INCOMPRENSIONI

57 10 0
                                    

Lo seguo fino ad arrivare al bancone del bar.
Lui vi sta dietro, servendo come se non esistessi, tutti quelli intorno a me.
«Ehi! Smettila di ignorarmi!».
Non sposta nemmeno per sbaglio i suoi occhi sui miei.
Andiamo! Ha intenzione di evitarmi per tutta la serata?
Quando chiude questo posto?!
Si sbaglia se pensa che me la darò per vinta.
«Scusa! Vorrei ordinare da bere!» invento, sperando almeno di attirare la sua attenzione.
Ad avvicinarsi a me è la bionda ossigenata di prima.
Mi accorgo solo ora che anche lei sta dietro il bancone.
Non avrei mai detto lavorasse qui.
«Puoi chiedere a me se vuoi... Cosa ti porto?» borbotta acida, il giusto per farsi sentire oltre la musica.
Preferirei evitare di chiedere un drink a lei, da come mi guarda, capisco che potrebbe benissimo avvelenarlo.
«Allora? Ho altri clienti ad aspettare!».
Dietro di lei osservo l'interesse della mia visita spostarsi.
«Fa nulla. Non ho più sente!»
«Stronza» sentenzia prima di allontanarsi verso altri assetati.
Che acidità! Ma che le avrò mai fatto!?
Forse pensa che voglia rubarle l'uomo, ma di questo demente non mi frega nulla.
Merda! Dov'è ora!?
Cerco con lo sguardo ovunque, e lo trovo quasi per miracolo nell'incredibile penombra che aleggia in questo posto nonostante le luci psichedeliche.
Afferra uno straccio, lo batte contro la spalla e con un altro vassoio si dirige ad uno dei "tavoli" vuoi.
Lo seguo con fatica tra la sala gremita di gente e gli strattoni.
Perché sono qui?
Davvero! Che sto facendo!?
Poggia il vassoio sul ripiano in legno grezzo, riempiendolo a poco a poco di boccali, bottiglie e salatini.
Prende lo straccio dalla spalla  per poi pulire tutto.
Finalmente lo raggiungo.
«Senti! Almeno dammi la possibilità di parlarti, no?».
Si ferma da quel che stava facendo.
Corruga la fronte.
Incrocia i miei occhi.
Ho i brividi.
«Quanto ti pagano? Ti do cento bigliettoni, subito, se te ne vai... Altrimenti ti farò pentire di avermi incontrato».
Cosa?! Ma che sta dicendo?
«Non ti capisco! Nessuno mi paga! Io son-!» «Stronzate!».
Batte un pugno sul tavolo costringendomi a tacere per lo spavento.
«So che hanno mandato anche te per... Aiutarmi» dice quest'ultima parola con un disprezzo esagerato, «... Ma pensavo avessero capito ormai di lasciar perdere dopo l'ultimo che hanno mandato. E ora, pensano che solo perché tu sia femmina, io non possa colpirti?».
Che cosa!? Vorrebbe menarmi!?
Ma che... Di che diavolo sta parlando!?
«No, ascolta! Non so a cosa ti riferisci ma io sono qui per un'amica» «Sm...».
Parla con voce così bassa da non permettermi di sentirlo con tutto questo baccano.
«Cosa!?»
«Ho detto, SMETTILA!».
Il suo grido è così profondo ed esasperato che per un attimo alcuni sguardi si portano a noi.
«V-Vincent... Non so di cosa tu stia parlando, ok? Ma perché non ne parliamo con più calma da qualche altra parte?».
Sento che a breve mi uccideranno a furia di fulminarmi con gli occhi.
Sospira, rassegnato.
O forse no.
Sembra sorridere.
«Va bene. Andiamo di là» sussura ad un soffio dalle mie orecchie, facendomi raggelare il sangue.
Non so che abbia in mente, ma mi sono appena condannata a rimanere sola con lui dopo che mi ha praticamente rivelato di aver picchiato un uomo.

ShiverDove le storie prendono vita. Scoprilo ora