!... - pfft, davvero? Bob!? Il nome  gli si addice!- ...No, sto accompagnando un'amica».
«Uhm. Non ti ho mai vista qui in giro.
Ad ogni modo, finché non crei problemi, non mi importa».
Wow, la gentilezza che aveva con lei è andata a farsi benedire con me.
«Bene. Devo tornare a lavoro. È stato un piacere... » si blocca, in attesa del mio nome.
Che faccio? Uso anche io un alterego?
È anche vero che lei mi ha detto pure il suo vero nome... Ma sarà davvero così?
Ahh! Al diavolo!
«Shiva» «Che nome singolare. Mi piace!
Ti auguro il meglio, e se hai bisogno di qualcos'altro questo è il mio numero» prende un bigliettino di carta squalcito dal reggiseno e me lo da.
Credo siano dei "bigliettini da visita" un po' più grezzi.
«Ah e... Bob ti riaccompagnerá alla strada principale quando avrai finito-» «Cosa!? Non sono un bodyguard» «Ma sei un perfetto cavaliere, e non lasceresti mai la mia amica Shiva sola in mezzo a tutti questi squilibrati, no?» continua Lain alzandosi in punta di piedi per potergli baciare una guancia.
Meno male che almeno si rendono conto della cosa anche loro.
Bob si zittisce, ma solo per quello che sembra essere dell'imbarazzo.
Annuisce docile, mentre il volto gli diventa cremisi.
Uuuuh ora capisco tutto.
Qui qualcuno è cotto, eh?
Che tenero.
«Spero di poterti rivedere presto, Shiva».
Sorride amabilmente e leggiadra gira letteralmente i tacchi per tornare da dove siam venute.
«Aspetta! ... Tieni».
Levo il pesante giubbotto che porto addosso e glielo poso alle spalle.
Non riesco proprio a vederla allontanarsi così infreddolita.
È stupita. Non sa come reagire.
«G-grazie ma non posso accettare» «Oh, non essere sciocca. Stai gelando, lo so anche se non lo dai a vedere. Le tue dita sono grigie e so che il viola delle tue labbra non è rossetto.
E poi, ti sta davvero bene secondo me, non trovi anche tu Bob?».
«S-si! Ti sta bene».
Una lacrima le scende in volto, rigandole il viso.
Mi sento bene, so che è egoistico. Ma mi fa stare bene vederla così serena.
«Non fare così o ti colerà il trucco» ridacchio per non lasciar trapelare l'irrefrenabile desiderio che ho di piangere a mia volta.
«Ancora grazie. Sei il mio angelo venuto dal cielo. Grazie Shiva».
Ricevo un abbraccio che non mi sarei aspettata, ma è con estremo piacere che lo ricambio.
È solo una ragazzina.
Meriterebbe di meglio.

ShiverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora